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Calcio
Silenzio, si gioca
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 13.06.2020)
Rotola, rotola, rotola, strada facendo rotola, rimbalza qua e là. Il Pallone di Gianni Meccia. Dove eravamo rimasti, tre mesi fa e forse più?

In ripresa con Rino Gattuso, dopo un inizio difficile e quattro bei risultati piazzati sul cammino della riscossa: il 2-1 in campionato alla Juventus, l’1-0 alla Lazio nei quarti di Coppa Italia, l’1-1 col Barcellona al San Paolo, l’1-0 di San Siro all’Inter in Coppa. Niente male dopo le cinque sconfitte nelle prime dieci partite di Gattuso. Lorenzo Insigne, con cinque gol, il cannoniere della risalita. Si ricomincia azzerando i ricordi della regular season. Ora è un’altra storia.

Non sarà il silenzio cantatore di Libero Bovio nel San Paolo senza spettatori questa sera contro l’Inter, semifinale di ritorno di Coppa Italia col vantaggio del gol di Fabian Ruiz a Milano, e a noi vecchi cronisti delle maglie azzurre lo stadio di Fuorigrotta vuoto ricorda il “Bernabeu” del 1987 a porte chiuse, era settembre, dove giocò il Napoli di Maradona alla prima Coppa campioni della storia azzurra, il campo madrileno sanzionato dall’Uefa per gli incidenti dell’anno prima nel corso della partita del Real contro il Bayern.

Per il Napoli il calcio riprende con questo bel “botto”, una partita già decisiva per arraffare qualcosa in questa stagione del trapasso da Ancelotti a Gattuso. La Coppa Italia è un traguardo possibile dopo l’1-0 di San Siro. Il Napoli ha due risultati su tre per guadagnarsi la finale della competizione e sarebbe un bel premio per Gattuso che, prima della pandemia, aveva rimesso in sesto la squadra azzurra.

Pesa l’incognita del lungo stop e non si conoscono le condizioni delle squadre e nemmeno l’umore dei giocatori, tuttavia l’importanza del confronto, dentro o fuori la Coppa, dovrebbe garantire una partita “vera”, non una prudente passeggiata per riprendere il gioco.

Niente supplementari, ma calci di rigore direttamente dopo i 90 minuti. Bisogna fare in fretta. Spifferi da Milano riferiscono che Conte rinuncerebbe al collaudato 3-5-2 per un più “costruttivo” 3-4-1-2 piazzando il talento danese Eriksen alle spalle di Mandrake Lautaro e Hulk Lukaku per rifornirli di palle-gol. L’Inter ha un solo risultato utile, la vittoria, ed è comprensibile che armi al meglio le sue bocche di fuoco. Martellerà sulle fasce con Candreva e Young.

Si annuncia un 4-3-3 del Napoli, ma con Callejon l’equilibratore massimo al posto del più annunciato Politano, avremmo un 4-4-2, lo spagnolo sulla linea dei mediani. L’importante è non dare campo all’Inter, che ha un centrocampo robusto, non farla entrare in partita, non aspettarla.

La partita difensiva di San Siro ha fruttato l’1-0 di Fabian, ma adesso è un’altra storia. Giocare per il pari sarebbe pericoloso.

Far paura all’Inter e farle un gol sarebbe una sentenza. Perciò allineati e coperti con i tre re magi all’attacco (Callejon, Mertens, Insigne dei fasti sarriani).

Bisogna andare a scuotere la porta di Handanovic togliendo alla squadra milanese ogni animosità e chance di sorpasso. Un Napoli astuto, con le armi offensive intatte, non una squadra all’arrembaggio. Ci siamo capiti.

C’è Ciruzzo Mertens ingolosito dal trono dei gol, staccando definitivamente Hamsik per balzare alla quota assoluta di 122 centri (sinora 90 reti in campionato, 5 nella Coppa nazionale, 26 in Europa) davanti ad ogni altro cannoniere azzurro di tutti i tempi e vittorie.

Silenzio, si gioca.
13/6/2020
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