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Calcio
Benvenuto, Osimhen
di Mimmo Carratelli
(da: Corriere dello Sport del 08.09.2020)
Benvenuto Osimhen, gazzella presidenziale, ragazzo che porti l’allegria nelle gambe da fenicottero, il biondo spruzzato sui capelli d’Africa, quella vita bambina agli angoli delle strade di Lagos a vendere acqua, sei fratelli, la malaria e gli stenti, il pallone che ti porta in Europa e il calcio che diventa il paradiso.

Benvenuto Osimhen, con questo bel nome musicale e affermativo, ragazzo sorridente col vento leggero della gioventù sul viso in questo paese vecchio e di vecchi centravanti. Benvenuto, bambino del gol.

Arrivi di corsa dall’uomo barbuto Gattuso e dal maestrino Mertens, che ti darà ripetizioni di calcio furbo e frizzante, e sei già nel cuore grande e generoso del golfo che molto ama e vive di sogni.

Sei il nuovo sogno azzurro dopo esserti buttato anima, corpo e gol in queste prime esibizioni da ragazzo che brucia subito corsa ed energie per meravigliare e conquistare.

E hai sciorinato, nelle fulminee partenze, il repertorio arrembante di centravanti agile e forte, mettendo in porta palloni di rapina e di destrezza, un incendio di entusiasmo, credendo di poter volare, giusta la canzone del batterista di Chicago, Robert Kelly, che ti piace tanto.

Ma, accidenti, hai acceso il fuoco troppo grande e immediato per poter durare. L’uomo barbuto Gattuso e il maestrino Mertens ti insegneranno a non bruciare il cuore subito oltre l’ostacolo.

Le partite durano novanta e più minuti e bisogno arrivare bene fino in fondo. Non essere smodatamente ghiotto e precipitoso.

Disperso il Napoli di Benitez, il Napoli è alla ricerca di una nuova identità, ballando tra due moduli tattici che intrigano. Abbiamo in effetti una squadra “da costruire”, non è stato possibile ieri, sarà domani, Gattuso è impegnato in un duro lavoro.

Ci vorranno pazienza, tenace, sacrificio. Non basteranno i fuochi artificiali. Il bambino Osimhen dovrà diventare adulto cibandosi della stramaledetta tattica che molto ridurrà i suoi slanci e il suo spirito d’avventura.

Il campionato italiano non è un film per Indiana Jones. Molto Osimhen dovrà imparare dopo le esperienze in Germania e Belgio. Perciò calma, come gli ha suggerito Gattuso.

Però, maledetti paletti tattici, non spegniamo l’allegria di questo nigeriano di belle speranze che ha nelle gambe e nel cuore l’arteteca del pallone giocato per strada e sui campetti degli oratori come si usava una volta e sbocciavano campioni e non i robot di questo calcio anonimo e perfettino allenato dagli algoritmi, un calcio triste che si corre.

8/9/2020
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