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Turco, un’idea “stupefacente”
di Mario Caruso
“No” al carcere per uno spinello. Il ministro della Salute va incontro a quelle persone che non possono fare a meno di ingoiare stupefacenti o che una sera in discoteca decidono di “darsi maggiore carica”.
E che fa l’onorevole Livia Turco? Come è ormai noto raddoppia la quantità di cannabis per “uso personale” da 500 fino a un massimo di 1000 milligrammi inteso come principio attivo e firma un decreto in attesa di un provvedimento di riforma della legge Fini-Giovanardi.
Perché, signora ministro? “Ho deciso di intervenire per far sì che migliaia di giovani non debbano varcare la soglia del carcere o essere vittima di un procedimento penale soltanto perché hanno fumato uno spinello”.

Fini e Giovanardi la pensavano diversamente: “Bisogna essere più duri considerando che tanti passi di prevenzione sono falliti”. Il provvedimento adottato oggi è per coloro che saranno trovati in possesso del nuovo limite di 1000 milligrammi solo e soltanto sanzioni amministrative.
Tu hai fatto una legge e io la cancello, la battaglia è politica. Sul campo profonde assurdità.
Ci potrebbero essere anche delle verità ma per il momento sfuggono ad una popolazione più generalizzata.
Il farmacologo sostiene che si incentiva l’uso delle droghe, il politico è convinto che si fa un regalo allo spacciatore.
Ma dietro le quinte c’è chi si chiede: quante persone sono andate in galera per inosservanza alla legge Fini-Giovanardi?

Preoccupati soprattutto i genitori. Una decisione così sconvolgente andrebbe accompagnata da misure preventive, controlli, chiarimenti, far capire soprattutto ai più giovani che la cannabis è comunque una droga, che più fumo da quell’erbetta viene aspirato e più aumentano i rischi per il corpo.
Meno male che c’è chi chiarisce in proposito un pò le idee e può dare consigli. Lo ha fatto il professore Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio di Alcol, Fumo e Droghe dell’Istituto Superiore di Sanità, in una intervista pubblicata da Antonella Sparvoli su Corriere Salute.

E’ evidente che, in mancanza di un valido sostegno da parte del legislatore, i consigli sono per i genitori.
Vediamo alcuni comportamenti che devono far scattare il campanello d’allarme.

1) Il ragazzo si comporta male a scuola, torna a casa tardi la sera, si relaziona male con la famiglia.

2) Se ci si rende conto di un reale cambiamento del soggetto, nel senso che la situazione è veramente seria, e non spiegabile per altri intercorsi avvenimenti, bisogna mettersi in contatto con esperti di disagio giovanile.

3) Non cercare il corpo del reato, bustina o erbetta per casa o nella cartella, oppure raccogliere di nascosto campioni di urina o capelli per farli analizzare per cercare droghe perchè si corre un grosso rischio e potrebbe aumentare le barriere e determinare un conflitto che non servirebbe allo scopo.
15/11/2006
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