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Calcio
Nel ricordo delle sfide anni Ottanta
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 06.03.2022)
Ancora tu, non mi sorprende lo sai. Napoli-Milan per lo scudetto doveva capitare prima o poi dopo i bagliori degli anni Ottanta. Altri tempi e altro calcio quando la serie A era il campionato più bello del mondo attirando i fuoriclasse stranieri. Maradona contro Platini, Maradona contro Zico, Maradona contro Tonino Cerezo, Maradona contro Mattaheus. Un firmamento di stelle.

Da quegli anni di gloria, baldoria e due scudetti, il Napoli uscì sfiancato dagli ingaggi troppo alti, assente il pronto soccorso televisivo che oggi tiene in piedi il baraccone con cinque miliardi di debiti. Si bruciarono le ali azzurre troppo vicine al sole. Il fallimento fu la punizione degli dei e di un presidente troppo tifoso che aveva portato audacemente in alto il Napoli.

Da diciassette anni è cominciata un'altra storia. Un imprenditore del cinema appena affacciatosi al calcio, imprenditore moderno, a capo di un'azienda, il Napoli, e non in testa a una follia, ha ricostruito con cautela e saggezza una squadra competitiva e un club virtuoso senza debiti, aiutandosi con tenacia e l'indispensabile fortuna sino a conquistare ripetutamente la scena europea e sfiorando lo scudetto nella stagione dei 91 punti.

Nel momento più difficile, con la pandemia che ha maciullato il calcio italiano già in crisi di identità e per spreco di risorse, De Laurentiis ha riportato il Napoli a giocare per lo scudetto. Un allenatore di grande esperienza che, fermo due anni, ha smussato certe asperità di carattere, ha diffuso serenità e consapevolezza in uno spogliatoio sul punto di perdersi dopo l'exploit del terzo anno di Sarri.

De Laurentiis e Spalletti con l'adesione di una "rosa" di giocatori disponibili, una vera squadra compatta, hanno ricostruito un sogno senza proclami smargiassi, con prudenza, costanza e una conduzione non più nervosa e altalenante.

Partita dopo partita, superando con pochi danni il periodo critico di fine girone d'andata fra infortuni e assenze, è cresciuta la sfida con Milano, assente la Juventus attardata da un inizio negativo ma sempre all'agguato, a sette punti da Napoli e Milan al comando.

L'obiettivo concreto e raggiungibile della società azzurra era il piazzamento fra le prime quattro per tornare al prestigio e ai quattrini della Champions, essenziali per tenersi a galla nella crisi economica del dissestato pallone italico.

Per lo scudetto sembrava che Inter e Milan fossero più pronti a prevalere sulla distanza. Ma voci autorevoli, confortate dal buon gioco del Napoli, confezionato negli anni ed esaltato dalla guida tranquilla di Spalletti, hanno sempre considerato la squadra azzurra una credibile candidata allo scudetto.

Hanno vinto gli ottimisti. Fra gli altri, Capello e Bergomi hanno sempre pronosticato il Napoli campione. Ed eccolo il Napoli che gioca per lo scudetto senza gli assi del passato, ma con una qualità collettiva di assoluto rilievo.

Il tifo torna allo stadio dopo un periodo di tiepida solidarietà. Si riaffollano le curve. Stasera, Napoli-Milan sarà una festa nello stadio intitolato a Diego. Non decisiva, con undici partite ancora da giocare, ma determinante.

Rischia di più il Milan per il contraccolpo psicologico se dovesse uscire sconfitto. Il Napoli sembra avere maggiori risorse anche se non dovesse centrare la vittoria.

Sfida a viso aperto perché non ci sono calcoli da fare e, del resto, le due squadre non sono impostate a difendere. Il Napoli si presenta forte del girone di ritorno senza sconfitte (come la Juventus) e col record dei punti (18 contro i 15 del Milan).

Strateghi della vigilia disegnano a vario modo il match come dovrebbe andare, i duelli decisivi, la disposizione in campo per prendersi la partita. Protagonisti attesi Osimhen e Leao, Theo Hernandez la freccia rossonera sulla corsia sinistra proprio in tandem con Leao, la regia di Lobotka e Tonali, la difesa azzurra più forte del campionato (dieci gol incassati meno del Milan) e l'attacco milanista di 53 gol, il terzo del campionato dopo Inter (60) e Lazio.

All'andata, dopo cinque minuti, con spettacolare torsione e colpo di testa, Elmas bruciò il Milan che non riuscì a rimontare. La Var cancellò il pareggio dei rossoneri. Elmas è il jolly di Spalletti che può scombinare qualsiasi avversario.

5/3/2022
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