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Recensioni
Sorry We Missed You, un film di Ken Loach
di Giovanna D’Arbitrio
Sorry We Missed You, diretto da Ken Loach, focalizza l’attenzione sugli attuali problemi del mondo del lavoro, divenuti sempre più drammatici con il crollo del welfare e l’incremento del precariato.

In effetti il regista sottolinea che negli ultimi anni per guadagnarsi da vivere un numero crescente di persone deve accettare lavori che negano i diritti conquistati in passato con dure lotte sindacali: una impietosa marcia indietro segnata da soprusi e insicurezza.

Dopo la crisi del 2008 il personaggio principale del film, Ricky Turner, (Kris Hitchen) che ha moglie e due figli, ha perso lavoro e casa.

Per risalire la china e ricomprarsi una casa, vende l’auto della moglie e s’indebita per comprare un furgone e diventare autista-fattorino, consegnando pacchi di multinazionali, lavorando dalle 7 alle 21 e… usando una bottiglia di plastica per urinare senza perdere tempo!

Intanto gli altri membri della famiglia sentono la sua mancanza e affrontano da soli diversi problemi: la moglie, Abbie (Debbie Honeywood), assiste vecchi malati e senza la sua auto si sposta con fatica con mezzi pubblici; il figlio Seb (Rhys Stone) ha problemi adolescenziali e scolastici e la figlia Liza Jane (Katie Proctor) comincia a bagnare il letto, angosciata dai litigi dei familiari scatenati da nervosismo e problemi economici.

Tutti vorrebbero ritrovare solo l’unità familiare e un po’ di tranquillità, ma pur lavorando duramente a quanto pare nell’attuale società è impossibile.

"Grazie a tutti quei trasportatori che ci hanno fornito informazioni sul loro lavoro, ma non hanno voluto che i loro nomi comparissero", si legge nei titoli di coda a dimostrazione che Ken Loach si è ispirato a storie reali di persone che comunque hanno denunciato inique condizioni lavorative, pur volendo celare i loro nomi.

Senza dubbio Loach dirige i suoi film in modo crudo e realistico, mostrando capacità di introspezione nel descrivere personaggi molto simili a vere persone che dialogano sulle difficoltà quotidiane.

Abby, Ricky, Seb e Liza Jane non appaiono più come personaggi scaturiti dalla fantasia del regista o dello sceneggiatore, ma dalla realtà di una famiglia che, come tante altre, oggi rischia di sfasciarsi per mancanza della dignità di un lavoro onesto e rispettato. Insomma la schiavitù non è stata abolita e… qui non si parla di migranti, ma di una famiglia di Newcastle!

Il film è supportato da un buon cast di interpreti, dalla sceneggiatura di Paul Laverty, dalla fotografia di Robbie Ryan, dalle musiche di George Fenton

Ecco un’intervista al regista:
https://www.youtube.com/watch?v=JhlNAtdFDhA
4/1/2020
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