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Approfondimenti
Villa Floridiana, tra riaperture e chiusure
di Giovanna D'Arbitrio

Mentre infuriano le polemiche su Corrado Augias e la sua puntata di “Città Segrete” dedicata a Napoli con gli immancabili cliché sui suoi aspetti negativi, quasi come un riflesso automatico e contrario ci son venuti in mente tutti gli aspetti più belli della nostra città, soprattutto il suo immenso patrimonio artistico-culturale che dovrebbe essere meglio tutelato. 

Ovunque si vada a Napoli, in effetti, si possono ammirare vestigia prestigiose di un antico passato storico che risale ai tempi della Magna Grecia e al mito della sirena Partenope. “Così cantava Parthenope, che provava un dolore dolce. La sua voce era una freccia che colpì il mio cuore”, scrisse il filosofo e letterato tedesco J. G. Herder” e mi sembra che questi versi accompagnino da sempre la mia amata città, dolente e bellissima, che affascina ancora e colpisce il cuore di coloro che la visitano. 

Discutendo in famiglia di Napoli, Augias e i soliti cliché, ci siamo ricordati in particolare di un luogo a noi caro: Villa Floridiana, circondata da un magnifico parco, unico polmone verde del popoloso quartiere “Vomero”, situato su una collina dalla quale si gode un meraviglioso panorama. 

Quanti ricordi dei vomeresi sono legati alla Floridiana! Ci si va per generazioni attraverso gli anni e anche la sottoscritta dopo esservi stata con i genitori, in seguito è ritornata là spesso con figli e poi con i nipoti che si divertivano a giocare sotto i raggi del sole sul cosiddetto “pratone”, grande prato verde pieno di fiori e margheritine bianche e gialle in primavera.

Le vicissitudini dell’unico polmone a verde pubblico a disposizione dei circa cinquantamila residenti del quartiere Vomero, il parco della villa Floridiana, tornano alla ribalta delle cronache a seguito dell’ennesima mancata riapertura, dopo che, dal 6 aprile scorso, non è più in vigore l’ordinanza n. 10 del 21 marzo 2021, emanata dal presidente della Giunta regionale della Campania con la quale si disponeva, tra l’altro, la chiusura al pubblico, salvo che nella fascia oraria 7,30/8,30, di parchi urbani, ville comunali, giardini pubblici, lungomari e piazze”. 

https://www.gazzettadinapoli.it/ambiente/floridiana-2021-come-il-2020-ancora-chiusa/

 

Quando leggiamo tali notizie su un parco bellissimo che fa parte della nostra storia, delle nostre memorie di bambini, davvero sentiamo un colpo al cuore! Altro che Augias! E poi basta! Non la smettono di infierire su Napoli nemmeno in un periodo in cui la pandemia ci dovrebbe unire, invece di dividerci. 

Ed ecco in breve la storia di Villa Floridiana, proprietà degli eredi di Cristoforo Saliceti, ministro di polizia del governo murattiano, nel 1817 fu venduta al re Ferdinando IV di Borbone che la donò alla moglie morganatica, Lucia Migliaccio di Partanna, duchessa di Floridia, sposata in Sicilia nel 1814, tre mesi dopo la morte della regina Maria Carolina.  

Tra il 1817 e 1819 la sua ristrutturazione fu affidata all’architetto Antonio Niccolini al quale si devono il rifacimento in stile neoclassico della palazzina, i giardini all’inglese, ampi prati, variopinte aiuole, zone “a boschetto”, terrazzamenti digradanti verso il mare, un teatrino, un tempietto ionico, grotte per animali esotici.

La pianta del Niccolini, conservata al Museo di San Martino, mostra la trasformazione del vecchio casino Saliceti in un edificio con corpo centrale rettangolare e due bracci perpendicolari e simmetrici. La facciata meridionale su tre livelli, per attenuare la forte pendenza del terreno, poggia su un basamento in pietra lavica con una scalinata marmorea a doppia rampa che si apre sul magnifico panorama della città. 

Nel 1826 dopo la morte di Lucia Migliaccio, la villa e il parco subirono varie trasformazioni da parte degli eredi fino al 1919, quando la Villa venne acquistata dallo Stato e destinata a sede museale. 

Dal 1931 Il Museo Duca di Martina in effetti ospita una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative (con oltre seimila opere di manifattura occidentale ed orientale, in particolare meravigliose ceramiche, databili dal XII al XIX secolo), appartenente a Placido de Sangro, duca di Martina e donata poi nel 1911 alla città di Napoli dai suoi eredi.

Il duca, nato a Napoli da Riccardo e Maria Argentina Caracciolo, dopo l’unità d’Italia si trasferì a Parigi dove iniziò ad acquistare oggetti d’arte dai maggiori collezionisti europei, inviandoli nella sua residenza napoletana di piazza Nilo. Quando morì nel 1881, il suo unico figlio ereditò l’intera collezione che nel 1891 passò al nipote, conte dei Marsi. Infine Maria Spinelli di Scalea, moglie del conte, la donò nel 1911 alla città di Napoli. 

 

L’odierno Museo si sviluppa su tre piani: 

1) Piano Terra, includente oltre ad alcuni dipinti, avori, smalti, tartarughe, coralli e bronzi di epoca medioevale e rinascimentale, maioliche rinascimentali e barocche, cristalli dei secoli XV- XVIII, mobili e oggetti d’arredo; 

2) Primo Piano, con la raccolta di porcellane europee del XVIII secolo (importanti manifatture: Meissen, Doccia, Napoli e Capodimonte, porcellane francesi, tedesche ed inglesi); 

3) Piano Seminterrato, in cui è stata riallestita di recente la sezione di oggetti d’arte orientale, tra cui notevole è la collezione di porcellane cinesi di epoca Ming (1368- 1644) Qing (1644- 1911) e Giapponesi Kakiemon ed Imari.

Questa in breve la storia di Villa Floridiana, luogo caro al nostro cuore, un luogo che merita di essere visitato, quindi riaperto al pubblico e curato come merita. Per maggiori dettagli, si consiglia di consultare il seguente sito:  http://www.polomusealecampania.beniculturali.it/index.php/il-museo 

 





18/4/2021
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