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Calcio
Coraggio, giochiamo con Osimhen
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 19.08.2020)

È cominciato il campionato dell’emergenza da Covid-19 e stadi chiusi. Si spera di andare sino in fondo senza le strampalate innovazioni che vorrebbero rendere più interessante il torneo.



 



L’ingresso dei fondi di investimento porterebbe denaro fresco (1,5 miliardi l’anno) per rianimare il baraccone afflitto da 4 miliardi di debiti promettendo di vendere meglio il prodotto-calcio italiano. 



 



Quale prodotto? Il gioco è quello che è, bocciato ripetutamente in Europa, e lo spettacolo è assente. A parte l’Atalanta, godibili nel campionato scorso il Sassuolo e il Verona, tutte squadre sconosciute al mercato mondiale.



 



Che cosa vogliamo vendere? Ronaldo? Vidal? Milik? Arthur? Muriqi? Cornelius? Dzeko? Non c’è più un fuoriclasse che voglia venire a giocare in Italia. Non li attraggono i club e le casse povere dei club. Il mercato muove giocatori anziani, sbandierati come colpi di grande effetto. Fumo negli occhi. Si sprecano paginate di giornali e trasmissioni televisive.



 



Gli stadi rimangono chiusi (la Regione Emilia-Romagna ha concesso mille spettatori al Tardini per Parma-Napoli) e i danni della pandemia saranno ancora notevoli. Per i contagi che aumentano in tutta Europa sono maggiormente a rischio le Coppe europee. Sarà possibile andare a giocare in Francia, Spagna, Inghilterra?



 



Gli stadi chiusi e il calo dei telespettatori delle partite a pagamento stanno prosciugando l’entusiasmo per il calcio. Una indagine dell’Associazione dei club europei, riportata da Maurizio Crosetti su “La Repubblica”, ha svelato che il 27 per cento dei giovani fra i 16 e i 24 anni non ha nessuno interesse per il calcio e il 13 per cento addirittura lo odia (totale 40 %). 



 



Si sta aprendo un vuoto alle spalle dei tifosi che ancora seguono il pallone, poco incoraggiati peraltro dalle partite spesso noiose e dalla monotonia dei soliti noti, tra risultati e protagonisti.



 



Riparte un campionato nel segno dell’Inter dell’esagerato Conte e della Juventus del pivello Pirlo. La squadra milanese si sostituisce al Napoli, unico vero antagonista del predominio juventino nella stagione dei 91 punti di Sarri. 



 



Il Napoli, imprudentemente segnalato l’anno scorso in corsa per lo scudetto, forse in omaggio ad Ancelotti, ora viene degradato nelle “griglie” di partenza sino al sesto posto. Si spera che la previsione, sbagliata per il campionato scorso, sia sbagliata anche per questo e che il Napoli possa sorprendere.



 



L’obiettivo della squadra azzurra resta la conquista di un posto-Champions. Viene dato per scontato che Juventus, Inter e Atalanta si papperanno i primi tre posti. Resta una casella a disposizione. Il Milan, sullo slancio del post-lockdown, viene dato in vantaggio su Napoli, Lazio e Roma. C’è un largo scetticismo sul Napoli proprio a Napoli. Fuori, la squadra di Gattuso gode di maggiore considerazione. E’ il vecchio vizio locale di noi criticoni in partenza.



 



Non c’è dubbio che Gattuso abbia un po’ di problemi. Il mercato resterà aperto sino al 5 ottobre, un pazzia obbligata per l’intervallo minimo, 47 giorni, tra la fine del campionato scorso e il nuovo.



 



Koulibaly resta? Maksimovic firma per restare? La difesa è il primo problema. A centrocampo, la permanenza di Fabian Ruiz e Zielinski impone il 4-3-3 con lo spagnolo e il polacco sulla linea mediana, Demme in mezzo. Il 4-3-3 escluderebbe l’impiego contemporaneo di Osimhen e Mertens a meno di avere una squadra totalmente sbilanciata in avanti con Mertens all’ala destra (come nella nazionale belga). 



 



Poiché il precampionato è stato brevissimo e sono stati pochi i test di prova, il cantiere azzurro (non meno di tutti gli altri della serie A) è apertissimo. Dal dualismo Osimhen-Petagna Gattuso dovrà trarre il meglio (staffetta annunciata?). Per il 4-2-3-1 servirebbe un incontrista a centrocampo con Demme, ma la formula escluderebbe Fabian Ruiz e Zielinski. Un bel rompicapo.



 



Il Napoli comincia stamattina a Parma nell’anticipo delle 12,30. L’anno scorso, il Parma è stato la bestia nera di Gattuso. Contro gli emiliani perse al San Paolo (1-2) alla prima partita sulla panchina azzurra e perse anche al Tardini (ancora 1-2) nel match di ritorno che valse ai parmensi la salvezza matematica.



 



Al Parma è cambiata la proprietà con l’ingresso nel calcio italiano dell’ultimo americano, l’imprenditore dello Iowa Kyle Krause, 57 anni, patrimonio di tre miliardi di euro, che ha rilevato il club per 65 milioni. 



 



È cambiato l’allenatore da D’Aversa a Liverani. La squadra non è cambiata (ha perduto Kulusevski, il gioiello dell’Atalanta dirottato alla Juventus per 35 milioni). Il Parma gioca col 4-3-1-2, Kucka trequartista, Gervinho e Inglese le punte (il napoletano Sepe in porta).



 



La prima partita è sempre un’incognita, ma il Napoli non può fallire l’en plein. Osimhen s’è preso il numero 9. Tifo per lui, spero che giochi.



 



 





19/9/2020
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