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Cultura
Meno male che non è un film
di Alessandra Giordano
L’opera prima di Antonella Liccardo intrisa di buon senso e leggerezza Sottolineata la forza della chat, il nuovo strumento per fare conoscenze, ritenuto assolutamente positivo dall’autrice, esperta on line

"Meno male che non è un film" è un diario, un diario verso est (come detta lo stesso sottotitolo) in Croazia, scritto con scioltezza, quasi una chiacchierata tra sé e sé, con il linguaggio tipico dei ragazzi di oggi. E’ la storia di una vacanza, una storia di amicizie, di conoscenze avvenute attraverso internet, in chat. La virtualità ha unito un gruppo di persone che, durante il lungo inverno si sono ritrovate a chattare e che, con l’avvento della bella stagione decidono di incontrarsi e fare insieme un viaggio.

Poteva essere un rischio. Non è stato così, almeno per la penna di Antonella Liccardo, napoletana di 34 anni, che crede nell’amicizia e nel nuovo mezzo di comunicazione chiamata chat, perché ne ha avuto esperienza, lavorando nel sito di libero.it.

“Entrare in chat – dice e scrive, infatti, Antonella – diventa come entrare in casa di amici, che ti accolgono, ti ascoltano, ti tengono compagnia, ti coccolano e ti tirano su nei momenti no! E’ come ritrovarsi al bar tutti assieme alla stessa ora. Si diventa tutti cittadini di un piccolo paese virtuale dove, con il passar del tempo, si conosce tutto di tutti”.

“Meno male che non è un film” (Delta tre, edizioni, pagg. 60, €7.00) è la storia di un amore che sboccia, l'illusione di poter un giorno trovare "azzurro", il principe, se è mai esistito. Ma è soprattutto la storia leggera leggera e in positivo del nuovo modo di fare amicizia che potrebbe avere in realtà risvolti pericolosi…

E’ il riassunto di una generazione cresciuta simultaneamente allo sviluppo tecnologico e virtuale, “in precario equilibrio tra le canzoni dello Zecchino d’oro e gli ultimi ritrovati dell’ingegneria elettronica”, dice ancora Antonella e aggiunge: “Accusati un po' da tutti di essere degli eterni bambini, incapaci di assumersi le responsabilità che l'età adulta comporta, che bombardati di status symbol giriamo con due cellulari, preferiamo talvolta il "fast food" al ristorante e speriamo di non innamorarci al primo appuntamento, forse perché siamo una generazione che nonostante tutto si è abituata a correre”.

Insomma, un racconto fresco e pregno di sentimenti sinceri e un po’ fanciulleschi, che va via come l’acqua: cosa allora c’è di meglio per questi giorni di gran caldo?
2/7/2006
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