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Calcio
Prove tattiche e di sogno per il Barcellona
di Mimmo Carratelli (da: Corriere dello Sport del 20.02.2020)
Seppellita due anni fa in un albergo fiorentino la Grande Bellezza, disarcionato il Grande Condottiero sul mancato rilancio urbi et orbi, ingaggiato il Ragazzo di Calabria per passare da un guanto di velluto a un pugno di ferro, secondo la banale Vulgata degli evangelisti delle cose azzurre, il Napoli di “alzati e corri” cade, risorge, incespica, si risolleva, galleggia.

Piazza colpi che fanno rumore contro Juventus, Inter e Lazio, si fa ridicolizzare dal Lecce, vince a Cagliari, sta per giocare a Brescia, ma il paese di pochi santi, molti poeti e navigatori di spigole e corallo tutto cancella perché arriva il Barcellona, mas que un casino visti gli ultimi avvenimenti in casa blaugrana, ed è il solito sogno di grandezza in mezzo alla povertà quotidiana.

Per la partitissima di martedì sera si annuncia un San Paolo gremito in questa stagione in cui, non sapendo né leggere in allenamento, né scrivere vittorie sul campo, il Napoli fa 45.770 spettatori per la gara col Brescia alla sesta giornata e all’alba dei sogni infranti, record di affluenza al San Paolo, più che con Liverpool e Juventus.

Per dire lo sfasamento di questa annata di delusi, ammutinati, esonerati e panchina nuova sperando che faccia buon brodo. E questa è Napoli, città e pallone, che sfugge ad ogni logica consegnandosi a un mito unico, raro e misterioso.

La musichetta della Champions già echeggia nella città in fibrillazione perché è meglio vivere il solito giorno da leone che cento a far progetti seri.

È la solita storia azzurra di “una partita che vale un campionato”, tutto il resto è noia. La vittoria sul Liverpool è la luce solitaria sull’annata buia del Napoli, un’impresa da grande cicala nel fallimento delle formiche azzurre. Si vorrebbe il bis col Barcellona, cui però son bastate le seconde linee per batter l’Inter.

Gattuso tenta di azzannare l’impresa piazzando impalcature solide nel cantiere di Castelvolturno. Si annuncia il Barça ed ecco le prove tattiche di difesa e sorpresa col 4-5-1 contro Inter e Cagliari e, Gesù, Giuseppe e Maria, non è un ritorno alla saggezza mezza bellezza di Re Carlo che così ingabbiò il Liverpool?

Il calcio di “prima non prendere gol” è obbligatorio nei periodi bui, come per questo Napoli senza più le fantasie del 4-3-3 e la vaghezza del 4-4-2, coscio dei limiti, spegnendosi le stelle di un firmamento usurato, per ripartire “dal basso”, in umiltà e sacrificio.

Si grida alla restaurazione. Ma è la malinconica necessità del periodo di transizione, scendendo dall’altare e cercando di evitare la polvere. Battere il Barcellona al San Paolo sarebbe un raggio di luce, ma poi?

Il Napoli è nel momento più difficile e delicato della dittatura di De Laurentiis. Aspettiamone gli esiti con pazienza. A proposito, ma a Brescia si vince?
20/2/2020
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