Recensioni
Pinocchio, un film di Matteo Garrone
di Giovanna D’Arbitrio
 |
Text Size |
 |
Il film di Matteo Garrone “Pinocchio”, tratto dal famoso libro “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, romanzo per ragazzi scritto da Carlo Collodi, pseudonimo del giornalista e scrittore fiorentino Carlo Lorenzini, pubblicato nel 1883, riporta per l’ennesima volta alla ribalta un classico della letteratura per ragazzi, e non solo, annoverato fra le grandi opere della letteratura italiana e internazionale.
La storia dell’emblematico burattino, non solo è centrata sull’infanzia di ogni tempo, ma anche su quello dell’evoluzione spirituale, possibile per ogni essere umano, se attraverso varie esperienze, impara a discernere tra bene e male. Benedetto Croce affermò: “iI legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l'umanità»; reputo il libro una fra le grandi opere della letteratura italiana”. In effetti burattino che vuole diventare bambino, è un capolavoro mondiale che ha ispirato centinaia di edizioni, traduzioni in 260 lingue, trasposizioni teatrali, televisive e animate, come quella di Walt Disney.
Questo ennesimo adattamento cinematografico del libro di Collodi, molto rispettoso dell'originale, riconduce sul grande schermo tutti i personaggi da lui creati, con una ricerca accurata degli interpreti, degli scenari, dei costumi, del trucco, in particolare l’effetto legno sulla faccia del piccolo attore, nel delineare i personaggi, veri archetipi nella letteratura.
Bravissimi gli interpreti, come Benigni, umano e sensibile Geppetto, il piccolo Federico Ielapi, magistrale interprete di Pinocchio, Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo, rispettivamente Volpe e Gatto, Gigi Proietti, il burbero Mangiafuoco, le due fatine (bambina e adulta) Alida Baldari Calabria e Marine Vacht, la prima compagna di giochi e birichinate, la seconda mamma, Davide Marotta, il grillo parlante, Maria Pia Timo la Lumaca, Enzo Vetrano il Maestro, Nino Scardina, Omino di burro, il piccolo Alessio Di Domenicantonio ,Lucignolo. Manca Melampo e Lucignolo è meno cattivo, il che rende il tono del film meno trasgressivo e più pacificatorio, anche se non mancano scene quasi horror che Garrone non evita, come già aveva fatto in altri film, come “Il racconto dei racconti”.
Pinocchio, grazie al trucco, appare molto umano: in effetti Matteo Garrone ha preferito puntare più sul trucco che sugli effetti speciali che tuttavia non mancano del film. Sul volto del piccolo Ielapi, ogni giorno sottoposto a quattro ore di trucco, è stata modellata una maschera di silicone disegnata da Pietro Scola, creando un effetto legno senza coprire espressioni facciali e mozioni.
In un’intervista Garrone ha ammesso di subire il fascino della favola: “È cominciato con Il racconto dei racconti che mi ha permesso di esplorare il soprannaturale, un territorio dove realtà e fantastico si mescolano, e ora continua con Pinocchio, un grande classico, riportato in vita per sorprendere e incantare il pubblico”. Secondo il regista “La storia di Pinocchio può essere letta in molti modi. Racconta la ribellione all’ordine, la forza delle tentazioni, l’importanza dell’amore e della redenzione.”.
Per quanto riguarda Benigni, tra lui e Pinocchio c’è senz’altro un forte legame: aveva interpretato Pinocchio nel film da lui diretto nel 2002. Scherzando ha affermato: “Mi resta da interpretare solo la Fata Turchina, ma io farei anche la Balena o il Tonno. La storia di Pinocchio appartiene a tutti, ci avvolge e affronta molti temi cruciali, primo fra tutti il rapporto tra padre e figlio, che io avevo già raccontato ne “La vita è bella”. Insieme a san Giuseppe, Geppetto è il padre più famoso del mondo: i due sono entrambi falegnami, hanno un figlio “adottivo” che fugge per il mondo, che muore e che risorge. Il mio Geppetto, segnato dalla vita e dall’età, è un uomo povero, di una povertà meravigliosa però, che fa sembrare la vita un miracolo. Una dignitosa povertà, come quella di Chaplin, che si trasforma nella più grande ricchezza. Pinocchio guadagna la vita e non potrebbe essere più ricco. Pinocchio va oltre la classicità, è una storia densa di significati, simboli, metafore, allegorie, insegnamenti. Ci invita a non mentire, e lo fa attraverso la meravigliosa trovata del naso che si allunga, a diffidare di chi ci promette ricchezza in breve tempo, a credere nei miracoli, ad amare e rispettare chi ci ama, a cominciare dai genitori”.
Ecco un’intervista al regista e a Benigni:
https://www.youtube.com/watch?v=iNW3pLPZTYQ