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Basket
La leggenda del basket napoletano
di Adriano Cisternino
Più che la presentazione di un libro, è stata un'autentica festa del basket napoletano fra ex-giocatori e allenatori, ex-presidenti e dirigenti, richiamati da un amarcord di canestri e antichi trionfi che rappresentano una fetta gloriosa della storia dello sport napoletano.

Quando il basket era leggenda” (Le Varie edizioni, pagine 160, euro 12,50) è il titolo del libro scritto a quattro mani da un ex-giocatore, Manfredo Fucile, ed un giornalista, Stefano Prestisimone, che quella storia l'hanno in buona parte attraversata, e l'hanno ricostruita minuziosamente dalle origini agli anni '70, quelli dei maggiori successi, indimenticabili per chi ama questo sport e sogna un ritorno già bene avviato attraverso i protagonisti attuali di questa disciplina.

Il tutto sull'affollato parterre della Partenope ai Cavalli di Bronzo (e dove se no?) antico tempio del basket napoletano, fra tante rievocazioni ed inevitabili commozioni, in una cerimonia condotta con affettuosa sensibilità e perizia dal collega Marco Lobasso.

Il libro si apre con la prefazione del mitico Dino Meneghin ed il saluto di Gianni Petrucci, attuale presidente della Federbasket.

Dino Meneghin, uno del profondo nord, realizza nella prefazione l'ennesimo canestro della sua vita, ma un canestro che è come una tripla da sballo, perché mette assieme la grande ammirazione per Totò (“conosco molte delle sue battute a memoria”), la profonda amicizia che lo lega a Manfredo Fucile e la sfrenata passione per la cucina napoletana “con una citazione speciale per la pastiera e il babà”.

Gianni Petrucci, ex-presidente Coni, ma legatissimo all'Italbasket che presiedeva già nel lontano '92, sottolinea il raro pregio di questo lavoro raccolto in 160 pagine - con ben 190 foto d'epoca - e realizzato da due personaggi come Fucile e Prestisimone che lui conosce molto bene per la loro antica presenza - seppure con ruoli diversi - nel mondo del basket.

La storia parte dal 1912, quando i due fratelli Germano ritornarono dall'America e proposero nel cortile dell'oratorio dei Salesiani al Vomero due tabelloni con relativi cerchi in ferro per un gioco che negli States era stato inventato solo da qualche decennio ma aveva attecchito e si andava sviluppando rapidamente. Il seme, gettato anche a Napoli, germogliò rapidamente producendo presto significativi frutti.

Il racconto prosegue con una ricostruzione precisa e accompagnata da uno straordinario corredo fotografico fino agli anni della Partenope e poi dell'Ignis Sud e della Fides, e del trionfo in Coppa delle Coppe del 1970 con l'incredibile formazione dei vari Ajken, Gavagnin, Maggetti, Bufalini sotto la guida di coach Zorzi.

Ritratti, curiosità e aneddoti compongono la seconda parte del libro che racconta fra l'altro fenomeni come Jim Williams, l'atroce destino dei fratelli Errico di Pozzuoli ed altre storie di quell'ormai leggendario periodo.

Un libro, insomma, che finalmente colma una lacuna, perché rievoca e trasmette la testimonianza di una disciplina che ha dato il suo concreto contributo al vasto e significativo panorama storico dello sport napoletano.

4/12/2021
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