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Cultura
A una fermata dal destino di Robert Krause
di Luigi Alviggi
…c'è qualcosa di diverso nell'aria, una voce che circola con insistenza e che passa di bocca in bocca, finché, dopo la partenza, un annuncio alla radio non la rende dolorosamente vera: oggi, 13 agosto 1961, il confine tra le due Germanie verra chiuso. Quello sarà l'ultimo treno autorizzato a varcarlo. Il Muro è realtà. Non si potrà più fare visita ad amici e parenti, sfumeranno occasioni di lavoro preziose, verrà interrotto ogni contatto. Piano piano, tra i passeggeri si fa largo la consapevolezza di avere solo tre ore di tempo per decidere se restare sul treno oppure scendere a una delle prossime fermate e rimanere nell'Ovest. Senza più una casa o un impiego, senza poter nemmeno dire addio ai propri cari.”

Un libro che racconta una situazione assurda, quasi irreale, ma accaduta. L’Autore – Robert Krause (Dresda, 1970), anche regista e sceneggiatore, all’età di 19 anni è fuggito nella Germania Ovest - e già per nascita non poteva partecipare alla terribile giornata descritta, ma ricostruisce con precisione pittorica il dramma che hanno dovuto affrontare in poche ore i tanti passeggeri dell’ultimo treno diretto Monaco – Berlino e, di riflesso, le decine di migliaia di tedeschi che si sono trovati a fronteggiare, e dover risolvere in una manciata di ore, il maggior dilemma della loro vita, di qualunque età fossero: una scelta inattesa per chi sa quanti giorni futuri, se non PER TUTTA LA VITA! Questo è il primo romanzo di Krause. Siamo dunque al 13.8.1961, al Kremlino siede Nikita Krusciov degno erede dei predecessori e la Germania Est è presieduta da Walter Ulbricht (Lipsia, 1893 – 1973), suo succube. I personaggi di questo racconto sono un campione della odiosa scelta che hanno compiuto migliaia di persone che, per motivi diversi, avevano interessi affettivi o lavorativi in entrambe le Germanie (DDR: Repubblica Democratica Tedesca – RDT o Germania Est -. e BRD: Repubblica Federale di Germania o Germania Ovest) sul punto di diventare due nazioni distinte, quasi in guerra, per interessi opposti e per l’attrazione dei tedeschi verso l’occidente che stava svuotando la DDR di migliaia di fuggitivi illegali. E ciascuno:

Richiamò alla mente la topografia di Berlino, stimando che la città si estendesse da nord a sud per cinquanta chilometri, forse sessanta. Il muro intorno a Berlino Ovest, dunque, avrebbe dovuto essere lungo almeno centotrenta o centoquaranta chilometri. Forse persino di più. Avrebbero innalzato un muro di centoquaranta chilometri in pochi giorni! Per non parlare del confine intertedesco, che sicuramente sarebbe stato rafforzato. Che impresa! E tutto questo nella massima segretezza.

Alla fine il muro sarà lungo quasi 160 km. I più angustiati furono certo i genitori che dovevano decidere per loro e per l’avvenire dei propri figli…

Chiunque se ne fosse andato avrebbe perso la casa. Chiunque avesse proseguito, la libertà. (…) «Ehi, stanno costruendo un muro, scendete, Ulbricht è un cazzo di bugiardo... Sta costruendo un muro!». (…) E cosa può dire la povera Marlis al marito Gerd che, appena apprende la notizia, vorrebbe subito scendere dal treno? Per favore… parliamone.» (…) «Per favore, parliamone...» ripeté Marlis. La sua espressione era come il grido lontano di una donna che sta annegando in mare, sommersa da onde altissime. Sì, non gli aveva detto cosa sapeva. Ma, onestamente, poteva forse rimproverarla? Anche lui le aveva mentito!

E tutto con il letale ordine di fondo impartito ai militari:
In caso di attraversamento non autorizzato del confine, uso delle armi da fuoco.

Gerd e Marlis con i figli Willy (13 anni) ed Elke (8 anni) sono i protagonisti del libro, intorno a loro un insieme di personaggi coinvolti in modo decisivo nell’epocale cambiamento. I capitoletti del lavoro sono brevi (a volte brevissimi) e tutti intestati al personaggio che agisce nelle poche pagine. L’espediente dà slancio alla narrazione, semplice nell’insieme, e ne velocizza il ritmo. I rapidi cambi di scenario poi, fisico e mentale, approfondiscono la partecipazione al dramma. In un parallelo distinto i soggetti svelano per gradi i propri tratti: pregi e stramberie. L’effetto mantiene l’attenzione senza protratte tirate singole che rischierebbero di finire ridondanti sull’unica vicenda. La trama si approfondisce in singole progressioni focalizzando gli attori nel comune problema di fondo. Come esempio ecco la discussione cruciale nella famiglia protagonista:

La mamma non parlava, il papà non parlava. Willi, fermo sulla soglia, incrociò le braccia. «Non abbiamo ancora preso una decisione. Vorremmo discuterne con voi.» Il padre fece un respiro profondo.
«Volete prenderci in giro?» sbottò il ragazzo.
«No, noi...»
Marlis non aggiunse altro, perché Willi la interruppe: «La questione l'abbiamo risolta noi. La nanerottola scende col papà. Io e la mamma torniamo dal nonno nell'Est». Lanciò un'occhiata rabbiosa alla madre, poi puntò gli occhi sulla sorella per esortarla a dire qualcosa. La bambina si fece forza e annuì.
Percepì che i genitori erano scioccati. Sembravano terribilmente impotenti, e quella era la cosa peggiore.
«Ma, Willi... non è così semplice», disse Gerd.
Il ragazzo sbuffò. «Hai un'idea migliore?»
Lui cercò lo sguardo della moglie. Quello sguardo l'aveva guidato in tutti quegli anni. L'aveva reso forte, al punto di dargli il coraggio di metter su famiglia.
Vuoi lasciare questa donna? Forse ha ragione. Forse la libertà dell'Ovest è solo un'illusione. Forse la lotta per l'esistenza nell'Ovest è molto più vorace, molto più limitante, di quanto il partito non potrà mai essere nell’Est... E se la tua nuova azienda fallisce e perdi il lavoro? E se il tuo capo vuole qualcosa che tu non vuoi?
Una volta sua madre aveva detto: «Nell'Est puoi dire tutto ciò che vuoi al tuo capo, ma non ai politici. Nell'Ovest è il contrario»
.

Gerd e Marlis hanno interessi opposti. Lei è nipote di un alto ufficiale della polizia giudiziaria di Berlino Est, e crede che lì la vita vada meglio. Lui, dopo il disastro di un suo progetto aeronautico precipitato poco dopo il decollo, dovrebbe a breve inserirsi di nuovo nel campo all’ovest. La famiglia attualmente vive a Monaco.

Marlis indicò il finestrino, stizzita. «E la chiami Libertà, questa? Nel tuo splendido Ovest vivono persone che faticano ad arrivare a fine mese. Da noi una pagnotta costa dieci pfennig, un trilocale settanta marchi. Ecco cos'è la libertà! Noi lottiamo per una vita dignitosa... Per la coesione. Per un noi, anziché per un io, io, io. Il capitalismo rovina gli individui. Sei stato tu a dirlo».

Il dilemma non è solo ansia, preoccupazione, dolore sulla sorte propria e dei propri cari. L’elevatissima tensione scatena nel singolo una forzata indagine psicologica: affiorano in questo modo paure, obiettivi prossimi e remoti, valori, dubbi. L’ansia mette a nudo l’anima e spinge a conoscersi meglio nei pregi, in genere pochi, e nelle illusioni (e chi ne è immune?) a volte disastrose e opposte a ogni possibile quieto vivere. Entriamo nelle menti e finiamo col sondarci anche se non obbligati a questa scelta di estrema drammaticità. Le disgrazie personali ingigantiscono ancor più l’importanza del futuro e acuiscono i sentimenti in maniera patologica, ed ecco i personaggi porsi domande cui mai avrebbero pensato nei giorni di vita usuale. Uno scavo che, come sempre, turba e rende quasi irriconoscibili anche a se stessi:

La morte, pensò. La nera mietitrice ci aveva messo lo zampino. Sempre tenuta alla larga, si era insinuata dentro di lui nel momento di quella scelta decisiva. La strada che imbocchi ora, la imboccherai per sempre. A prescindere dalla decisione che prenderai. Se resti nell'Ovest, potresti non rivedere più casa tua. E forse neanche la tua famiglia, se dovessi essere l'unico a rimanere. Se invece torni a casa, sicuramente dovrai rinunciare alla tua grande passione. Ancora una volta e per sempre.

Forse per modernizzare il tutto l’Autore inserisce anche - su quell’ultimo treno che viaggia diretto da Monaco di Baviera a Berlino Est - un traffico di droga, di modesta quantità e per quei tempi di sicura rarità. Oggi sappiamo purtroppo che LE DROGHE viaggiano su grandi navi da carico e approdano in grandi porti per poi ramificare i prodotti in mille rivoli imprevedibili e impenetrabili… con lo scopo celato (?!) di - voilà!!! - distruggere l’Occidente…
Una trasformazione epocale che DEVE essere compiuta in un giorno! Ed ecco cosa pensa Ernst, sul treno con la moglie Anna: il loro unico figlio, Werner, fuggito dalla DDR vive a Garmish.

Il treno si era in gran parte svuotato. Quante persone ci sarebbero state quel giorno sulla banchina a Lipsia o a Berlino Est, in attesa di figli, nipoti, fratelli e sorelle, con un mazzo di fiori in mano? Mogli, genitori, nonni, sorelle e fratelli che avrebbero aspettato invano. Quanti padri avrebbero perso un figlio? E quanti figli il padre? Rivide mentalmente le immagini del Figliuol prodigo. Scene piene di decadenza, d'illusioni distrutte e di povertà nelle strade di New York. Le aveva viste anche Werner, ma se n'era andato ugualmente. Sì, Ernst poteva capire che odiasse i comunisti, ma tradire la patria e la famiglia per quella ragione? Credeva che l'Ovest non fosse affatto migliore, nemmeno ora che i comunisti stavano costruendo un muro. Loro erano orticoltori, praticamente intoccabili. Era già successo coi nazisti, e non sarebbe stato diverso coi comunisti.

Centrale nel libro è anche un quartetto musicale di quattro giovani “The finders”: Carla, Sasha, Peter e Siggi. Carla e Sasha stanno insieme come Peter e Siggi. Carla, unica donna cantante e ballerina, scopriranno i compagni essere una agente della Stasi, il Ministero per la Sicurezza dello Stato e cioè la polizia segreta della DDR. Anche per loro quel giorno sarà fonte di grandi rimescolamenti…

Irgendwann werden wir uns wiedersehen, als ware nie etwas geschehen... Un giorno ci rincontreremo, come se nulla fosse mai accaduto... cantarono insieme, e Carla sospettò che quei versi fossero solo un'illusione, una sciocca utopia, oppio contro il bruciore della separazione.

La cosa più toccante di tutto il racconto sono i tanti sogni che crollano di fronte all’inattesa scelta obbligata. Si spaccano le famiglie, si frantumano gli affetti, si rompono le coppie, si spezza - schiantata in due tronconi – la vita in ogni passeggero del treno, ogni essere deve sdoppiarsi e se prima la sua esistenza aveva difficoltà d’ora in poi certo esse saranno raddoppiate…
Gli equivoci, gli inganni, che diversi personaggi hanno costruito ad arte per mandare avanti in qualche modo la propria esistenza, reduci dal cataclisma della guerra che, pur finita da tempo, quando non ha sconvolto o distrutto i corpi ha di sicuro sconnesse le menti. Ora, di fronte a questo bivio essenziale, è come se tutti gli anni intercorsi si riducessero a un giorno e ciascuno si ritrova faccia a faccia col sé, obbligato a chinare il capo vergognandosi infine degli stratagemmi utilizzati per tentare di imboccare una nuova vita, diversa! Il cambiamento ora obbligato distrugge senza esitazione le falsità costruite e messe in opera.
È bene non immedesimarsi troppo in alcun personaggio di questo singolare treno! Quale essere vivente nella sua vita non si è trovato di fronte un bivio, certo non folgorante come in questo caso, ma comunque con una direzione ben precisa da optare e dalla quale dipenderà la vita futura? Ed è fatale per tutti riandare più volte (certo troppe!) a quei momenti e, se non rimpianto, certo non può evitarsi di pensare a quali sarebbero stati i giorni attuali se la decisione fosse stata l’altra. Un dubbio che – impossibile ignorarlo! – ha accompagnato e accompagnerà tutti i giorni futuri: tristezza connaturata alla condizione umana!
C’è anche chi, potendolo, decide di riportarsi nella vita precedente abbandonata per i fatti del momento, e che ora si presenta come nuova rinascita in qualcosa che si è dovuto troncare per forza di cose correndo verso lo sperato diverso. I momenti più terribili in assoluto? Sempre quelli subito dopo la scelta… e poi c’è anche chi – la fauna umana è molto, molto, variegata – cambia idea sulla scelta appena fatta e ritorna sul sentiero appena abbandonato (Chi cambia la via vecchia per la nuova sa ciò che lascia…).

Il treno iniziò a rallentare. I freni intonarono la loro canzone d'addio. Prima piano, poi sempre più forte. Infine tacquero.
Silenzio.
Il convoglio era arrivato all'ultima stazione del loro viaggio.


CI SONO MOMENTI
CHE POSSONO STRAVOLGERE
LA TUA VITA PER SEMPRE
MOMENTI IN CUI IL DESTINO SI NASCONDE
DIETRO SCELTE APPARENTEMENTE SEMPLICI,
COME SALIRE O SCENDERE DA UN TRENO
QUESTO È UNO DI QUEI MOMENTI”

Luigi Alviggi

Robert KRAUSE:
A una fermata dal destino
traduzione: Roberta Zuppet
NORD, 2024 – p. 312 - € 18,00


16/4/2024
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