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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 44
di Mimmo Carratelli
E’ incredibile, Diego, o forse è molto naturale, come le vittorie non fanno pensare a niente, l’euforia cancella ogni cosa e la felicità è a portata di mano, mentre dopo le sconfitte ci si ferma a riflettere, a cercare di capire, a guardare le cose con malinconia.

La sensazione precisa, in questa città che ha vissuto tanto e ha visto tutto, è che la felicità dello scudetto 1987 rimarrà unica, irripetibile, e nessun’altra vittoria avrà lo stesso sapore della prima volta. La festa e la gioia, se mai si ripeteranno, non saranno più le stesse.

Questa città antica che è Napoli sa come vanno le cose. Che gusto provano Milano e Torino a vincere uno scudetto dopo l’altro? Diventa un’abitudine. A Napoli amiamo la sorpresa, lo stupore, la sofferenza. E’ stato bello soffrire sessant’uno anni prima di vincere come non era mai successo. E’ stato bello lo scudetto inseguito per lungo tempo.

Ti dico una cosa, Diego, che ti sorprenderà. Lo scudetto perduto ha prodotto le stesse emozioni di quello vinto. Due anni indimenticabili come non ce ne saranno più. Napoli è una città che non crede alla felicità eterna e neanche agli scudetti eterni. E’ una città che, dopo una gioia, deve tornare alla sua radice più vera: il dolore, la delusione, la speranza, l’attesa. Siamo fatti così.

Ma tu, pibe del nostro sentimento, come sei fatto? Ti abbiamo conosciuto veramente? Parlo con Fernando Signorini, l’istruttore biondo che ti dedica le sue mani prodigiose e la sua vita da quando ti ha incontrato in Spagna, nel 1983, e non allena solo il tuo fisico, cerca di curare e allenare la tua anima. E’ argentino anche lui, di un paese a trecento chilometri da Buenos Aires. E sposato e non ha figli. E’ giovane, 37 anni, e forse il suo vero figlio sei tu. Nessuno ti conosce come lui. Non è uno del tuo clan. E’ un amico vero.

Mi dice che sei istintivo e bugiardo, che improvvisamente metti un disco per ballare con Claudia, che fai le tue cose fuori casa ma dopo dodici anni hai sempre voglia di stare con lei, che il tuo affetto più grande è per papà Chitoro, don Diego, e che sogni un figlio maschio, hai già un nome per il bambino, lo chiamerai Airton Nicolas. Mi dice queste cose, Fernando Signorini, e così mi conferma che sei proprio un uomo del sud, con gli stessi nostri sentimenti e i vizi e i peccati, le bugie e l’animo ribelle.

Il figlio maschio, ecco il problema. Diego junior ha già due anni, ma non vuoi riconoscerlo e non puoi. C’è Claudia fra te e il bambino napoletano che Cristiana Sinagra dice che è tuo figlio, ed è tuo figlio, inutile negarlo. Ti tormenta questo pensiero? Fernando Signorini non vuole parlarne. Capisco che se avessi un figlio maschio da Claudia, tutto sarebbe superato. Fernando mi dice la frase bella e saggia che ti ripete: “A Diego dico sempre di non inseguire la felicità, ma di pensare solo alla sua tranquillità interiore”.

Non sei tranquillo, Diego. Lo scudetto perduto, la ribellione dei quattro compagni contro Bianchi, la voglia di lasciare Napoli per allontanarti dal bambino napoletano, l’eccessivo amore di questa città ti pesano. Ti pesa la popolarità che ti inchioda a una tempesta continua di attese, richieste, curiosità, blandizie e ingiurie. E la tua vita deve essere istintiva e bugiarda, non può essere altrimenti. E’ la tua natura, è il sostegno della tua immensa classe sui campi di gioco. Ma non sei felice.

Signorini dice che ti ha visto felice solo ai tempi dell’Argentinos Juniors, a 17 anni, quando il pallone era per te gioia e divertimento, quando eri spensierato, libero, e avevi nel cuore la casa misera di Villa Fiorito e, negli occhi, nonna Salvadora che fumava la pipa. E’ l’infanzia che se ne è andata, Diego, e ora sei prigioniero di un mondo che vuole solo spremerti e pretende che tu sia un automa come se dovessi avere solo le gambe magiche perennemente in funzione per vincere, per far soldi e far fare soldi, e non avessi anche un cervello e un cuore. E invece hai i tuoi problemi, come tutti. Il successo e i soldi non li cancellano.

La soluzione non è nella tua fuga dalla realtà, nelle notti bianche, nell’inganno della cocaina, nell’illusione che in campo sarai sempre capace di riscattarti e catturare il mondo. Hai 28 anni, la giovinezza si appanna. E’ appannato il tuo cuore, Diego, e andremo incontro a giorni difficili. Ti ribellerai, sarai più istintivo e bugiardo. Urlerai al mondo la tua libertà e il tuo destino segnato.

Napoli ti rimarrà fedele. Il mondo ti braccherà.

Continua

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18/10/2004
  
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