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Recensioni
La memoria della cenere di Chiara Marchelli
di Luigi Alviggi
Un normale atto d’amore tra due coniugi sfiora la tragedia, ecco quello che accade una malaugurata sera a Elena e Patrick.

Arrivano ambulanza, medici, infermieri, e già la cosa pare rientrare in una infausta emergenza di vita. Verrà accertato un aneurisma cerebrale “a bacca” di Elena con possibili pesanti conseguenze.

Gli indispensabili interventi d’urgenza fanno superare il pericolo mortale poi nella donna, fortunata a sopravvivere, subentra l’angoscia dell’attesa, il non sapere le condizioni in cui ritroverà il proprio corpo una volta superati gli effetti del trauma, e comunque il dover riassorbire la vita a minimi sorsi in ogni campo, a passi misurati da incerto funambolo mentre prima, cultrice di jogging, faceva chilometri di corsa.

Rientrata nella vita precedente, ormai diversa, la coppia concorda un cambiamento epocale meditato da tempo ma mai deciso: trasferirsi da New York in Auvergne, nel centro della Francia, nella casa natale di Patrick.

Non possono farlo subito, prima devono aspettare che il vulcano Puy de Lúg calmi gli attuali bollori. Insediatisi, i genitori di Elena, Luigi e Ada, da Aosta dove vivono, vanno presto a trovare la figlia ma, ospite inatteso, giunge con loro anche il risveglio del vulcano, un grande botto dopo decenni:

Il rumore di viscere e terra, le bestie mute (...) Il rombo di tuono, stavolta da sotto. La terra e non il cielo, il riflesso l’uno dell’altra.
Forte, cupo. Ci alziamo subito, io corro nell'altra stanza: mia madre seduta dritta a letto, mio padre con lo sguardo pesto di chi è stato svegliato bruscamente in mezzo al sonno.
Apro la finestra, spingo le persiane, una ventata di aria gelida soffia in camera: dal Puy de Lùg si stanno alzando lampi rossi e fumo.
«Oddio
».

Elena, sotto effetto dell’ansia prolungata, affolla la testa di ricordi, in particolare quello del funerale della nonna paterna con lei adolescente.

Riflette su di sé, sul passato, sulle cose avvenute e su quelle che avrebbe gradito avvenissero.

Vivere sotto un pericolo costante è una sorta di malattia, si inizia a pensare in modo diverso. Affiorano alla memoria fatti dimenticati nella furia dei giorni, ed è il presente a divenire una parentesi, a non riuscire a collocarsi nella continuità naturale dei giorni.

Esigono risposta argomenti banali dei quali non si sarebbe parlato se non ci fosse una spinta motivazionale particolare.

Nello straordinario l’ordinario rassicura, allontana i timori, rappresenta una certezza sulla continuità tra quello che è stato e quello che sarà.

È della natura dell’uomo cercare una via d’uscita quanto più l’esterno lo preme verso l’inatteso, la diversità. E il pericolo perturba anche gli umori.

In fondo Elena e i genitori sono estranei in quel posto dove, a vivere a pieno agio, appare Patrick per il quale quanto accade e il circostante sono addolciti dalle memorie infantili e di crescita che, in fondo, lo ringiovaniscono, quasi che la parentesi trascorsa all’estero si vada man mano restringendo all’aumentare del tempo trascorso nei primi luoghi conosciuti.

Il libro è qui, nella descrizione accurata della psicologia del piccolo gruppo di parenti, ciascuna a suo modo singolare, sotto l’incombenza dell’imprevedibile, che può sfogare lontano o costringere a una fuga improvvisa magari facendo vittime tra quanti, per il momento, sono solo spettatori. Le semplici parole scambiate si vestono di significati diversi, quasi che l’infido esterno le inquini di un contenuto riposto che ci si astiene dal rendere esplicito per non essere tacciati di affermazioni inopportune o di catastrofismo.

Tutti fuggono da tutto. I quattro, riuniti in ambito stretto, formano un nucleo serrato contro ogni avversità, l’unico modo per sentirsi in qualche modo preparati all’inaffrontabile.

Il piccolo paese funziona da cassa di risonanza, non ci sono parole che si levano rassicuranti da parte di alcuno. Unico conforto è attingere da internet le novità sull’eruzione, ma anche lì notizie vaghe non spiegano né dissipano i timori che anzi, per l’equivocità di quanto viene diffuso, finiscono per addensarsi nel capo di chiunque ascolti.

Chiara Marchelli, aostana, vive a New York e insegna alla New York University. Nel 2017 il romanzo “Le notti blu” fu tra i finalisti al Premio Strega. Un lessico familiare, una scrittura riflessiva, contagiosa da questo punto di vista, che induce il lettore a meditare sulle incertezze, sui problemi dai quali nessuno è immune e, in genere, la meditazione indotta si orienta verso frutti inattesi.

E poi le dichiarazioni che si accavallano accrescono il caos. Ciascuno dice impunemente la sua, si parla nei mezzi di comunicazione senza che ci sia una direzione univoca lungo la quale muoversi.

Affermano cose almeno dubbie: è consigliabile liberare anche la zona immediatamente circostante quella delle evacuazioni imposte! Ma chi fa queste asserzioni ignora che la troppa cenere presente sulle strade non permette di accelerare senza che la macchina sbandi ed è peggio della neve perché si impasta con la pioggia.

Allo stato è impossibile muoversi anche per chi decidesse di voler andare lontano dalla bomba che minaccia di esplodere da un momento all’altro: per allontanarsi di qualche chilometro ci vogliono ore.

Ci affidiamo l’uno all’altro.
Come accade quando la realtà rompe le regole che la governano, e nessuno è più certo di poterla decifrare
.

Le valutazioni di Elena allargano l’orizzonte di ogni azione quotidiana. Confinati in casa, rappresentano la sua stentata via verso la guarigione auspicata:

Sono sciocchezze, dovrei scrivere a Stella, bugie quelle che ci raccontate: il male del corpo è una caduta di poco conto in confronto a quello vero, che rimane a volteggiare su di noi. Il patto spezzato, l'illusione svanita. Saper guardare, credere, preoccuparci, tornare a concepire un'idea di avvenire che sia solida. Sono sciocchezze, perché la guarigione vera non è quella dei grafici, delle analisi e dei numeri; la guarigione è fatta di una sostanza sottile, diluita, aerea e difforme. Una sostanza che non si può condensare e inghiottire, ma che va respirata imparando a riallenare ogni organo del corpo: convincerlo che non moriremo di nuovo.

Stella è la neurologa di Elena quando viveva a New York.
Il vivere in un ambiente ristretto, una barca per esempio, è un’esperienza che capovolge i singoli, o meglio capovolge l’immagine che ciascuno ha dell’altro.

Le personalità finiscono compresse e non possono dilatarsi fino ai confini naturali che le diluiscono e le rendono più disponibili ad addentellarsi con gli altri.

Si finisce col divenire monoliti che non si curano di rispettare il confine di ciascuno ma vanno nella direzione che al momento garba, e questo porta inevitabilmente a scontrarsi con chi è vicino.

È ciò che succede ai personaggi di questa storia. Un libro a metà tra realtà romanzata e indagine ragionata che, partendo dal fenomeno naturale, si volge al primario interesse della conoscenza dell’uomo, della sua natura più intima e vera.

L’eruzione deflagra, e per giunta di notte, dopo una cena in cui Elena ha esagerato col vino e questo prima la addormenta e poi la fa stare male.

Nel vagabondare tra bagno e stanza da letto quello che le manca è il poter spalancare la finestra per respirare aria pulita. Se già prima la cenere portata dal vento lo impediva, ora i gas sprigionati dalla lava e dal vulcano peggiorano di molto la situazione.

Se esso erutta verso l’alto la Marchelli sceglie di addentrarsi nel profondo. Come minatrice scava incessante lungo il filo delle pagine alla ricerca delle gemma primaria, la pietra filosofale che guidi al dispiegamento della vera natura di ciascuno dei quattro, spogliato degli orpelli di cui si copre e che impediscono di vederlo per quello che è.

Solo un contatto prolungato lo rende possibile e, indispensabile perché la reazione avvenga, la pressione continua di una minaccia immanente che possa distruggere ogni sovrastruttura costruita lungo l’andare dei giorni.

Grosso pericolo è la vertigine del tempo che, in conseguenza dei decenni vissuti, può divenire sinistra affacciandosi all’inevitabile declino di quanto siamo oggi rispetto a quanto siamo stati.

Il brivido che serpeggia nella schiena credo sia esperienza di molti, se non di tutti. Il tempo verticale - quello personale fatto di memorie, ricordi incisivi, fantasie, riflessioni – tenta di sopprimere il tempo orizzontale - quello normale, la trama dei giorni che ci hanno condotto sino a oggi -, ma è un tentativo vano. Il secondo è troppo predominante, non resta che rassegnarsi, prigionieri indifesi, alle sue offese.

L’eccessiva frequentazione spinge anche alle confessioni intime, e sono queste a perturbare maggiormente un mare che, già agitato da fattori esterni, di fronte a quelli interni resta sconvolto da uno tsunami imponente.

Elena è tanto sensibile da incolpare Patrick anche per quello che è successo prima che si conoscessero... e lui giustifica il suo silenzio nel modo che ritiene più giusto per un maschio:

Perché non ci riguarda.

Ma per Elena è diverso:

A me, in realtà, non interessa nulla del dolore di Sophie. Lo guardo fissare il soffitto, coricato vicino a me.
Siamo venuti qui, vorrei dirgli, nel tuo paese, nella tua casa, in mezzo alla tua vita. Dovevi dirmelo, Patrick: perché mi mancano i confini, perché ogni volta che vi parlate, voi due sapete chi siete e io no
.

Sophie è stata la compagna di Patrick prima del lavoro a New York e prima di conoscerla, e lui l’ha lasciata dopo averla fatta abortire.

Ora Elena si trova di fronte a nuovi bivi, e scegliere la strada non è facile anche per un individuo che non abbia subito la pesante batosta che da poco l’ha colpita.

I pensieri vagano come palle di gomma rimbalzanti sui muri senza trovare via d’uscita...

«Tutto si ripete simile a se stesso per non confonderci troppo» aveva sorriso quel pomeriggio «anche se poi noi ci confondiamo ugualmente». Aborriamo la noia, aveva aggiunto, per questo dimentichiamo: perché ogni cosa sia sempre nuova. «A ben guardare la nostra ottusità è uno struggente inno alla vita. Non trova?».

Luigi Alviggi

Chiara Marchelli: La memoria della cenere
NNE, 2019 – pp. 296 - € 18,00

16/12/2019
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