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Recensioni
Qui Rido Io, di Mario Martone
di Giovanna D'Arbitrio
Qui Rido Io, di Mario Martone, centrato sul personaggio di Eduardo Scarpetta, famoso commediografo e attore nella Napoli della Bella Époque, avrebbe senz’altro meritato qualche riconoscimento alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Fin dalle prime scene Scarpetta (Toni Servillo) viene mostrato in scena mentre recita la sua commedia Miseria e Nobiltà, quando è già al culmine del suo successo. Complicata appare in verità la sua vita che si barcamena tra teatro e una famiglia “molto allargata” fatta di mogli, amanti, figli legittimi e illegittimi molti dei quali recitavano con lui in teatro.

In gioventù aveva sposato Rosa De Filippo (Maria Nazionale), con la quale, dopo aver riconosciuto il figlio Domenico, concepì Vincenzo e Maria, mentre da una relazione con Anna (Chiara Baffi), sorellastra di Rosa, aveva già avuto in passato due figli.

Comunque è Luisa De Filippo (Cristiana Dell’Anna), nipote di Rosa, la sua grande passione dalla quale nacquero Titina, Eduardo e Peppino, da lui mai riconosciuti e costretti a chiamarlo zio. Tra i vari figli spicca già da bambino Eduardo De Filippo (Alessandro Manna), in particolare quando cerca di evitare la fuga dal palco del fratellino Peppino (Salvatore Battista), costretto dal padre a recitare la parte di Peppiniello (ruolo che passava da un figlio all’altro) in Miseria e Nobiltà: "Tu vuoi scappare? Vuoi essere libero? - gli dice - E ricordati che la nostra libertà sta là, sopra quel palcoscenico! E ora vai, sali!".

Da vero comico e mattatore, scrisse "Il figlio di Iorio", parodia del dramma "La figlia di Iorio" di Gabriele D’Annunzio, il venerato Vate italiano durante il fascismo, beccandosi una denuncia per plagio. E in tribunale fu costretto ad affrontare giudici e perfino alcuni noti personaggi napoletani, in un processo che durò anni e coinvolse anche la sua vita privata, già complicata da una famiglia molto particolare.

Mario Martone ci mostra l'artista quando il personaggio di Felice Sciosciammocca aveva offuscato quello di Pulcinella e da patriarca e padre-padrone, gestisce una sorta di bottega familiare dalla quale sbocceranno in seguito grandi talenti. E la Napoli di Scarpetta è per Martone l'emblema di un'Italia più vasta, quadro d'epoca emozionante e vitale con diversi livelli di lettura in un film corale con un cast numeroso di bravissimi attori napoletani di teatro, una colonna sonora ricca di antiche canzoni napoletane e la splendida fotografia di Renato Berta.

Magistrale l’interpretazione di Toni Servillo che ha saputo dar vita ad un personaggio difficile, diviso tra pubblico e privato nei diversi ruoli di padre-padrone severo e manesco, di egocentrico amante e soprattutto di geniale commediografo e attore comico, costretto a battersi alla fine in tribunale con un travolgente discorso in sua difesa, rivelandosi anche un brillante oratore.

Tra gli altri protagonisti colpiscono Cristiana Dell'Anna nel difficile ruolo di Luisella De Filippo, Maria Nazionale nel ruolo di Rosa e il giovane Eduardo Scarpetta, figlio del compianto Mario e di Maria Basile, nel ruolo di Vincenzo, suo bisnonno e unico figlio generato con Rosa e non con relazioni occasionali.

Davvero notevole la sceneggiatura di Ippolita Di Majo e Mario Martone, insuperabile regista di una storia che da Napoli va oltre i suoi confini, come spesso accade in molti suoi film tra i quali ricordiamo Morte di un matematico napoletano, Rasoi, L'amore molesto, L'odore del sangue, Noi credevamo, Il giovane favoloso, Capri-Revolution, Il sindaco del rione Sanità.

19/9/2021
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