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Calcio
Il problema degli azzurri è il gol
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 19.97.2020)
Due pareggi consecutivi (2-2 Milan, 1-1 Bologna) e i dottori accorrono al capezzale del bamboccione azzurro. La difesa prende troppi gol, è la diagnosi.

No, il problema è che il Napoli fa pochi gol. I 44 gol al passivo sono appesantiti dalle sette reti (3 Fiorentina, 4 Juventus) beccati nelle prime due giornate ai tempi della confusione ancelottiana. Due volte, poi, il Napoli (con Gattuso) ha preso tre gol, dall’Inter e dal Lecce al San Paolo. In quindici partite su 33 ha subito un solo gol.

Certo, si può discutere sulle distrazioni difensive del Napoli con la porta imbattuta in sole sei partite su 33. Ma è in attacco che la squadra ha perso la sua forza. Normalmente, il Napoli costruisce molto, tira molto e realizza poco. A Bologna, la miseria di tre tiri nella porta di Skorupski. È in attacco il “male” del Napoli.

A Bologna, un doppio schieramento offensivo. Prima con l’inedito trio Politano-Milik-Lozano (gol di Manolas) che ha fallito perché Milik è ormai un “estraneo” e Lozano non gioca in spazi larghi nei quali va via con la sua velocità.

Poi con i tre moschettieri Callejon-Mertens-Insigne (zero gol) quando però il Bologna con opportuni innesti a centrocampo s’è preso il match fino a sfiorare la vittoria negli ultimi dieci minuti (il pari di Barrow, l’occasione-gol sfuggita a Palacio, il palo di Danilo). Sei attaccanti, zero gol.

Si ripropone il problema che era di Sarri. Devono giocare sempre gli stessi? I tre dell’attacco devono essere “quelli” che hanno intesa, movimento e schemi collaudati? Si parla molto non del campionato, andato in malora con i 21 punti di Ancelotti in quindici partite e la partenza-disastro di Gattuso (5 sconfitte nelle prime otto del nuovo tecnico), ma del “sogno” dell’8 agosto a Barcellona.

Il Napoli che frena preoccupa per la Champions. Ma a Barcellona, dopo l’1-1 del San Paolo, conterà molto segnare perché anche una super-difesa da zero a zero consegnerebbe la qualificazione ai catalani (che restano favoriti nonostante il gran caos di quest’anno).

Dunque, è l’attacco la nota dolente. Perso per perso Milik, complicato l’inserimento di Lozano, c’è una soluzione? I tre piccoletti? Ma quanto devono giocare in questo scorcio di campionato a tamburo battente per non arrivare sfiatati in Spagna?

Sono pochi i gol dei centrocampisti (7) che si inseriscono raramente in zona-gol, eppure Fabian Ruiz (2 gol) e Zielinski (2) hanno un tiro eccellente, ma non cercano mai la mattonella per colpire da fuori area. Segnano di più i difensori (8 gol). I sette attaccanti che si sono alternati hanno un bottino di 37 reti (poco più degli atalantini Muriel e Zapata) su 53 totali, sette centri nelle ultime cinque partite.

Arriva l’Udinese ed è una partita-trappola. La squadra friulana (+7 sulla zona-retrocessione) gradirebbe far punti per mettersi tranquilla (giovedì 23 le tocca la Juventus, poi Cagliari, Lecce e Sassuolo). Non è con l’acqua alla gola, ma vorrebbe sfruttare la frenata del Napoli.

L’Udinese viaggia alla media di poco meno di un punto a partita. È formazione agile che fa un buon gioco. Fuori casa ha fatto quattro colpacci, tre su campi di fondo-classifica (3-1 Genoa, 1-0 Lecce, 3-0 Spal), l’altro contro la Roma dissestata di Fonseca (2-0).

Giocherà al San Paolo senza eccessive pressioni e con qualche individualità decisiva (de Paul, Fofana, Lasagna, Nestorovski). Il 3-5-2 di Gotti punta a ingabbiare il Napoli chiudendo soprattutto le fasce esterne.

Musso, il portiere argentino (1,91), è di prim’ordine. La difesa è un reparto di marcantoni, De Maio 1,90, Becao 1,91, Nuytinck 1,91. Bisogna infilarli con palla bassa e veloce.

Il Napoli ha bisogno di darsi una scossa per recuperare convinzione e gol pensando sempre al Barcellona.

19/7/2020
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