Calcio
A Milik piace Giulietta
di Mimmo Carratelli
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Due calci d’angolo pennellati da Politano e da Ghoulam mandano in gol Milik (38’) e Lozano (90’) e il Napoli fa 2-0 sul campo del Verona. Settima vittoria di Gattuso in campionato con un Napoli che fuori casa conquista 25 punti (in casa 17).
Stavolta niente difesa e contropiede, ma partita giocata ampia, propositiva, con gran movimento senza palla almeno per un’ora quando hanno retto le energie.
È stato un bel Napoli contro un Verona che non s’è mai arreso e ha tentato di sfondare sugli esterni con Lazovic a sinistra e Faraoni a destra. Ma Koulibaly ha messo il bavaglio a Di Carmine (due gol, sabato, al Cagliari) e Maksimovic, meno pressato, si è limitato a soffiare una palla-gol a Pazzini nel finale.
Zielinski è stato il gran protagonista della trasferta veronese. Elegante, incisivo, sempre in movimento, ha portato palla continuamente in attacco.
Gattuso disegna un Napoli molto propositivo (4-1-3-2) con Demme davanti alla difesa, centrocampo con Politano, Allan e Zielinski, Milik più punta di Insigne. Il Verona risponde con marcature a uomo.
Verre scherma Demme, Veloso subisce la superiorità di Zielinski, Amrabat viene fuori alla distanza creando qualche problema ad Allan. Insigne arretra sulle discese di Faraoni e così fa Politano, sull’altro lato, sulle puntate di Lazovic.
Otto del Verona hanno giocato tre giorni prima il recupero contro il Cagliari (2-1): Rrahmani, Kumbulla, Empereur, Faraoni, Amrabat, Lazovic, Verre, Di Carmine. Il Napoli ha giocato cinque giorni dopo la finale di Coppa Italia. Il Verona è stato bene in gara. Pressing costante, ma la superiorità tecnica del Napoli è stata evidente.
Il Napoli insegue il sogno di strappare all’Atalanta il quarto posto-Champions. Ha ridotto le distanze a nove lunghezze, ma la squadra bergamasca deve ancora giocare (stasera ospita la Lazio).
Gattuso non vuole mollare niente. Il campionato deve avere ancora un senso per il Napoli. In ogni modo, bisogna stare in palla perché c’è un altro sogno, la finale di ritorno col Barcellona in Spagna a inizio agosto, ottavi di finale di Champions dopo l’1-1 al San Paolo.
Il Verona si divora un gol a inizio partita quando il cross di Faraoni supera Ospina in uscita e Verre, davanti alla porta vuota, di petto alza sopra la traversa (22’).
La partita la fa il Napoli col super Zielinski, con Demme motorino di centrocampo, con Di Lorenzo e Hysai che spingono sulle fasce e Insigne che arretra ma è prontissimo nel ribaltare il fronte.
Il Verona controbatte verticalizzando il contro-attacco, ma è gelato dal colpo di testa di Milik sul corner di Politano (38’).
Il Napoli gioca con convinzione, il movimento di tutta la squadra è ampio, gli inserimenti offensivi dei centrocampisti sono puntuali. In tutta la partita, Ospina ha dovuto fare due soli interventi di rilievo: la deviazione in corner sul tiro velenoso di Veloso (43’) e la coraggiosa uscita alta su Di Carmine (57’).
La squadra azzurra ha tenuto un leggero vantaggio nel possesso-palla (52 per cento), è andata al tiro nove volte (sette nello specchio) contro le dieci conclusioni del Verona (sei inquadrando la porta di Ospina).
Il primo tempo è stato nettamente in pugno al Napoli. Il Verona ha avuto una seconda occasione quando, sullo 0-1, Faraoni di testa andava in gol, ma il Var annullava la decisione dell’arbitro Pasqua (che aveva convalidato la rete) rilevando un fallo di mano di Zaccagni sul cross (gli azzurri avevano protestato). Eravamo nel secondo tempo (61’). A bordo-campo s’apriva una partita polemica fra i due allenatori, Gattuso e Juric.
I cambi ridavano energia al Napoli. Al 66’ Fabian Ruiz per Allan e Ghoulam (fuori da ottobre) per Hysaj che si molto prodigato nelle proiezioni offensive.
Sul filo del minimo svantaggio, Juric ritoccava l’attacco col velocissimo Salcedo a sinistra al posto di Zaccagni e con Pazzini per Di Carmine (70’).
Gattuso rispondeva con Mertens per Milik e Lobotka per Demme al lumicino delle energie. Mertens è rimasto un po’ fuori partita con un paio di errori in appoggio e palla persa.
La novità nel finale è stata Lozano per Politano (84’), mentre il Verona sostituiva Verre con Pessina (77’) e cercava forze nuove in attacco con Stepinski (attaccante) per Amrabat (centrocampista) e Di Marco per Lazovic (84’).
Il Napoli arretrava difendendo però con ordine, Koulibaly imbattibile.
Insigne tentava un paio di conclusioni e arrivava il raddoppio sul corner di Ghoulam e il colpo di testa di Lozano ad accompagnare la palla in rete (90’).
Lozano ha avuto così un po’ di spazio. Gattuso ha detto che con queste partite ogni tre giorni andrà in campo tutta la “
rosa”, perdonato Lozano da qualche indolenza negli allenamenti. Il perdono al messicano sarebbe stato completo se avesse messo dentro il tre a zero sull’invito irresistibile di Insigne, ma tutto solo davanti a Silvestri concludeva fuori a fil di palo (92’).
Lobotka non ha fatto rimpiangere Demme giocando pochi palloni ma con giudizio. Nelle note positive c’è da registrare il pieno rilancio di Politano (Callejon è rimasto in panchina) e il ritorno di Ghoulam.
Il Napoli è sembrato bene in salute e in palla. Il Bentegodi, dove ha perso la Juventus (1-2), non era un campo facile.
BENTEGODI
Il Verona ha costruito la sua eccellente classifica in casa (21 punti) rispetto ai 17 punti in trasferta. A Verona, il Napoli in serie A ha colto 10 vittorie, 7 pareggi, 10 sconfitte. Ha vinto nelle tre ultime trasferte al Bentegodi: ieri dopo il 3-1 del 19 agosto 2017 e il 2-0 del 22 novembre 2015. L’ultima vittoria veronese al Bentegodi contro il Napoli è il 2-0 del 15 marzo 2015, doppietta di Toni.
GARELLIK
Più che un portiere, un respingente. Così Antonio Sibilia, presidente dell’Avellino, definì Claudio Garella. Torinese, fisico imponente, alto 1,90, peso forma 94 chili, giunse al Napoli dopo le sei stagioni di Castellini. Arrivò all’età matura dei trent’anni. Parava con tutto il corpo, con le mani, i piedi, le braccia, il petto e qualche volta, clamorosamente, col fondoschiena.
Lo scelse Allodi su suggerimento di Maradona. Rimase nel Napoli tre stagioni, giocando 88 partite. Vinse uno scudetto e una Coppa Italia. Fu battezzato Garellik perché volava e parava.
Figlio di un operaio della Michelin, aveva scelto di fare il portiere per vocazione. Disse lo scrittore napoletano Mimì Rea che andava allo stadio a vedere il Napoli di Maradona: “
Garella è un portiere che ha sdrammatizzato il ruolo del portiere. Del portiere non ha neanche le mani che usa pochissimo. Para come un maggiordomo, a volte scivolando col vassoio in mano”.
Nell’anno dello scudetto (1986-87), fece una parata decisiva a Como, su tiro di Todesco, alla terzultima giornata. Il Napoli strappò il pareggio (1-1) e si mise tre punti avanti all’Inter filando verso lo scudetto. A Udine, mentre era a terra salvò la porta con una rovesciata.
Giocava indossando un maglione rosso che gli aveva portato fortuna a Verona nel campionato dello scudetto veronese. Riteneva che gli attaccanti ne fossero un po’ stregati. Capofila nella “
rivolta dei quattro” contro Bianchi, fu ceduto alla fine della stagione 1987-88.
CAMPIONI
L’arrivo di Maradona a Napoli (1984-85) coincise con la conquista dello scudetto da parte del Verona. La squadra scaligera, allenata da Osvaldo Bagnoli, vinse il campionato con 43 punti in trenta partite (due punti a vittoria), precedendo di 4 punti il Torino allenato da Radice e di 5 l’Inter di Castagner.
Il Verona cominciò la sua galoppata di 15 vittorie, 13 pareggi e 2 sconfitte debuttando al Bentegodi proprio contro il Napoli di Diego (3-1). Nel ritorno fece 0-0 al San Paolo.
Il Verona condusse tutto il campionato in testa. Batté in casa 2-0 la Juventus di Trapattoni, campione d’Italia in carica, e fece 1-1 a Torino. Perse una partita al Bentagodi (1-2 col Torino) e una fuori casa (1-2 ad Avellino).
La formazione titolare: Garella; Volpati, Marangon; Tricella, Fontolan, Briegel; Fanna, Bruni, Galderisi, Di Gennaro, Larsen. Giocarono anche Ferroni, Turchetta, Sacchetti, Donà, Marangon II, Spuri.
Lo scudetto del 1985 è l’unico trofeo nella bacheca veronese. Luciano Marangon aveva giocato nel Napoli nel campionato 1980-81. Claudio Garella si trasferì al Napoli l’anno dopo e vinse in maglia azzurra lo scudetto 1986-87.
EUROPA
Lo scudetto del 1985 ammise il Verona a giocare la Coppa dei campioni. Allora, il torneo partiva dai sedicesimi di finale con eliminazione diretta. Il Verona eliminò i greci del Paok, 3-1 in casa, 2-1 fuori.
Negli ottavi gli toccò la Juventus, vincitrice della Coppa l’anno prima nella finale dell’Heysel. Il Verona fece 0-0 al Bentegodi. Il ritorno, a Torino, fu giocato a porte chiuse proprio per gli incidenti dell’Heysel.
I veronesi accusarono l’arbitro francese Robero Wurtz di avere favorito la Juventus. La Juve andò in vantaggio con un rigore di Platini (19’) e molti annotarono che Briegel aveva colpito la palla con il petto, non con il braccio.
Il raddoppio juventino venne da un colpo di testa di Aldo Serena (50’) su assist di Mauro che, secondo le cronache del tempo, aveva fatto fallo su Tricella. Il dopo-partita fu un putiferio negli spogliatoi. Intervennero i carabinieri e Osvaldo Bagnoli disse: “
Se cercate i ladri, sono nell’altra stanza” indicando lo spogliatoio juventino. In campionato il Napoli si piazzò decimo.
BAGNOLI
Milanese di periferia (Bovisa), Osvaldo Bagnoli ha giocato da ala-centrocampista nel Milan, nel Verona, nell’Udinese, nel Catanzaro, nella Spal, finendo la carriera in serie C col Verbania a 38 anni.
Dopo essere stato vice-allenatore al Verbania e alla Solbiatese, ha esordito da titolare in panchina col Como, quindi Rimini, Fano, Cesena, Verona (dal 1981 al 1990), Genoa e Inter (1992-93 secondo posto, 1993-94 tredicesimo).
Prima dello scudetto 1985, il Verona di Bagnoli giocò due finali di Coppa Italia (1983 contro la Juventus: 2-0 al Bentegodi, 0-3 ai supplementari a Torino; 1984 contro la Roma: 1-1 in casa, 0-1 fuori).
In Europa, raggiunse i quarti di finale della Coppa Uefa 1987-88, eliminato dal Werder Brema (0-1 a Verona, 1-1 in Germania). Osvaldo Bagnoli ha 85 anni.
VERONA-NAPOLI 0-2 (0-1)
NAPOLI (4-1-3-2): Ospina; Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Hysaj (66’ Ghoulam); Demme (72’ Lobotka); Politano (84’ Lozano), Allan (66’ Fabian Ruiz), Zielinski; Milik (72’ Mertens), Insigne.
VERONA (3-4-2-1): Silvestri; Rrahmani, Kumbulla, Empereur; Faraoni, Veloso, Amrabat (84’ Stepinski), Lazovic (84’ Di Marco); Verre (77’ Pessina), Zaccagni (70’ Salcedo); Di Carmine (70’ Pazzini).
ARBITRO: Pasqua (Tivoli).
RETI: 38’ Milik, 90’ Lozano.