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Cultura
Eppure, amore
di Luigi Alviggi
AMORE, dunque e tutto a lettere maiuscole, nell'agile libro di poesie che una gentile amica di una cara amica napoletana trapiantata a Bruxelles ha voluto donarmi per rallegrare serenamente qualche pausa, momento atteso in cui difficile è solo saper giungere al giusto stato d'animo per goderne appieno. Ed il libro si lascia gustare con serenità e piacere, lasciando in me motivi per riflettere e ripensare.
"Amore" è anche il titolo di una lirica: parola singola, unica, assoluta, essenziale ed esistenziale. Già, perché nel testo mi appare racchiudersi una sorta di sintesi dialettica dell'intero corpus, in quei quesiti senza risposta che si pongono nudi, nella loro scarna, tragica e paurosa complessità che ci lascia senza parole, di fronte ad interrogativi che la gran parte di noi prima o poi è stata costretta a porsi. E'la differenza tra l'essere ed il parere che perennemente si ripropone, nella ricerca affannosa di penetrare la reale natura di tutto quanto ci circonda, cose quanto sentimenti. E se di nessuno di questi, anche il più banale, ci è consentito di penetrare l'intima natura, quanto immane può essere il compito di affrontare il più complesso dei sentimenti umani? Di fronte al guado turbinoso, mettiamo in dubbio la stessa esistenza; dell'altro, del non-io, del tutto per noi, solo per noi, sul quale tentiamo di ma, in realtà, riusciamo a stabilire ancor meno di quell'esile controllo che, se fortunati e volenterosi, raggiungiamo su noi stessi.
Vogliamo, però, goderlo a tutti i costi! E' quello l' unico soffio divino che ci fa "allargare le braccia e volare", che ci fa "gridare nel buio avvizzito della mente", che ci rende "dimentichi dei pensieri cupi" permettendoci di respirare di nuovo quell'aria che ci era divenuta dolorosa e lacerante nell' ansimante sospiro della sofferenza.
L'ignoranza di chi ci sta vicino è quella che più ci ferisce e se,per non morire "permettiamo ad un altro di occupare il suo posto", il non accorgersene di quegli che solo per noi esiste ci distrugge: è questa la desolante realtà che ci spinge a morire davvero. Chi ha detto che moriamo realmente quando la memoria di noi si spegne nell' ultimo essere vivente?
Anche se non sempre possiamo avere a che fare con l'amore trionfante dobbiamo accettarlo, poiché esso è parte inscindibile del nostro essere, delle nostre sensazioni, dei nostri stati d'animo. E' attraverso l'amore che "anelli di parole dondolanti s'adagiano sul nostro corpo spoglio, e lo rivestono di malinconia", sino a divenire, incredibilmente, due solitudini distinte: "la mia e la tua solitudine s'intrecciano", dimostrazione ultima del trionfo dell'ipocrisia che ha permeato tutto il nostro sentire. Dobbiamo rassegnarci - partecipando all'intenso dolore esposto, nella memoria personale di sofferenza che ciascuno si porta dentro, parte predominante della propria esperienza - alla scoperta, tante volte percepita e mai accettata né accettabile, che "anche questo giorno morirà, dietro le isole, dentro le nuvole, senza vederti mio".
Siamo solo esseri umani, caduchi, con un insopprimibile bisogno di una "breve illusione d'infinito", e l'amore è la chiave di volta, quella suprema per accedere all'infinito paradiso, tante volte promesso e mai concesso.
23/3/2004
  
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