Contatta napoli.com con skype

Calcio
Calcio bloccato:
il Napoli al tempo dell’ultima guerra
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 15.03.2020)
La pandemia cancella il calcio. Campionati sospesi in tutta Europa per far fronte al contagio del coronavirus. Colpiti anche alcuni calciatori. Squadre in quarantena. Una crisi senza precedenti. Solo le due guerre mondiali interruppero i campionati.

Il 23 maggio 1915, con la mobilitazione italiana in vista dell’entrate in guerra, venne sospesa quella che si chiamava Prima Categoria con 15 squadre partecipanti in cinque gironi. Il Napoli non era stato ancora fondato e la serie A non era ancora nata. I campionati furono ripresi nel 1919.

Per la seconda guerra mondiale, l’Inghilterra interruppe i campionati nel 1939 dopo tre turni. La sospensione durò sette anni. L’Unione Sovietica interruppe i campionati nel 1941 con l’avanzata delle truppe tedesche nel suo territorio.

Senza alcun paragone col disastro attuale, ecco i ricordi dell’interruzione dei campionati di calcio in Italia nell’ultima guerra con riferimento alle vicende del Napoli negli anni tra il 1940 e il 1945.

Calcio e bombe
Le prime bombe (inglesi) caddero su Napoli il 31 ottobre 1940. Tre giorni prima il Napoli aveva pareggiato con la Juve (2-2) allo Stadio Partenopeo. Era il Napoli allenato da Anton Vojak del trio d’attacco Vojak-Sallustro-Mihalic ai tempi di Garbutt negli anni Trenta.
Nella stagione 1940-41, dimessosi Lauro, il presidente divenne Pasquale Russo di Solofra, industriale delle pelli, con Gaetano Del Pezzo commissario al bilancio che dovette far quadrare i conti perché il Napoli rischiò di essere escluso dal campionato per morosità. La presidenza passò a Tommaso Leonetti.
Arrivarono cinque giocatori dalla Lazio. Uno era uruguayano, il terzino Maximiliano Faotto, 30 anni, e uno argentino, il centravanti Evaristo Barrera, 28 anni, grande e grosso, statico, ma dal tiro potente.
Dopo nove partite, e 17 gol incassati, Sentimenti II, complice la sconfitta casalinga col Livorno, cedette il posto di portiere a Silvano Pipan. Troppo inesperto, Pipan fu a sua volta sostituito da Giacomo Blason prelevato dalla Lazio per 70mila lire. Blason aveva cominciato a giocare da centrocampista prima di sistemarsi tra i pali.
La guerra cominciò a venirci addosso, ma la vita mantenne quasi il suo corso normale. C’era il campionato di calcio, buon segno. A dicembre il bombardamento fu molto pesante. Napoli pullulava di soldati tedeschi.

Il Napoli retrocede
Vojak restò alla guida della squadra nel campionato successivo (1941-42). Debole campagna-acquisti per gli immancabili problemi di bilancio che portarono alle dimissioni del presidente Leonetti. Subentrò come commissario straordinario Luigi Piscitelli.
Gli acquisti di rilievo furono due, il terzino Bruno Berra, 27 anni, giunto dal Milan, e la mezz’ala Andrea Verrina, 22 anni, dal Genoa. Il milanese Bruno Berra formò una formidabile coppia di terzini col vicentino Mario Pretto. Il Napoli aggregò alla prima squadra due giovani napoletani del vivaio, il 18enne Ferdinando Pastore e il 19enne Egidio Di Costanzo.
Il campionato 1941-42 fu un disastro, costellato da batoste inaugurate alla prima giornata dall’1-5 sul campo della Roma di Amadei che vincerà lo scudetto.
Le incursioni aeree presero una loro routine. Prima le bombe centrarono il porto e la stazione ferroviaria. Poi cominciarono a cadere dappertutto. Si giocò al Vomero dove il Napoli vinse la prima partita alla decima giornata. Rimediò altri due 1-5: sul campo dell’Atalanta e su quello dell’Ambrosiana.
Il Napoli cavò poche soddisfazioni da quel torneo: un 4-1 alla Juventus alla penultima giornata. I bianconeri dovettero però rinunciare al portiere Micheloni infortunato. Non erano ammesse sostituzioni e Sentimenti III, mezz’ala, andò tra i pali.
Il Napoli lottò per salvarsi. Il duello fu col Livorno. Retrocedevano due squadre. Una, già condannata, era il Modena. Ultima giornata drammatica col Napoli impegnato sul campo del Genoa e il Livorno su quello del Milan.
Il Livorno vinse sorprendentemente a Milano (2-0). Il Napoli, che arrivò a Genova galvanizzato dal successo sulla Juve, mancò totalmente la prova, battuto per 3-0. Retrocesse col Modena.

La prima volta in serie B
Nella stagione 1942-43, il Napoli giocò per la prima volta in serie B. Il regime fascista impose che si continuasse a giocare per dare l’impressione di una vita normale mentre infuriavano i bombardamenti.
Per il terzo anno consecutivo Antonio Vojak fu l’allenatore del Napoli che ebbe un buon inizio rimanendo imbattuto per sei partite. Le difficoltà a causa della guerra erano tante. Le trasferte erano un’avventura.
La Juventina Palermo non riuscì a concludere il campionato e all’inizio di maggio non scese più in campo. Furono cancellati, per le altre 17 squadre, i risultati che avevano conseguito contro la compagine siciliana. Al Napoli fu tolta la vittoria che pesò sulla classifica finale.
Il Napoli andò a giocare a Pescara perdendo 1-3 (6 dicembre) il giorno dopo che un furioso bombardamento semidistrusse il Palazzo delle poste. Il 7 febbraio, Napoli-Alessandria (2-1) si giocò poche ore dopo un’incursione aerea.
Era assurdo andare avanti, ma il campionato continuò. Domenica 21 febbraio si giocò Napoli-Novara (2-1): al sabato le bombe avevano seminato morte e distruzione in via Duomo, a Forcella, in via Tribunali facendo 186 vittime.
Il 28 marzo il Napoli giocò a Padova (2-1 per gli azzurri). Fu la domenica in cui, nel porto, saltò in aria la nave “Caterina Costa” di ottomila tonnellate, carica di 900 tonnellate di esplosivo, 43 cannoni e un numero imprecisato di carri-armati.
La domenica successiva, 4 aprile, col Napoli che ospitò il Pescara (4-0), gli aerei anglo-americani colpirono il centro cittadino. L’albergo “Isotta e de Genève” fu completamente distrutto, i morti furono 221. Mercoledì 28 aprile uno dei bombardamenti più terrificanti lasciò fra le macerie 111 morti.

Promozione mancata
Il Napoli, dopo il buon inizio, accusò una flessione (troppi pareggi). Pesante la sconfitta di Modena (0-3), quasi a metà campionato. La lotta per la promozione in serie A era ristretta a Brescia, Modena e Napoli e la sconfitta sul campo modenese fu un duro colpo.
Paolo Innocenti subentrò in panchina a Vojak. La squadra ne ebbe una scossa infilando 13 risultati utili consecutivi (9 vittorie, 4 pareggi), ma cadde a Brescia (0-1) in un altro scontro diretto per il vertice.
La promozione ebbe un drammatico epilogo all’ultima giornata. Il Napoli ospitò il Modena e doveva assolutamente batterlo. Gli azzurri giocarono sempre all’attacco, persino Sentimenti II abbandonò la porta avanzando a centrocampo.
Fu una imprudenza fatale perché il terzino modenese Eliani, col portiere azzurro troppo avanzato, lo scavalcò con un lungo tiro e fissò la vittoria del Modena (1-0). Il Napoli mancò la promozione per due punti. In serie A andarono il Modena (45 punti) e il Brescia (43). Il Napoli si piazzò terzo (41).
Napoli-Modena si giocò il 6 giugno 1943. Un mese dopo gli americani sbarcarono in Sicilia (10 luglio).
La guerra cancellò il calcio nelle stagioni successive (1943-44 e 1944-45). Lo Stadio Partenopeo non esisteva più, devastato dalle bombe, poi depredato delle strutture in ferro e dei blocchi di calcestruzzo.
L’Arenaccia era inagibile, il Vomero occupato dai tedeschi. I bombardamenti furono più di cento, i napoletani uccisi ventimila.

Le Quattro Giornate
I tedeschi decisero di abbandonare Napoli (30 settembre), attaccati ovunque. Quando l’1 ottobre i primi carri-armati americani entrarono in città non trovarono alcuna resistenza tedesca.
Le Quattro Giornate di Napoli, dal 27 al 30 settembre 1943, impedirono ai tedeschi di organizzare la difesa della città dall’avanzata anglo-americana. I feroci combattimenti di quei quattro giorni costarono la vita a 562 napoletani, secondo i registri del cimitero di Poggioreale, in contrasto col numero ufficiale dei caduti (327, tra cui 159 inermi cittadini).
Quattro ragazzi furono decorati della medaglia d’oro alla memoria. Il più piccolo di loro fu ucciso a 12 anni, Gennaro Capuozzo. Filippo Illuminato aveva 13 anni quando cadde negli scontri con i tedeschi, Pasquale Formisano 17 e Mario Menechini 18 anni. Dal loro sacrificio nacque l’idea del Monumento allo Scugnizzo.
Gli ultimi bombardamenti, nel novembre 1943, furono quelli degli aerei tedeschi. Napoli, devastata, contò 232mila vani distrutti, saltate le centrali elettriche, fuori uso i telefoni, l’acqua potabile scorreva solo dalle fontanelle nelle strade, divelti i binari dei tram, chiese crollate. Una città in ginocchio accolse gli americani.

Il Napoli scompare

Nel 1944, il Napoli non esisteva più. Sorsero due club, la Società Polisportiva Napoli e la Società Sportiva Napoli.
La prima fu una “creatura” di Luigi Scuotto, classe 1915, campione universitario di sciabola, calciatore nelle formazioni minori del Napoli, arbitro di calcio, cestista, centometrista e, negli anni, dirigente sportivo di rilievo, esperto come pochi dei regolamenti calcistici.
Era una autentica polisportiva in cui Scuotto affidò il calcio a Luigi De Manes, che aveva giocato nel Naples, la scherma a Mimmo Conte, il basket a Leopoldo Pappacoda, il rugby a Gioacchino Lauro. La Polisportiva Napoli ebbe la prima sede all’Angiporto Galleria, poi a Palazzo Serra di Cassano.
Nella Polisportiva confluirono altri appassionati di calcio da Renato Lombardi a Massimo Botti, Renato Mangiapia, Raul Carsana, Mario D’Onofrio, Mario Spinelli, Sante Smedile, Ottavio Nappa, Renato Campora, Gaetano Picardi.
La Società Sportiva Napoli nacque al Bar Pippone in via Santa Brigida per iniziativa dei giornalisti Arturo Collana ed Enrico Marcucci col sostegno dell’ingegnere Vincenzo Savarese, che era stato presidente del Napoli nei primi anni Trenta, di Giuseppe e Francesco Caputo e dello stesso Innocenti, proprietario del Bar Pippone ed ex grande terzino nel Napoli degli anni Trenta. Dal Bar Pippone, il club si trasferì poi in una sede di via Depretis.
I fratelli Alfonso, Domenico e Vincenzo Milano, quest’ultimo grande ciclista che fondò il Velo Club Napoli, amico di Learco Guerra, fecero rivivere l‘Internaples.

Il campionato campano

Le due squadre, quella fondata dai giornalisti e quella di Scuotto, si fusero in una sola compagine col nome di Associazione Polisportiva Napoli (19 gennaio 1945), presidente Pasquale Russo.
Partecipò a un campionato regionale che prese il via il 28 gennaio 1945 con dieci squadre: Salernitana, Juve Stabia, Frattese, Scafatese, Casertana, Torrese, Portici, Internaples, una formazione della polizia militare e l’A.P. Napoli.
Senza più gli stadi, anche il Vomero era a pezzi, il Napoli giocò su campi di fortuna in piazza Nazionale e all’Orto Botanico. Qui Scuotto provvide a far arare un campo da gioco facendosi prestare un paio di ruspe dagli americani.
L’Associazione Polisportiva Napoli, dopo una serie di pareggi e una batosta dalla Juve Stabia (1-3), si accorse che oltre ai risultati sportivi mancava danaro nelle casse. Il disavanzo era di 600mila lire.
Con l’Italia spaccata in due dalla guerra, molti giocatori del nord si trovarono bloccati al sud. Romeo Menti, ala destra della Fiorentina che poi giocherà nel Grande Torino, rafforzò la Juve Stabia col portiere Giorgio Chellini del Siena.
Col Portici giocarono Ivano Corghi, portiere del Palermo, poi grande numero 1 del Modena, Italo Romagnoli, l‘asso del Napoli che aveva incantato Lauro, e Mimì De Nicola di Mercato Sanseverino soprannominato ‘o vetraiuolo.
Il campionato regionale si concluse con un selvaggio Salernitana-Napoli. Nella confusione allo stadio “Vestuti”, presenti numerosi tifosi napoletani, dopo alcuni colpi di pistola l’arbitro Stampacchia si finse morto per evitare il peggio. La folla si placò, la partita e il campionato furono sospesi.
Si giocò, in giugno, un quadrangolare con Juve Stabia, Napoli, Fiorentina e Livorno vinto dagli stabiesi.

Serie A spaccata
Cancellati i campionati 1943-44 e 1944-45, la Federcalcio fece ripartire i tornei nella stagione 1945-46 con un campionato dell’Alta Italia a 14 squadre (Andrea Doria, Atalanta, Bologna, Brescia, Genoa, Inter, Juventus, Milan, Modena, Sampierdarenese, Torino, Triestina, Venezia, Vicenza) e uno del Centro-sud con 11 formazioni (Anconitana, Bari, Fiorentina, Lazio, Napoli, Palermo, Pescara, Pro Livorno, Roma, Salernitana e Siena) e girone finale per l’assegnazione del titolo.
Un gruppo di finanziatori sostenne la ripresa del Napoli: Pasquale Russo, nominato presidente, Alfonso Cuomo, Giuseppe Muscariello, Egidio Musollino e Luigi Scuotto che, a bordo di un’auto sgangherata, raggiunse il Nord per rastrellare giocatori, spendendo 7 milioni.
Il 28 ottobre 1945, il Napoli giocò la prima partita a Bari (1-2). Disputò la prima gara in casa il 4 novembre contro la Lazio (0-0).
Gigino Scuotto e Pasquale Russo, l’accoppiata dell’Associazione Polisportiva, presero in pugno la situazione “montando” il Napoli post-bellico.
La squadra poteva contare sugli elementi rimasti dalle precedenti stagioni: i portieri Sentimenti II e Pipan, i difensori Pretto e Berra, più Verrina, Milano, Busani e i napoletani Di Costanzo e Pastore.
C’era anche il disavanzo di 600mila lire da risolvere. Nella società entrarono nuovi dirigenti: Egidio Musollino, che diventerà presidente dal 1948 al 1951, Alfonso Cuomo che, all’ombra di Lauro, sarà presidente dal 1953 al 1963, e Giuseppe Muscariello.

Il campionato Centro-sud
Scuotto e Russo ingaggiarono due oriundi uruguayani del Bologna: Raffaele Sansone, 36 anni, giocatore e allenatore, e Michele Andreolo, 35 anni, grande centrosostegno, micidiale per i tiri su punizione, campione del mondo con l’Italia nel 1938.
A questi due si aggiunsero l’italo-albanese Riza Lushta, 29 anni, attaccante, preso dalla Juventus; il mediano Mario Rosi, 25 anni, dal Livorno, famoso per le rimesse laterali a lunga gittata; il centravanti del Meda Luigi Gallanti, 28 anni; Fioravante Baldi, 32 anni, mediano, dal Torino, nato a Basilea, ma italiano a tutti gli effetti, che sarebbe stato per breve tempo allenatore del Napoli nel campionato 1961-62; Carlo Barbieri, 23 anni, bolognese di Fontanelice, promettentissima ala sinistra; e Giovanni Giraud, uno dei tre fratelli Giraud “glorie” dal Savoia di Torre Annunziata.
Il Napoli vinse il campionato del Centro-sud con una bella galoppata: tre sole sconfitte in venti partite (a Bari, Pescara, Livorno), undici vittorie (un clamoroso 6-1 al Siena, “tripletta” di Barbieri), sei pareggi.

Il girone finale
Otto squadre parteciparono al girone finale per l’assegnazione dello scudetto 1946. Quattro del gruppo Alta Italia: Torino, Juventus, Milan e Inter. Quattro del Centrosud: Napoli, Bari, Roma, Pro Livorno.
Trionfò il Grande Torino di Loik e Mazzola. Ai primi quattro posti si classificarono le squadre dell’Alta Italia.
Il Napoli si piazzò quinto. Colse una bella vittoria sul campo del Milan (3-2). Rimediò due sonore “scoppole”. La prima sul campo della Juventus (0-6), partita in cui giocarono tre dei cinque fratelli Sentimenti: Lucidio Sentimenti IV in porta alla Juve e Vittorio Sentimenti III all’ala destra; nel Napoli, in porta Arnaldo Sentimenti II. 
La seconda batosta sul campo del Torino (1-7, quattro gol del mediano Castigliano schierato all’ala destra).
Il cannoniere azzurro fu Carletto Barbieri con 15 gol (7 nel girone Centrosud, 8 in quello finale). Andreolo segnò cinque reti (una sua “doppietta” decise il match con l’Anconitana). Lushta arrivò a sei gol.

La ripresa
In pieno svolgimento del girone finale, l’Italia cambiò volto. Il 2 giugno gli italiani furono chiamati alle urne per scegliere fra monarchia e repubblica. Vinse la repubblica col 54 per cento dei consensi.
A Napoli l’esito fu di 902.700 voti per la monarchia e 241.778 per la repubblica. Unici centri campani a schierarsi per la repubblica furono Castellamare e Torre Annunziata, definite “città rosse”, e Ponticelli.
Il 28 giugno Enrico De Nicola, 69 anni, fu nominato capo provvisorio dello Stato. Divenne presidente della Repubblica l’1 gennaio 1948. Famoso penalista napoletano, con residenza in una villa di Torre del Greco e ufficio legale al corso Umberto.
Il calcio riprese la sua vita col regolare ritorno dei campionati. Nella serie A a girone unico, a partire dalla stagione 1946-47 con venti squadre, il Napoli si piazzò ottavo.

foto da: www.riccardocassero.it
16/3/2020
RICERCA ARTICOLI