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Calcio
Koulibaly il guerriero col viso di bambino
di Mimmo Carratelli
(da: Guerin Sportivo luglio 2020)
Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa.

Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che cominci a correre.

Kalidou Koulibaly racconta questa storiella africana al figlio Seni, che è il diminutivo di Senegal, nato a Napoli, oggi ha quattro anni. E il figlio Seni chiede: “Papà, tu sei il leone?”. E papà Kalidou risponde: “No, io sono la gazzella”. E Seni rimane deluso e dice: “Papà, tu sei il leone”. E Kalidou spiega: “Vedi, Seni, io sono la gazzella e ti dico perché”. Seni protesta perché papà Kalidou non gli sembra proprio una gazzella. “Tu sei il leone” insiste.
E Kalidou gli racconta questa storia: “Un campo di calcio è come l’Africa e ci sono leoni e gazzelle. I leoni corrono per far gol e devono correre più delle gazzelle per riuscirci. La gazzella deve correre più del leone per impedirgli di far gol. In ogni caso, l’importante sul campo di calcio è che devi correre”.

Seni non sembra convinto e ripete: “Papà, tu sei il leone”. E allora Kalidou acconsente: “Va bene, Seni, io sono il leone, ma devo correre sul campo come una gazzella”.

Koulibaly è un immenso senegalese nato a Saint-Dié-des-Vosges sul lembo orientale della Francia, papà operaio, mamma cameriera, immigrati. Il Senegal è nel suo cuore. Se si guarda una cartina geografica, l’Africa ha quasi la forma di un cuore. Non esiste una saudade africana, ma un senso di appartenenza. L’Africa è un sentimento. È la grande mamma che non hanno né gli europei, né gli americani, tanto meno gli asiatici. È un vento lontano. Un infinito lontano. È l’origine del mondo.

È per questo che Kalidou Koulibaly ha una fierezza africana addolcita da un carattere mite. È per questo che è un difensore buono. È per questo che è più gazzella che leone. Sovrasta gli avversari, non li spezza. Quel fallo da ultimo uomo su Simeone a Firenze non fu cattivo, ma maldestro. 

Sollevò la gamba destra per arrivare al pallone, invece la allungò sul petto del ragazzo argentino che gli correva al fianco. Non fu un gesto per far male. Non colpì duramente l’attaccante, lo ostacolò. Mazzoleni gli mostrò il cartellino rosso. Kalidou piegò la testa senza protestare. Conosce le regole, non è un ribelle.

Koulibaly ha un viso di bambino, un viso tondo di bambino buono, che non si altera mai. Non tradisce lo sforzo degli interventi acrobatici, ma neanche la gioia dei colpi perfetti. Nei duelli aerei, Kalidou non spinge cercando nell’anticipo e nell’altezza vincente un gesto pulito. 

Non è un difensore rissoso e non assesta mai colpi proibiti. La grinta gli è sconosciuta, quel limite che da ragazzo gli ha impedito di affermarsi subito, un difensore corretto non è il massimo. Commesso un errore, non cerca un rimedio immediato e scorretto sull’avversario. Superato, si porta le mani al viso, ma non è un gesto di disperazione e di delusione, è un gesto pacato di contrizione, di pentimento. 

Accetta d’essere battuto senza reagire scompostamente. Un guerriero tranquillo dai gesti semplici ed essenziali. Quando porta la palla avanti, Kalidou ha un impeto misurato. Non travolge, avanza. Ha sempre un atteggiamento moderato. È il suo calcio che non cerca la scena.

Un giocatore dalla grande forza interiore, questo è Kalidou Koulibaly. Un re maestoso che assorbe i “buuu” razzisti. All’Olimpico, Irrati sospese per cinque minuti il match fra Lazio e Napoli, Kalidou bersagliato dai “buuu”. A fine partita, Koulibaly regalò la sua maglia a un bambino. Una risposta tenera, una tolleranza da papà alle offese dagli spalti. Il tollerante, maestoso, buon Kalidou.

Lo stiamo perdendo a Napoli dopo sei stagioni in maglia azzurra? È arrivata l’ora dei saluti? Il coronavirus ha spezzato il campionato e ha lasciato tutto in sospeso, chi andrà e chi verrà, e come sarà il prossimo Napoli, il prossimo senza Koulibaly.

L’estate scorsa De Laurentiis l’ha trattenuto portandogli lo stipendio a sei milioni, il top degli azzurri, e piazzando una clausola rescissoria da 150 milioni per i club esteri. Insistevano per averlo i due Manchester, il Liverpool e, in Francia, il quotidiano “Le Parisien” rivelava che Kalidou aveva comprato casa (quattro milioni, sei stanze) a Parigi, con vista spettacolare sulla Torre Eiffel. Lo voleva il Paris Saint Germain per sostituire Thiago Silva giunto ai 35 anni.

Poiché si parlava di una cessione per cento milioni, dopo la precedente stagione da miglior difensore d’Europa, Koulibaly, preso per 8,5 milioni nel 2014 dal Genk, sarebbe stato l’ennesimo affare di De Laurentiis, il più ricco e abile gestore di plusvalenze, 47 milioni ricavati tra l’acquisto e la cessione di Cavani, 25 da Lavezzi, 53 da Higuain (preso dal Real Madrid per 37 milioni e ceduto alla Juventus per 90).

Ora Kalidou dovrà raccontare a Seni e alla sorellina Nessa, sopraggiunta l’estate scorsa, che si può essere gazzella e leone nel calcio, ma anche piccioni viaggiatori, la valigia pronta per una nuova avventura.

Nessa è nata tre giorni prima dell’autogol di Koulibaly a Torino contro la Juve nella disgraziata partita del 31 agosto 2019, la svirgolata spettacolare che scosse la rete di Meret al 92’ condannando il Napoli alla sconfitta (3-4) dopo che gli azzurri avevano rimontato tre gol e Ancelotti godeva. 

Nell’altra porta dell’Allianz Stadium, solo un anno prima, Kalidou aveva compiuto il prodigio di un volo, sulle ali di Sarri, per fiondare il pallone di testa nella porta di Buffon al 90’ regalando al Napoli l’1-0 e il sogno-scudetto, sgonfiatosi sette giorni dopo tra Milano, dove la Juve vinse, e Firenze, dove il Napoli crollò.

Forse, Parigi sarà il miglior posto per Koulibaly. Sua moglie, Charline Oudenot, è francese, bionda e francese, il volto di luna e i capelli d’oro. Si sono conosciuti da bambini a Saint-Dié-des-Vosges dopo essere nati lo stesso giorno e nella stessa clinica della cittadina della Lorena. Scolaro diligente, con qualche difficoltà all’inizio di farcela col pallone, Kalidou pensava di andare all’università, studiare matematica e trovarsi un buon posto in una banca.

Preso al Napoli da Rafa Benitez, il creatore del miglior Napoli di De Laurentiis, dopo tre telefonate del madrileno, le prime due a vuoto perché Kalidou credeva che a telefonargli fosse il suo amico Ahmed, pronto a fargli ogni genere di scherzi, e perciò metteva giù la cornetta. Alla terza telefonata si arrese all’evidenza.

Sarri ne fece un difensore finalmente consapevole delle sue qualità. Di Kalidou l’allenatore del Metz aveva detto: “Koulibaly è una spugna”, volendo dire che aveva una grande capacità di assorbire ogni insegnamento. 

Deve essere stato una grande spugna per assorbire gli insegnamenti martellanti di Sarri.

Non è iniziato bene l’ultimo anno di Koulibaly nel Napoli, forse distratto dalle voci di mercato, complice un infortunio alla gamba destra patito nella gara contro il Parma il 14 dicembre dell’anno scorso (costretto a lasciare il campo dopo cinque minuti di gioco). Fuori per due mesi, quando è rientrato ha accusato una condizione incerta nel Napoli iniziale di Gattuso che stentava parecchio.

Dieci reti all’attivo nelle 233 partite in maglia azzurra, compresa la “doppietta” rifilata al Chievo l’anno scorso, e la macchia del primo autogol a Londra contro l’Arsenal (0-2), meno “dolorosa” di quella successiva a Torino. Koulibaly, semmai dovesse andare, non lascia solo questi “numeri”, ma il passaggio a Napoli di un’atleta leale e generoso, un vero Leone della Teranga, termine senegalese che significa rispetto, cortesia, gioia. I tifosi l’hanno amato subito per la semplicità dei gesti, l’umiltà nell’impegno e la nobiltà africana nel proporsi sulla scena da guerriero silenzioso.

Il Napoli starebbe mirando al sostituto di Koulibaly puntando su difensori giovani e dall’altezza considerevole. Si fanno i nomi di tre ventitreenni: il tedesco Robin Kock (1,90) del Friburgo, valutazione 15 milioni; il belga Jan Vertonghen (1,89) del Tottenham a parametro zero a fine giugno; il serbo Nikola Milenkovic (1,95) della Fiorentina, prezzo 30 milioni.


13/6/2020
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