Calcio
Stasera Genoa - Napoli
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 08.07.2020)
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Senza respiro giocando ogni tre giorni e con una classifica che al Napoli non offre più emozioni e traguardi. In queste condizioni, Rino Gattuso va coltivando un sogno. Ambizioso e difficile. Dare al Napoli la mentalità vincente delle grandi squadre attraverso il lavoro, il sacrificio, l’impegno continuo.
Ci tentò una volta Vinicio con il suo Napoli degli irriducibili. Durò un anno. Ci ha provato Benitez arricchendo il Napoli di un gran numero di giocatori di livello. A suo modo ci è andato vicino Sarri col martellamento di allenamenti ossessivi.
Gattuso non ha la “
rosa” di Benitez e non è ossessionato dalla “
grande bellezza” di Sarri. Ma ha capito che il Napoli non può continuare a giocare ai margini delle grandi squadre. Deve essere una grande squadra. Neanche con Maradona il Napoli ebbe una reale mentalità vincente pur avendo il migliore dei vincenti: nei sette anni di Diego, vinse solo due scudetti e fece da comparsa in Europa.
La storia del Napoli è quella di una grande squadra dei sogni. Grandi imprese solitarie, grandi cadute. Come può pensare Gattuso a un’impresa mai provata a Napoli e che, a Napoli, è stata sempre “
sconsigliata” da fattori ambientali, dal clima, dalla diffusa mentalità cittadina, dal vittimismo storico, da una emotività negativa?
Al suo primo ingaggio da tecnico ad un certo livello, tralasciando l’esperienza nella casa madre milanista, Gattuso punta a una carriera di prestigio superando l’abusata etichetta fissata nel soprannome di Ringhio e dalla carriera di giocatore generoso ma tecnicamente limitato.
Napoli è il posto più difficile dove inseguire il suo sogno. Ma Rino viene da una scuola e da un ambiente, il Milan di Sacchi, che gli apre un orizzonte ampio. Ha un bagaglio di esperienza in quel Milan che lo spinge in alto. E a Napoli non vuole essere un allenatore “
di passaggio”.
Il vantaggio, oggi, è che il Napoli è retto da un abile e concreto imprenditore di calcio. De Laurentiis, con tutti i noti limiti caratteriali e in un calcio profondamente cambiato in cui agisce però da sicuro protagonista, potrebbe risultare l’asse portante di un Napoli non più lunare e stralunato.
Già in questi anni il Napoli è stato alto in classifica e presente in Europa. Gli è mancato l’ultimo salto, gli sono mancati la ferocia agonistica e il rigore di spogliatoio tipici della storia juventina, un modello inequivocabilmente vincente.
Per arrivare a tanto, DeLa pensò ad Ancelotti, ma l’esperimento è fallito per difetti di tutti gli attori. Gattuso non ha il carisma e, ovviamente, l’albo d’oro di Ancelotti, ma a Napoli si gioca la sua carriera di allenatore che è ancora acerba.
A Napoli vuole “
crescere” e far “
crescere” il Napoli liberandolo dai limiti storici. Intanto, con la “
rosa” che ha, si impegna strenuamente a trasmettere al gruppo quella mentalità vincente del Milan di Sacchi pretendendo continuità di sacrificio e di impegno fondamentali del “carattere” di grande squadra e che, in questo scorcio di campionato in cui il Napoli non ha più niente da guadagnare, risulta ancora più probante. Gattuso sollecita (la ramanzina di Bergamo) e vuole valutare il livello di tensione del gruppo senza obiettivi immediati, premessa di un futuro stabilmente di vertice.
Ecco perché anche stasera, da questa partita col Genoa a Marassi, in cui la squadra ligure in lotta per la salvezza ha più concreta motivazione, Gattuso pretende dal Napoli una risposta positiva. La squadra deve imparare a non mollare mai.
È evidente che, in futuro, non basterà trasmettere alla squadra la mentalità vincente. Per averla del tutto, occorreranno giocatori vincenti, giocatori leader, campioni di provata esperienza, l’ulteriore passo perché il sogno napoletano di Gattuso diventi realtà. E così la palla passa a De Laurentiis.