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Calcio
Spiaggiata la balena bianconera
di Mimmo Carratelli
Amico Sarri, basta un po’ di zucchero e la pillola va giù.
Spiaggiata la balena bianconera nel golfo mistico del San Paolo. La prima vittoria di Gattuso in campionato a Fuorigrotta è una vittoria che è una scossa perché una vittoria sulla Juve (2-1) è sempre speciale, ma è stata specialissima in questo momento particolare della squadra azzurra che, dopo avere piazzato il colpo in Coppa Italia eliminando la Lazio, stende la Juventus costringendola alla seconda sconfitta.

La Juventus paga una serata di stelle spente. Dybala nessun tiro, Higuain una conclusione debole parata, Ronaldo con l’unica occasione del gol però col Napoli già in doppio vantaggio.

Il Napoli ha ragionato, non ha mai buttato il pallone. È stato favorito probabilmente dal ritmo lento della Juventus che ha affrontato gli azzurri col “rispetto” che riservava a un altro Napoli, al Napoli dei tempi brillanti.

Nel 4-3-1-2 di Sarri giocano tutti i migliori dell’attacco, Dybala dietro Higuain e Ronaldo. Ma Cristiano sembra proprio fuori partita: Hysaj l’ha anticipato otto volte, non gli ha mai consentito la fuga micidiale.

Dybala sempre molto lontano dalla porta e Demme suo angelo custode. Higuain senza un solo pallone giocabile, appena un tiro fiacco.

Il Napoli ha tenuto in scacco la Juve per lunghi tratti e la Juve non ha mai avuto lo sprint, lo scatto, la forza per sovrastare gli azzurri.

Demme su Dybala, ma sempre protagonista anche in campo aperto con tocchi abili e veloci. Più in partita Callejon (suo il cross del raddoppio).

Chiuso Milik dai centrali bianconeri con De Ligt che giocava a destra e non nell’abituale posizione mancina per affrontare le giocate azzurre su quel lato dove un intraprendente Mario Rui era sempre in appoggio all’azione offensiva con Insigne e Zelinski.

Forse la Juve ha peccato di presunzione. Non pigiando mai sull’acceleratore, era sicura comunque di mettere a segno il colpo vincente con calma, facendo girare la palla.

Ma il Napoli è stato sempre attento, ha concesso poco e nulla. La Juve ha tirato in porta appena due volte e nel secondo tempo, nel primo zero tiri.

Il Napoli è stato più intraprendente, trascinato da Insigne che ha provocato il primo gol e piazzato il raddoppio con una mezza girata al volo nel cuore dell’area juventina.

Il Napoli ha meritato, rischiando appena negli ultimissimi minuti (recupero) quando la Juve, in forte ritardo sulle aspettative, ha tentato di acciuffare il risultato. Ma il gol di Ronaldo è arrivato troppo tardi (90’) e i quattro minuti di recupero hanno inchiodato la Juve alla sconfitta.

Non è stato un Napoli a misura di Ringhio, non è stato un Napoli difensivo. Ha sempre pizzicato la Juve con azioni veloci d’attacco.

La squadra bianconera via via si è immalinconita, Pjanic non al meglio schermato spesso da Zielinski, Bentancur mai decisivo. Gli azzurri giocavano di squadra nel pressing a tutto campo, mai alto, però efficace nella metà campo azzurra, raddoppiando sui portatori di palla, soffocando ogni iniziativa bianconera che era sempre lenta.

La Juve non ha avuto sbocchi sulle fasce né con Cuadrado, né quando è entrato Douglas Costa (72’ per Matuidi). Ronaldo è vissuto ai margini del match, umiliato dalla verve di Hysaj.

Mai un cross pericoloso nell’area del Napoli. La Juve è mancata nel gioco sarriano e anche nelle puntate incisive con i traversoni in area.

Nel primo tempo (0-0) più vivace il Napoli, attendista la Juventus. Notevole era il dispendio di energie degli azzurri nell’occupare tutto il campo e intralciare le iniziative bianconere.

La Juve non aveva smalto, né furore agonistico. La ripresa poteva essere un’incognita perché il Napoli aveva speso tanto nel primo tempo e la Juve aveva solo temporeggiato.

Ma proprio nella ripresa il Napoli volava verso il successo.
Il gran tiro dalla distanza di Insigne veniva respinto da Szczesny e Zielinski era lesto a ribattere in gol (63’).

La reazione della Juventus era morbida. Il Napoli si tranquillizzava, non aveva di fronte la Juventus terribile, ma una squadra con poche idee e poca corsa.

Quando è arrivato il raddoppio, la Juventus è rimasta sorpresa. Insigne iniziava l’azione aprendo su Callejon e andando a concludere il cross dello spagnolo (86’). Demme dà sostanza a questa squadra, davanti alla difesa, ma è rapido nell’impostare l’offensiva a un tocco.

Insigne, pasta del capitano, è stato col tedesco il protagonista della serata, ma come non applaudire la partita di Hysaj, il contributo di Mario Rui, l’attenzione di Manolas in difesa.

Se nel primo tempo al Napoli era mancato l’ultimo passaggio per andare in vantaggio, nella ripresa il gioco è riuscito. La Juve ha subìto senza reagire mai. I quattro minuti di recupero sono stati il breve periodo della riscossa che però non è andata a segno.

Gattuso impiegava Lobotka per Demme (ammonito) al 69’, Elmas per Zielinski all’81’, Llorente per Milik all’89’. Inutili i cambi di Sarri: Rabiot per Pjanic azzoppato (49’), Douglas Costa per Matuidi e Bernardecshi per Dybala (72’) che non facevano volare la Juve.

È andata come non previsto dalle sacre scritture nazionali, sempre affascinate dal sovranismo sabaudo, mentre spargono una ipocrita mestizia e una subdola sorpresa per il declino del Napoli.

Napoli 2, Juventus 1 al San Paolo. Gattuso ha interrotto bruscamente il trend negativo di Ancelotti (tre sconfitte su tre di Re Carlo con i bianconeri).

La vigilia del match era stata tutta una lagna. Letterati, filosofi e quaquaraquà avevano ammorbato l’aria della vigilia con l’ormai stantio ritornello Sarri qua, Sarri là, ma che rottura di qualità.

Feticisti del piede mancino del pibe de oro hanno riproposto il reperto meraviglioso del secolo scorso che tramutò Tacconi in una statua di sale. Edonisti dei tempi belli e fustigatori contemporanei hanno disquisito sulla caducità delle vicende azzurre.

Alla fine, caricata di significati antichi e nostalgie moderne, vecchi amori e tradimenti recenti, bastardi di ieri e di oggi, quest’ultima sfida tra Napoli e Juventus, smentendo ogni attesa, dubbio e pronostico, si è risolta nella grande sorpresa della giornata mandando all’aria l’immancabile, pronosticata vittoria dello squadrone bianconero che, come avrebbe scritto un poeta dei tempi andati, sarebbe dovuto passare al San Paolo “come un carro armato a vele spiegate”.

Nonostante Sarri e Paratici, la Juve vive e vince motu proprio. Nessuna “wag” azzurra è stata invitata a Sanremo, ma ci va Georgina Rodriguez Cristiana Ronalda. E questa è l‘ultima superiorità juventina. Ma il resto della superiorità bianconera al San Paolo non s’è vista.

Nelle precedenti vittorie sulla Juve, mai il Napoli era stato così calmo, attento, convincente come ieri sera. Viene da dire che mai una vittoria sulla Juve è stata così facile come ieri sera, il Napoli padrone del campo, mai in affanno, ordinato, preciso.

È stata una bella serata.

MONTEFUSCO – La giornata indimenticabile di Enzo Montefusco contro la Juventus al San Paolo, campionato 1968-69. Aveva 23 anni, ma giocava già come un veterano, da sei stagioni in maglia azzurra, dotato di grande tecnica. Indossò la maglia numero 10. A Sivori, che giocava nel Napoli, toccò quella numero 11.
I bianconeri andarono in vantaggio con Anastasi al 13’. Fu a quel punto che Montefusco divenne il padrone della partita, lui, l’elegante maggiordomo di Altafini, lo scugnizzo numero due a fianco di Juliano, il ragazzo che guardava Sivori sempre con meraviglia. Divenne il più fantastico killer della Vecchia Signora.
Addirittura di testa, un suo punto debole, segnò il pareggio su cross di Sivori, appena due minuti dopo il vantaggio bianconero. Di sinistro, il piede dei giocatori da ricamo, e dal limite dell’area, infilò il 2-1.
Il primo gol lo fece ad Anzolin, il secondo a Giuliano Sarti subentrato per l’infortunio di Anzolin. Fu la partita che si concluse con un pugilato generale e le pesanti squalifiche appioppate a Panzanato, Sivori, Salvadore e Chiappella, che era l’allenatore del Napoli.

CIFRE - Negli anni Duemila, ricominciarono dalla serie B i confronti fra Napoli e Juventus al San Paolo. Un pareggio nel campionato cadetti (2006-07) firmato da Del Piero e Bogliacino (1-1). Ritorno in serie A e cavalcata azzurra: 3-1 nel campionato 2007-08 con gol di Del Piero, Gargano, due volte Domizzi su rigore.
L’anno dopo 2-1 con le reti di Amauri, Hamsik e Lavezzi. Nel 2009-10 ancora vittorioso il Napoli, 3-1, con gol di Chiellini, Hamsik, Quagliarella e Lavezzi.
Tripletta di Cavani nel 3-0 del campionato 2010-11. Pareggio, 3-3, nel campionato 2011-12, in gol Hamsik, due volte Pandev, Matri, Estigarribia, Pepe.
Nel 2012-13 altro pareggio, 1-1, al gol di Chiellini risponde Inler. Ritorno degli azzurri alla vittoria nel 2013-14, Callejon e Mertens (2-0) stendono la Juventus. La Juve vince a Napoli nel 2014-15 con Pogba, Caceres e Vidal, rete azzurra di Britos (1-3).
Nel 2015-16 torna a vincere il Napoli, 2-1, con Insigne e Higuain, gol bianconero di Lemina. Nel 2016-17 Hamsik pareggia il gol di Khedira (1-1).
Arriva nel 2017-18 il gol dell’ex, Higuain firma l’1-0 della Juve al San Paolo. La squadra torinese si ripete l’anno scorso, 2-1, reti di Pjanic, Emre Can, Callejon. Ieri sera il ritorno alla vittoria.

OMAR – L’indimenticabile cabezòn in maglia azzurra. Alla stazione di Mergellina, e con uno striscione: “Tu si’ ‘na cosa grande”, lo accolsero diecimila tifosi napoletani. Estate 1965. Heriberto l’aveva fatto fuori dalla Juve. Stava per essere ceduto al Varese quando Pesaola lo convinse a scegliere Napoli.
Lauro ordinò due motori navali alla Fiat e saldò l’acquistò di Sivori con 70 milioni. Boom di abbonamenti (69.344 nella stagione ’66-’67). Al primo anno, la soddisfazione di Omar fu quella che il Napoli (terzo) sopravanzò in classifica la Juve (quinta) di tre punti dopo averla battuta 1-0 al “San Paolo”, gol di Altafini.
A Napoli Sivori girava su una “Mercedes Pagoda” bianca con autista personale, il fedele Scarpitti, un magazziniere del Napoli. Abitava davanti al mare di Posillipo, a Villa Gallotti.
Alla seconda stagione, Omar soffrì per il riacutizzarsi di uno strappo. Andò avanti con infiltrazioni di novocaina e cortisone. Ci rimise i menischi in una tournée americana nel 1967.
A Cali invitò alla partita Nestor Rossi, l’asso argentino che amava più di tutti (chiamò Nestor uno dei suoi figli). Si esibì in uno spettacolare palleggio davanti al campione ammirato, mise il piede in una buca e i ginocchi fecero crac. Operato da Gui, per la stagione ’67-’68 Pesaola si impegnò nel suo recupero.
Omar voleva tornarsene in Argentina, il petisso lo convinse a rimanere. Quell’anno giocò solo sette partite. Nella stagione successiva, l’addio clamoroso al “San Paolo” proprio nel match contro la Juve di Heriberto battuta 2-1 con la “doppietta” di Montefusco.
Per tutta la gara Sivori fu inseguito da Erminio Favalli, finta ala destra.
All’ennesimo fallo dello juventino, si scatenò una rissa. Napoletani e juventini si azzuffarono davanti alla panchina di Heriberto. Panzanato, che in campo era il paladino dell’argentino, sferrò un pugno a Salvadore.
Nella mischia entrò anche Chiappella, allenatore azzurro, e Sivori fece la sua parte. Le sanzioni furono dure: 9 giornate a Panzanato, 6 a Sivori, 4 a Salvadore, due mesi a Chiappella.
Era l’1 dicembre 1968, nona giornata di campionato. Sivori decise di lasciare il calcio. Il 23 dicembre volò a Buenos Aires. In Argentina acquistò una villa a Isidro prospiciente il Rio de la Plata, per 60 milioni e un terreno per 35.
Chiamò la villa “Napoli”. Spiegò: “Il merito di questi acquisti è del Napoli perché ho guadagnato bene con la società azzurra”.
Aveva già una fazenda a san Nicolas, dov’era nato, e l’aveva chiamata “Juventus”, acquistata con i guadagni nel club bianconero. Nei quattro anni col Napoli giocò 63 partite e segnò 12 gol.    

NAPOLI-JUVENTUS 2-1 (0-0)

NAPOLI (4-3-3): Meret; Hysaj, Manolas, Di Lorenzo, Mario Rui; Fabian Ruiz, Demme (69’ Lobotka), Zielinski (81’ Elmas); Callejon, Milik (89’ Llorente), Insigne.

JUVENTUS (4-3-1-2): Szczesny; Cuadrado, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro; Bentancur, Pjanic (49’ Rabiot), Matuidi (72’ Douglas Costa); Dybala (72’ Bernardeschi); Higuain, Ronaldo.

ARBITRO: Mariani (Roma).

RETI: 63’ Zielinski, 86’ Insigne, 90’ Ronaldo.

SERIE A – 21ª GIORNATA
Brescia-Milan 0-1, Spal-Bologna 1-3, Fiorentina-Genoa 0-0, Torino-Atalanta 0-7, Inter-Cagliari 1-1, Verona-Lecce 3-0, Parma-Udinese 2-0, Sampdoria-Sassuolo 0-0, Roma-Lazio 1-1, Napoli-Juventus 2-1.

CLASSIFICA
Juventus 51; Inter 48; Lazio 46; Roma 39; Atalanta 38; Milan, Cagliari, Parma 31; Verona 29; Napoli, Torino, Bologna 27; Fiorentina 25; Udinese 24; Sassuolo 23; Sampdoria 20; Lecce 16; Brescia, Genoa, Spal 15.
*Lazio e Verona una partita in meno.

27/1/2020
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