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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 89
di Mimmo Carratelli
Leggendo le corrispondenze da Buenos Aires cominciamo a capire qualcosa, Diego, di quello che dici.

C’è un grosso scandalo in Argentina. Tre cognati del presidente sono nei guai e la moglie è stata cacciata dal palazzo presidenziale. Meglio tirare fuori altre storie per distrarre l’attenzione. E’ un vecchio trucco del potere.

Meglio mettere sulle prime pagine dei giornali la tua storia, la tua faccia, il tuo scandalo e la storia di Hector Veira, uno degli allenatori più amati d’Argentina, di cui si rispolvera un vecchio caso di pedofilia, e quella di Josè Steimberg, che è stato il manager di Carlos Monzon, e se ne gonfia un traffico illegale di auto tedesche.

Quello che pensi tu è il sospetto di molti. Le tue vicende devono distrarre il popolo dai grandi scandali del tuo Paese. Il presidente Menem non è più tuo amico. Lo dici chiaramente: “Dopo il Mondiale 1990 ho attaccato la Fifa e i miei guai sono nati allora. Il presidente della Fifa Havelange è amico di Menem. Hanno incasinato la mia vita”.

Forse fantastichi un po’, ma nessuno smentisce. Ti stanno usando ancora una volta e hai deciso di dare battaglia. Sei a terra, il pallone è lontano, le tue delizie sono un ricordo, ma hai un cuore di leone. Nessuno ti schiaccerà completamente. Yo Soy el Diego. Te ne ricordi e glielo farai vedere.

Il calcio può ancora salvarti? C’è un tentativo del Boca di farti tornare a giocare, se ne interessa il vicepresidente Carlos Heller. In quali condizioni sei? Non importa perché qualunque tentativo è buono. Però c’è il problema del contratto che ti lega al Napoli sino al 1993 e Ferlaino lo ha impugnato per inadempienza. Ti ha fatto causa, rivuole il danaro che ti ha anticipato, ci sono in ballo 14 milioni di dollari.

Ti vorrebbe una società di calcetto della California, il San Diego Sockers Club, hai un contatto col dirigente Oscar Ancira junior, ma bisogna sempre fare i conti col Napoli. Fai proporre a Ferlaino la rescissione del contratto negoziando i compensi dell’ultimo anno. Ferlaino può anche perdere la causa, ma attraverso i regolamenti sportivi può tenerti fermo, non farti giocare per un anno ancora.

Vai al “Trumps”, il night di Baires dove desti l’addio al celibato, e una cosa non ci piace. Ti rivedono in compagnia di Guillermo Coppola. Ti ha salvato dal disastro economico a Napoli, hai sempre detto. Rimise in ordine i tuoi conti dissestati dalle spese folli, dagli aiuti generosi a familiari e amici, dagli investimenti sbagliati, dalla faraonica organizzazione della “Maradona Production”, dai contratti pubblicitari che ti fruttavano solo poche rate dei compensi. Ma Guillermo non ci piace. E’ una sensazione a pelle, Diego. Non ci piace proprio. E ci viene in mente un’associazione immediata: Coppola e la droga. Ed ora, Dieguito, tu sei più fragile di sempre.

Scrivi una lettera a Fidel Castro: vorresti andare a Cuba per due mesi a insegnare calcio. Gianni Versace ti offre la rappresentanza esclusiva dei suoi prodotti in Argentina, ma non ti interessa. Ci chiediamo se ci stai con la testa, se puoi decidere liberamente. Intanto ogni programma all’estero è bloccato dal passaporto che ti è stato sequestrato. Era proprio meglio se fossi rimasto a Napoli, come ha detto Claudia.

E’ facile indovinare che pensi a una sola cosa, a una sola possibilità di riscatto: tornare in campo. E’ là la tua forza se hai ancora la forza di farlo e di liberarti dai vincoli che ti tengono prigioniero, sospeso in una esistenza senza senso sotto l’agguato di una rovina immanente.

Un’argentina che scrive in francese, Alicia Dujovne Ortiz, pubblica a Parigi un libro su di te, “Maradona c’est moi”. Alicia si è trasferita in Francia con la madre dal tempo dei generali in Argentina. Non ti ha visto mai giocare, sa di te quello che ha letto sui giornali e i racconti raccolti a Napoli dopo che tu eri già andato via. E’ una voce amica. Nel libro ti chiama “Pollicino dai capelli crespi come un grappolo d’uva nera”, ti immagina innalzare la coppa di una vittoria “come il Santo Graal”, racconta di te come un eroe che ha conosciuto gloria, fortuna, sventura e il triste esilio dai giardini dei dribbling. E poi dice che ci sono tre favole da raccontare in Argentina: Gardel, Evita e Maradona.

Anch’io vorrei scrivere un libro. Penso a te, Dieguito, come a un eroe tragico, amato e tragico, un Achille argentino, invincibile ma fatalmente vulnerabile, protagonista di una storia con i vizi, le virtù, le glorie e i peccati del mondo d’oggi, stralunato e illusorio, col gioco più bello del mondo a fare da sfondo e un giocoliere allegro che non ha uguali, e mai ne avrà, che mi viene incontro con quel sorriso da scugnizzo che abbiamo visto a Napoli.

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26/4/2005
  
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