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Recensioni
Piccole donne, di Greta Gerwig
di Giovanna D'Arbitrio

Piccole donne (Little Women), scritto e diretto da Greta Gerwig, è il settimo adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Louisa May Alcott. La Gerwig ne dà ancora una differente versione, molto personale, che si ispira solo ai primi due libri della quadrilogia dell’autrice, cioè Piccole Donne e Piccole Donne Crescono (1868-69) che furono seguiti poi da Piccoli uomini e I ragazzi di Jo. 



Il film di Greta Gerwig inizia dal secondo romanzo e ritorna continuamente al primo con flashback alquanto snervanti che disorientano lo spettatore, in particolare se non ha letto i libri. In effetti la regista non fa altro che mescolare i due romanzi, inserendo anche elementi tratti dalla biografia della Alcott, per evidenziare soprattutto i problemi della condizione femminile di ieri e oggi, una strada irta di ostacoli per conquistare l’agognata autonomia con l’indipendenza economica (emblematici i discorsi di zia March, ben interpretata da Meryl Streep). Occorre dunque riassumere in breve i due romanzi per poter capire questo film un po’ caotico.



Il primo romanzo Piccole Donne racconta la storia delle quattro sorelle March, Meg, Jo, Beth e Amy, figlie di un cappellano partito per il fronte durante la Guerra di secessione. Guidate con saggezza dalla madre con innovatrici idee educative, le ragazze imparano a crescere e ad affrontare la vita. Il libro inizia a Natale e finisce a Natale dell’anno successivo, mettendo in risalto non solo la vita quotidiana delle protagoniste, ma anche i loro diversi caratteri: Meg, la maggiore, ha 16 anni, ama il lusso benché povera e in fondo molto seria, lavora come governante; Jo, 15 anni, ribelle e anticonformista, adora leggere e scrivere racconti e lavora come dama di compagnia della bisbetica zia March; Beth, 13 anni, molto timida, amante della musica, adora suonare il piano, si ammala di una grave forma di scarlattina; infine Amy, 12 anni, vanitosa e un po’ egoista, ama dipingere. 



Quando fanno amicizia con il sedicenne vicino di casa, Laurie Lawrence, e il suo burbero e benefico nonno, condividono con loro gioie e dolori. Il romanzo si conclude con il ritorno a casa del padre dalla guerra e il fidanzamento di Meg col precettore di Laurie, John Brooke.



Piccole donne crescono, il secondo romanzo riprende il racconto tre anni dopo la fine del primo libro e narra i nuovi eventi: Meg sposa John Brooke, ha due gemelli e vive con la famiglia in una piccola casa, la Colombaia; Jo, diventata una scrittrice, rifiuta di sposare Laurie, va a lavorare a New York come babysitter e s’innamora di Fritz Bhaer, un professore tedesco che poi sposerà in seguito; Beth muore per insufficienza cardiaca dovuta alla scarlattina contratta anni prima; Amy compie un lungo viaggio in Europa con la vecchia zia March, incontra Laurie in Francia e se ne innamora e lo sposa. Tra tutte le protagoniste nei libri spicca senz’altro la figura di Jo, forte e determinata a combattere per la propria indipendenza e a spronare anche le sorelle contro i condizionamenti della società del tempo.



In verità la regista ha rispettato solo in parte trama, eventi e personaggi creati da L. Alcott: manca nel film la vena lirica e poetica di tanti episodi che esaltano i sentimenti e caratterizzano i personaggi. Appaiono sbiaditi e poco incisivi perfino personaggi rilevanti come la stessa Jo (Saoirse Ronan) che cede quasi il passo ad Amy meglio interpretata da Florence Pugh, e lo stesso accade per  Laurie (Timothée Chalamet), per Beth (Eliza Scanlen), la Signora March (Laura Dern), il prof Bhaer (Louis Garrel). Notevoli invece le musiche di Alexandre Desplat, la scenografia di Jess Gonchor, i costumi di Jacqueline Durran.



Il film è candidato già a diversi premi internazionali, ma in verità ricordiamo migliori versioni realizzate in passato, anch’esse degne di riconoscimenti, come quella del 1933 in bianco e nero di George Cukor che scelse una vera icona femminile, Katherine Hepburn, per il complesso ruolo di Jo. Seguì nel 1949 il film di Mervyn LeRoy con June Allyson nel ruolo di Jo, Janet Leigh in quello di Meg, Elizabeth Taylor in quello di Amy e Peter Lawford nel ruolo di Laurie. E infine nel 1994 Gillian Armstrong fornì ancora una buona versione con. Winona Ryder nel ruolo di Jo e altri bravi interpreti come Susan Sarandon, Christian Bale, Claire Danes, Kirsten Dunst. 



Ecco un’ interessante intervista al cast di quest’ultimo film:

https://www.youtube.com/watch?v=G2zRksLfxwM 



12/1/2020
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