Basket
Nostalgia
di Vittorio Cisternino
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Nostalgia. Non certo, banalmente, quella della giovane età. Nostalgia di un basket romantico eppur già professionale e altamente tecnico come quello che in questi giorni si sta rievocando.
Mezzo secolo fa la Partenope prima sponsorizzata Ignis Sud e poi Fides fu protagonista di un fenomeno che sconvolse lo sport italiano.
La stessa Partenope (sezione rugby) pochi anni prima aveva scagliato due fulmini a ciel sereno con gli scudetti dei “
poveri ma belli”.
Il fenomeno Partenope Basket invece fu un miracolo di gestione attirando una potente sponsorizzazione, che permise di fare una forte squadra, e aggiungendovi un fenomeno di pubblico mai visto prima intorno al basket. Dieci e anche dodicimila spettatori al PalArgento sconvolsero l’Italia.
Fra la promozione in A, l’immediato secondo posto e la prima vittoria di coppa Italia del ’68, la scandalosa eliminazione dalla Coppa delle coppe del ‘69 ad Atene, e la vittoria della stessa Coppa l’anno dopo, la Napoli del basket visse i tre anni più entusiasmanti della sua storia.
Era il basket di un solo straniero in campionato, il leggendario Jim Willians, sbarcato due anni prima a Capodichino in giacca e cravatta (altri tempi, altro stile) più uno per le coppe internazionali, Miles Aiken, ex Real Madrid, tutto tecnica e cervello.
C’erano dei campioni venuti dal nord, maturi ma ancora fortissimi, come Gavagnin, Maggetti, Bufalini, Vittori, il “gaucho” D’Aquila, e ben cinque napoletani, sì, quasi mezza squadra.
Da Renato Abbate, play titolare, Antonio Errico, già in nazionale, il fratello Vincenzo, il cecchino in erba Manfredo Fucile che cresceva alla scuola di Paolone Vittori, e infine l’emiliano Chico Ovi.
Infine la guida tecnica di un goriziano, Tonino Zorzi, che aveva smesso di giocare a 27 anni pur con un titolo di capocannoniere della serie A, perché allenare era il suo sogno, e lo realizzò proprio a Napoli dove lo mandò Borghi insieme con i succitati campioni.
Che dire. Dopo la scoppola di Atene dell’anno precedente, nell’edizione 69-70 la Fides fu un carro armato.
Benfica 222-109, a Lisbona sotto gli occhi di Eusebio. Maccabi 173-151, Lokomotiv Zababria 191-164.
Semifinale con uno squadrone, la Dinamo Tiblisi con seconda partita in Georgia. Pericolo. Al PalArgento la Fides vince 86-69 ma nervosamente (forse fantasmi di Atene?), 22 su 38 dalla lunetta, meno del 60%.
È la vera finale, a giudizio di tutti, e la Fides stavolta sgombra ogni perplessità vincendo anche a Tiblisi (88-83).
La finale con Jean d’Arc Vichy, che aveva avuto un percorso molto più agevole, è una passerella.
Nell’andata, a Vichy, lasciati quattro punti ai francesi (60-64) nei secondi finale. Poi il trionfo al PalArgento con una marcia trionfale: 87-65.
È stato il momento più alto per la storia del basket napoletano. Chi è venuto dopo, questa pagina di storia la può leggere o ascoltare.
Chi l’ha vissuta, ce l’ha ancora dentro.
https://www.youtube.com/watch?v=JSlfHZw56cc