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Cultura
Jazz manouche con l'Hamlet quartet
di Adriano Cisternino
Violino, clarinetto (o sax), chitarra e contrabbasso: assortimento di strumenti piuttosto inconsueto. Viene da chiedersi che tipo di musica produce.

E la risposta non è semplice perché questo gruppo abbastanza particolare, nato quasi per caso una decina di anni fa a Ravello, si è ispirato al jazz manouche di inizio '900, quello - per intenderci - che fa capo a Django Reinhardt, il chitarrista francese di etnia sinti che suonava senza due dita della mano sinistra (aveva perso anulare e mignolo da ragazzo, in un incendio della roulotte che ospitava la sua famiglia: quella mano volevano amputargliela!...) e ritenuto uno dei più dei grandi virtuosi di tutti i tempi.

Anche Pino Daniele gli ha reso omaggio rielaborando il suo celebre pezzo Nuages. Notissimo il sodalizio artistico di Reinhardt con il violinista di origini italiane Stephan Grappelli.

E a questo punto già comincia a delinearsi la personalità di questo singolare quartetto che ama fare musica dal vivo in modo prettamente acustico: l'amplificazione, insomma, non è gradita, anche se esigenze ambientali spesso lo impongono. E lo imporranno in una certa misura anche giovedì 16 (ore 21), serata che vedrà, appunto, L'Hamlet Swing Quartet nel salone delle Eccellenze Campane in via Brin, per un concerto del New Music Art Jazz Club.

Amleto Livia (violino), Giuseppe Plaitano (clarinetto/sax), Vincenzo Barbato (chitarra) e Tommaso Scannapieco (contrabbasso), tre salernitani ed un beneventano (Barbato), saranno i protagonisti di questo singolare concerto che, come recita il nome del gruppo, propone innanzitutto musica a base di le, cioè di quel jazz che spesso fa muovere quasi inavvertitamente i piedi a chi lo ascolta comodamente seduto.

I quattro musicisti, tre salernitani ed un sannita (Barbato), proporranno una scaletta che attingerà dal jazz classico (All of me, Chattanooga), dai classici francesi (Les feuilles mortes, La vie en rose) e naturalmente dai classici napoletani (Malafemmena, Oj Marì), pezzi insomma arcinoti, naturalmente rielaborati secondo uno stile proprio, che è tipico dello stile manouche, con tanto swing e tanta allegria.

Si preannuncia, insomma, una serata di jazz un po' diversa, un jazz per così dire “europeo” e comunque estremamente fruibile, anche perché i pezzi in scaletta sono tutti piuttosto popolari. Molto particolare sarà però l'esecuzione.

Necessarie le prenotazioni (338.5669770) e il green pass all'ingresso.
14/12/2021
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