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Recensioni
Rifkin’s Festival, di Woody Allen
di Giovanna D'Arbitrio
Rifkin’s Festival, scritto e diretto da Woody Allen, racconta la storia di una coppia americana: Sue (Gina Gershon), ufficio stampa cinematografica e Mort Rifkin (Wallece Shawn), suo marito, docente in pensione e appassionato di cinema.

Il film comincia con Mort in seduta psicanalitica per vari problemi, tra i quali un blocco creativo che gli impedisce di portare a termine il suo primo libro. Decide quindi di accompagnare la moglie Sue al Festival di San Sebastian, poiché come press agent deve occuparsi del film di Philippe (Louis Garrel) un giovane regista che riesce ad affascinarla.

La coppia viene travolta dalla bellezza delle cittadine della Spagna del Nord e dalla magia del cinema che si respira ovunque. Tra cocktail e proiezioni, il festival tuttavia accelera la crisi della coppia: Mort e Sue in effetti non si capiscono più e a complicare il loro rapporto si aggiunge una bella cardiologa, anche lei cinefila come Mort, che riesce a risvegliarlo da misantropia e torpore.

Al ménage a quattro e agli intrighi amorosi si aggiunge l’interesse del cinefilo Mort per i grandi maestri del passato in opposizione ad attuali registi narcisisti e vanesi come Philippe, astro nascente del cinema francese che si vanta perfino di aver trovato la soluzione al problema israelo-palestinese con il suo film.

Wallace Shawn, alter ego di Woody Allen, ne interpreta la sottile ironia e il surreale humour misti ad amare riflessioni su vita, attuale mondo culturale, e in particolare cinema: un alter ego come al solito pieno di ansie e fobie che percepisce in sé una crescente spaccatura con la realtà.

In effetti Mort Rifkin, forse più degli altri personaggi di W. Allen, vive questa separazione come in fase terminale, immergendosi in una galleria di sogni forniti da film passati, da Quarto potere di Orson Wells a quelli dei registi da lui amati, come Bergman (Persona, Il posto delle fragole, Il settimo sigillo con Christoph Waltz che incarna la morte), Luis Buñuel (L’angelo sterminatore), Claude Lelouch (Un uomo, una donna), Jean-Luc Godard (Fino all’ultimo respiro), François Truffaut (Jules e Jim ) e Federico Fellini di 8 ½.

Secondo Woody Allen, fin dai tempi antichi ci tormentiamo con gli stessi problemi ed emozioni: amore, odio, gelosia, solitudine, frustrazione e così via: niente è cambiato e ci poniamo da secoli le stesse domande.

Un racconto crepuscolare, una vera l’antologia alleniana, in cui comunque le sorprese non mancano, come le impareggiabili citazioni cinefile e il particolare dialogo con la Morte del Settimo sigillo, qui interpretata da Christoph Waltz.

Bravi gli interpreti, notevoli sia la fotografia di Vittorio Storaro (per le sfumature di colori che valorizzano i paesaggi) e le musiche di Stephane Wrembel.

Ecco una conferenza stampa con regista e attori:
https://www.youtube.com/watch?v=vxNc8ECaerQ

30/5/2021
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