Calcio
Una partita di alto impatto
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 07.11.2021)
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Oplà, riecco il campionato a tambur battente, dopo il metà settimana europeo, con gli ineluttabili interrogativi, ce la farà la Juve a risalire e ce la farà l'Inter a rientrare mentre sono tranquillamente in testa Napoli e Milan, però ce la farà il Napoli a resistere e ce la farà il Milan a vincere lo scudetto, e l'Atalanta in campionato non è come in Champions. E giù paginate di giornali e ore televisive sul nulla.
A scuotere la noia del dibattito tattico-filosofico ecco Dybala come Platini, perché come il francese si sdraia per terra dopo un gol. Non è più Messi, era Messi e ora è Platini, domani finalmente sarà Dybala. Da Napoli pronta la risposta. Osimhen è come Van Basten.
Il Van Basten di Lagos sta ancora curandosi il polpaccio destro e pare che Insigne sia ancora affaticato. E questo, se andava bene contro i cavallucci marini della Salernitana e la terzultima del campionato polacco, non va molto bene contro l'arrembante Verona di Igor Tudor, il nuovo Attila del campionato italiano che dove passa non cresce l'erba juventina (2-1), laziale (4-1) e romanista (3-2) e per poco non si bruciava l'erba milanista (2-3). Risultati che fanno impressione, lontano l'1-3 beccato al Bentegodi contro l'Inter alla seconda giornata.
Il Verona, costruito a testuggine da Juric e trasformato in macchina da guerra da Tudor, è baldanzosamente ottavo e se ne raccontano mirabilie, anche se fuori casa non ha vinto ancora una partita. Ma è una gabbia uomo contro uomo, è una squadra aggressiva, inesausta almeno per 45 minuti (col Milan da 2-0 a 2-3), pressa e soffoca, e quel Cholito Simeone, Giovanni Pablo Simeone Baldini, robusto primogenito dell'esagitato tecnico dell'Atletico Madrid e della modella argentina Carolina Baldini, dopo i gol solitari contro Genoa e Spezia, sta andando a raffica: quattro gol alla Lazio, due alla Juventus.
E, allora, ecco la partitaccia di stasera, Napoli-Verona, i fantasmi del quarto posto perduto e della Champions in fumo, ecco il Verona che strapazzò Maradona alla sua prima partita italiana, che ha tolto due scudetti al Milan (1973 e 1990), che è in gran forma e ha appena bastonato la Juventus.
È la nuova leggenda della squadra guerriera (3-4-2-1), giocatori di stazza e di lotta, il turco-tedesco Gunter al centro della difesa fra l'imponente polacco Dawidowicz e Casale (1,91), il centrocampo col mancino portoghese Veloso e il destrorso serbo Lazovic in compagnia col camerunese Tameze e il ceco Barak (1,90), pedine che Tudor muove a sorpresa, difensori e attaccanti, e il romano Caprari, guastatore di prima linea, a dar sostegno a Simeone.
Sarà una serata impegnativa per il Napoli a difesa del primato in classifica, mentre subito dopo si giocherà Milan-Inter, svolte e risvolti della dodicesima giornata alla vigilia della seconda sosta del campionato con giocatori che andranno di qua e di là.
Niente paura. Siamo una squadra di bosco e di riviera, come ha assicurato Spalletti nella sua ultima omelia rifacendosi al poeta pistoiese Giuseppe Giusti, solido difensivista ("
in me non si vedea grinza nè spacco"). Di bosco e di riviera cioè squadra versatile, eclettica, che sa cavarsela in ogni partita, circostanza e zona del campo. Il nuovo Napoli non più monocorde, ma vario ed eventuale, con l'orizzonte aperto, una squadra
che agl'irti colli giocando sale, per citare un altro poeta toscano. Il Napoli di Spalletti.
Qualunque sarà stasera la formazione azzurra, ormai variegata, sorprendente e camaleontica, tutti titolari alla meta, il Napoli, che era forte, ora è consapevole della sua forza. Su questo Spalletti ha lavorato subito e molto.
C'è un solo problemino: la difesa senza Koulibaly squalificato, dettaglio non trascurabile. Si erge alla gloria del bastione azzurro il brasiliano Juan Jesus atteso superstar, brasiliano di Belo Horizonte, la città di Vinicio e Toninho Cerezo, qualificante origine.
Contro il Verona non sarà un crash test, come lo aspettano a Milano. Sarà comunque un test di alto impatto, prova di forza, confronto selettivo e, come al solito,
Giulietta è 'na zoccola.