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Cultura
Colloquio con Sossio Giametta
di Marcello Sassoli
Friedrich Nietzsche scriveva che ogni teoria filosofica, in realtà, è un'autobiografia.
Il filosofo perviene inevitabilmente a delle idee che sono il prodotto del proprio percorso esistenziale.

Sossio Giametta ti accoglie nella sua bella dimora di Bruxelles, scusandosi per il suo vestito, che in realtà è un pigiama. Mi dice che la colpa di questo è il fatto che io ho un anticipo di 5' rispetto all'orario pattuito. Un senso del tempo che senz'altro molto deve al suo essere filosofo. Il tempo della filosofia è anche la filosofia del tempo. Dopo 5' esatti entra in salotto vestito di tutto punto. Una velocità di esecuzione che sfida qualsiasi legge della natura.

Premette che non vuole un'intervista classica ma un colloquio a quattr'occhi che ha come punto di riferimento Friedrich. Nietzsche è la sua passione da sempre. Il suo "Saggio sullo Zarathustra", Aragno Editore, è l'ultima sua fatica, il compendio di una vita.

In una conferenza, seguitissima, alla Casa di Erasmo, qui nella città belga, esordì così: "Nietzsche, Nietzsche, che dicc'?", riferendosi alla canzone di Zucchero. Era un modo molto preciso per dirci che Nietzsche esigeva un alleggerimento.

Friedrich è stato considerato un filosofo pesante, mentre tutto era tranne questo. La lettura che ne è stata fatta negli anni '30 del secolo scorso era completamente sbagliata.

Farne un interprete del nichilismo non traduce la verità profonda del pensiero, dei pensieri di Nietzsche. In un intelligentissimo passaggio, Giametta così scrive, commentando la poesia lirica "Canto della notte di Zarathustra":
"Sì, io so da dove vengo!
Insaziato come fiamma
Qui ardo e mi consumo.
Luce diventa tutto ciò che tengo.
E ciò che lascio, carbone e fumo:
Fiamma son io sicuramente
".

In questo stesso senso è da intendere che così si lamenta appunto il vuoto perpetuo a cui è condannato chi è fatto di luce e sempre dona, che è come dire chi è dotato di originalità. Perché a lui accade di sentirsi come il corpo, del quale Leonardo diceva che è "passaggio di cibo".

Egli si sente cioè puro passaggio, passaggio di vita e di spirito, in questo caso, e di poesia e di pensiero; ma vita, spirito, poesia e pensiero sono per gli altri e non c'è niente che resti per lui, proprio e solo per lui. Giacché l'ingegno è certo il più bel dono di Dio, il segno della più vasta orma di sé che Egli stampa in coloro a cui lo dona.

Il poeta dello Zarathustra è proprio il vate che predice e insegna.
30/5/2021
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