Cultura
Mozart in Italia (e a Napoli)
di Adriano Cisternino
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Di geni maledetti o infelici è ricca la storia delle arti. E la musica, sul tema, ha dato un cospicuo contributo. Difficile dire se abbia conquistato l'ideale primato. Nella storia della singolare categoria sicuramente però merita un posto sul podio Wolfgang Amadeus Mozart, musicista geniale, appartenente a quella ristretta cerchia di personaggi contraddistinti dal (non?) invidiabile privilegio di aver dato all'umanità molto più di quanto non abbiano dato a se stessi.
Dunque Mozart, musicista sublime e dannato, morto ad un mese dal compimento dei 36 anni e tuttavia sempre vivo per la genialità della sua arte di cui il genere umano continua e continuerà a godere nei secoli. Inevitabile qui il pensiero: che cosa avrebbe fatto e lasciato se fosse vissuto un po' più a lungo!
Ma è proprio per focalizzare ancora l'inestinguibile attualità del personaggio e la sua immensa statura artistica che Sandro Cappelletto, giornalista e musicologo di lungo corso, accademico di Santa Cecilia, ha pubblicato “
MOZART. Scene dai viaggi in Italia” (Il Saggiatore, pag. 315, euro 28), splendida pubblicazione che sarà presentata a Napoli venerdì 28 gennaio (ore 17,30) nel salone degli specchi dell'Istituto degli Studi Filosofici in via Monte di Dio.
Con l'autore ne discuteranno il giornalista Stefano Valanzuolo e Riccardo Scognamiglio, direttore artistico dei festival di musica da camera che da 12 anni si tengono presso l'Istituto di palazzo Serra di Cassano. Per l'occasione sarà eseguito dal Quartetto d'archi Mitja (nome scelto in omaggio a Sostakòvic) il K80 in sol maggiore, composto da Mozart in Italia, primo dei suoi 23 quartetti per archi.
Già il titolo del libro rivela chiaramente i suoi contenuti che illuminano essenzialmente una fetta della complessa ed intensa vicenda esistenziale di Mozart, cioè i suoi viaggi in Italia. Che però meritavano questo approfondimento attento e circostanziato perché i 720 giorni complessivi (in tre riprese) trascorsi dal grande salisburghese non furono viaggi come tanti.
Mozart aveva già girato mezza Europa quando varcò le Alpi la prima volta ad appena 14 anni scortato dal padre Leopold. Ma proprio Leopold, musicista di buon livello anche lui, volle portare l'ancora giovanissimo Wolfgang in Italia a costo di perdere il posto di violinista di corte a Salisburgo (e lo perde) perché sapeva perfettamente che questa terra (e Napoli in particolare, con i suoi tre conservatori) era la culla della musica europea e quindi mondiale. E perciò, se ti conoscono e ti apprezzano in Italia, allora sì che sei la stella universale della musica quale, giustamente, riteneva che fosse il figlioletto ancora giovanissimo.
Le documentatissime pagine del libro di Cappelletto raccontano, attraverso citazioni, episodi, aneddoti, date e numeri la storia di questo “
enfant prodige” che a 12 anni era già stato nominato maestro di concerto alla corte di Salisburgo e componeva, suonava e dirigeva in maniera straordinaria.
Nei suoi primi viaggi per le corti d'Europa Wolfgang aveva raccolto varie onorificenze e, fra i tanti premi (oltre gli ingaggi), nove orologi d'oro, dodici tabacchiere d'oro, di cui una dal re di Francia con l'obbligo che se avesse voluto o dovuto rivenderla per necessità, l'avrebbe riportata al re di Francia in cambio di mille fiorini.
Ma dal racconto di Cappelletto affiora anche il dramma umano, soprattutto l'infanzia negata di questo bambino, costretto a studiare non solo musica dall'età di tre anni da un padre-padrone che intende capitalizzarne il talento prima che questo possa eventualmente sfumare per una qualsiasi ragione: quanti “
enfant prodige” si perdono (non fu il suo caso...) prima di arrivare in età matura!
Attraverso varie tappe i Mozart arrivarono a Napoli a maggio 1770, meta prefissata in partenza perché Napoli era considerata capitale europea della musica, e vi rimasero 40 giorni, tra concerti (ben pagati) e turismo.
A Wolfgang piacque molto abbronzarsi al sole di questa città, lo si legge in una lettera di Leopold alla moglie, e qui furono accolti bene dall'alta società, qui ricevette 150 zecchini per un solo concerto, il più alto ingaggio percepito in Italia.
Alla Pietà dei Turchini il giovane Mozart suonò così bene che si sparse la voce che il merito era soprattutto di un anello magico che portava al mignolo: dovette toglierselo per dimostrare che era tutta sua bravura.
Grandi accoglienze, ma non da re Ferdinando, “
il sommo ignorante”, il quale “non solo detesta leggere, ma quasi più ancora quelli che lo fanno”, perché, notoriamente, non era un raffinato cultore della musica e dell'arte in genere.