Calcio
Quella vittoria sulla Juve nello Stadio del Sole
di Mimmo Carratelli
(da: "Napoli" dell'11.09.2021)
 |
Text Size |
 |
Era inizio dicembre, una magnifica giornata di sole, e il magico impianto di Fuorigrotta, dall’ovale perfetto disegnato dall’architetto Carlo Cocchia, si chiamava proprio Stadio del Sole prima che il vescovo di Pozzuoli imponesse di intitolarlo all’apostolo di Tarso che giunse in Italia sbarcando sul litorale flegreo.
Ed era il 6 dicembre 1959. Bruno Pesaola, il grande petisso, si lamentò con Lauro: “
Proprio contro la Juventus di Boniperti, Charles e Sivori dobbiamo inaugurare il nuovo stadio ?”.
Lo squadrone bianconero minacciava di rendere amara la prima partita del Napoli a Fuorigrotta. Pure, un anno prima, la squadra azzurra aveva annientato la stessa Juventus al Vomero nell’indimenticabile 4-3 del 20 aprile 1958.
Lo Stadio del Sole era venuto su in sette anni. I lavori iniziarono nell’aprile del 1952. La prima pietra fu posta alla presenza del sindaco Domenico Moscati e di Alcide De Gasperi.
“
Voglio un grande stadio per un grande Napoli” disse poi Lauro, sindaco e presidente della società azzurra, quando fu presentato il plastico dell’impianto a lui e al ministro Mario Scelba.
Tra le varie fonti di finanziamento del nuovo stadio, il Consiglio dei ministri aveva concesso un miliardo di lire tra le proteste dei club del Nord.
Dunque, Napoli-Juventus per inaugurare lo Stadio del Sole alla decima giornata del campionato 1959-60. Negli anni Trenta, era successo che anche lo stadio voluto da Giorgio Ascarelli fosse inaugurato ufficialmente in occasione della partita contro la Juventus.
Non era andata male, quella volta. La Juventus di Combi, Cesarini e Orsi chiuse il primo tempo in vantaggio 2-0. Nell’intervallo, Willy Garbutt aggredì gli azzurri. “
Vergognatevi” urlò.
Tornò in campo un Napoli deciso a cancellare la sconfitta. Era il Napoli di Cavanna, Sallustro, Vojak, Innocenti, Mihalic. Gli azzurri rimontarono con due gol di Carlo Buscaglia, un pilastro di quel Napoli, “motorino” per il suo impegno inesausto.
Una volta aveva sostituito in porta Cavanna che s’era infortunato e un’altra volta, contro il Bologna, perse la scarpa correndo e andò a segnare a piede nudo.
Settantamila persone affollarono lo Stadio del Sole per la partita inaugurale e l’incasso fu di 68 milioni, un record di quei tempi.
Amadei, che aveva sostituito Frossi, esonerato dopo quattro giornate (quattro sconfitte), schierò: Bugatti; Comaschi, Mistone; Beltrandi, Greco, Posio; Vitali, Di Giacomo, Vinicio, Del Vecchio, Pesaola.
La Juve scese in campo con Vavassori; Castano, Sarti; Emoli, Cervato, Colombo; Boniperti, Nicolè, Charles, Sivori, Stacchini.
I giocatori con le sgargianti casacche bianconere corsero per il campo. Non gli faceva paura il grande stadio, forse ne era intimidito il Napoli abituato al Vomero, il tinello di casa azzurra, trentamila spettatori al massimo della capienza più gli spettatori affacciati ai balconi delle case circostanti che vedevano una metà del campo.
Il Napoli fu sorprendente e sorprese la Juventus. Dopo sei minuti di gioco, Pesaola pennellò un calcio di punizione. Al centro dell’area juventina, Cervato e Vinicio saltarono senza prendere il pallone. Alle loro spalle, sbucò Giancarlo Vitali che insaccò di testa.
Vitali, emiliano, era arrivato al Napoli nel 1952, ala destra veloce nel tridente con Jeppson e Pesaola. E proprio Vitali aveva segnato l’ultimo gol al Vomero contro il Vicenza nell’ultima partita in collina.
Bugatti, il nostro gatto magico, fermò l’assalto della Juventus. Ma anche il Napoli, galvanizzato, impegnò ripetutamente Vavassori.
Partita in grande equilibrio e duello rusticano fra Vinicio e lo stopper Cervato. Il leone azzurro, al 20’, ebbe la peggio in uno scontro con lo juventino. Ma Vinicio era un autentico leone e continuò la gara infortunato.
Dopo venti minuti della ripresa, la zampata del leone abbatté la Juve. Il brasiliano Del Vecchio, scontroso rivale di Luis, batté un calcio di punizione. Il leone ferito ruggì al centro dell’area bianconera. Fu un gol spettacolare che Vinicio realizzò con una sforbiciata.
La Juventus segnò su rigore (Cervato) a un minuto dalla fine per il fallo del generosissimo Pesaola che aveva rincorso Stacchini sin nell’area azzurra.
Fu una vittoria squillante sulla Juve che avrebbe vinto il campionato. Ma per il Napoli quel torneo fu un tormento, conquistando la salvezza per appena due punti.
Il sole si oscurò sullo Stadio del Sole. Dopo la vittoriona sulla Juve, il Napoli inanellò una serie di partite negative nel nuovo stadio, tre sconfitte (con Bari, Padova, Fiorentina) e due pareggi (con Inter e Milan) prima di tornare a vincere (2-1 al Palermo).
Cominciò un’altra storia nello stadio che, nel 1963, si chiamò San Paolo. Per quindici anni, il Napoli aveva giocato al Vomero.
Tutti i giocatori abitavano in collina, passeggiavano per via Scarlatti, li incontravi al bar Daniele, facevano il ritiro pre-partita all’Hotel Sant’Elmo, pranzavano nel ristorante panoramico “
Renzo e Lucia” che s’affacciava sull’intera città.
Rivedo, nelle immagini romantiche di quegli anni, la “
fungaia di ombrelli” del Vomero nelle domeniche di pioggia.
Al Vomero avevamo visto gli assi stranieri del dopoguerra, l’inimitabile olandese Wilkes (il tulipano volante) dell’Inter (e Skoglund e Nyers), il trio svedese del Milan (Gren, Nordahl, Liedholm), gli juventini Hansen e Praest, l’ineguagliabile Julinho nella Fiorentina con i baffetti alla Clarke Gable, e poi Piola che a quasi quarant’anni giocava nel Novara, e il Grande Torino.
E al Vomero vedemmo per la prima volta Pesaola che giocava nella Roma, ci fece due gol e la squadra giallorossa vinse 2-1. Era il 1947.
Stavolta, Napoli-Juventus si giocherà nel San Paolo diventato Diego Armando Maradona per i sette anni di felicità, scudetti e tormenti con Diego.
La stella filante del pibe nella porta di Tacconi è il ricordo incancellabile di un’avventura che scalda ancora i cuori azzurri.
Clicca qui per accedere al filmato Luce della partita:
https://www.youtube.com/watch?v=GP6tlmnFY18