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Calcio
Ancelotti svela il suo Napoli
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 29.11.2019)
A Liverpool Ancelotti ha presentato finalmente il suo Napoli. Senza Insigne, con Maksimovic-Manolas-Koulibaly centrali di difesa e con un difensore-offensivo sulla destra del centrocampo (fuori Callejon).

È la sua squadra, più confacente al 4-4-2 con Mertens e Lozano in attacco. E, soprattutto, con tutti i giocatori nei loro ruoli naturali. Il Napoli di Ancelotti è questo: Meret; Maksimovic, Manolas, Koulibaly, Mario Rui; Di Lorenzo, Allan, Zielinski, Fabian Ruiz; Mertens, Lozano.

Insisterà con questa formazione? Grande organizzazione difensiva, però attacco leggero. Ha funzionato all’Anfield, funzionerà in campionato? E Insigne è proprio fuori gioco? E Ancelotti saprà imporre le sue idee con la formazione blindata e il contropiede?

Sarebbe, finalmente, la mutazione totale del Napoli dopo tanti esperimenti e la fine del ciclo Sarri. Sarebbe il Napoli di Ancelotti. Se questa è la sua formazione, ha il dovere d’imporla. Si tratta di fare scelte importanti che retrocedono in panchina Insigne e Callejon.

C’è un “caso” Insigne, fuori dalla lista dei convocati per Liverpool. Il capitano, dolore del gomito a parte, ha rifiutato di seguire la squadra in Inghilterra perché, risultando abile, sarebbe finito in panchina?

Questa eventualità avrebbe acuito il dolore al braccio. Ancelotti ha tagliato corto. Callejon è entrato in un cono d’ombra. Aveva deluso contro il Milan (costretto, però, a giocare terzino), giusta la panchina di Anfield. Ma è evidente che c’è un distacco tra lo spagnolo e il club.

Abbiamo celebrato il pareggio di Liverpool come una vittoria, tanti erano i timori di prendere una imbarcata dagli inglesi, fortissimi loro e in ambasce la squadra azzurra per i noti motivi. Ancelotti ha compiuto il prodigio tattico che ha smantellato la macchina da guerra di Klopp dando fiducia e solidità al Napoli.

Così si è vista una squadra “d’altri tempi”, quelle dell’antico adagio italiano “prima non prenderle”, come imponeva l’avversario più forte e l’intento di prendere almeno un punto per la qualificazione agli ottavi di Champions.

L’organizzazione difensiva degli azzurri è stata perfetta con due linee strette, raddoppi, grande intensità centrale nella contrapposizione agli attacchi del Liverpool, lotta continua e sacrificio.

È andata bene perché il Napoli è passato in vantaggio e la difesa dell’1-0 ha esaltato il piano tattico di Ancelotti. Klopp ha parlato di catenaccio. In realtà, nel secondo tempo, il Napoli ha fatto fatica ad uscire dalla sua metà campo e, quando ci è riuscito, non aveva più energie per portare il contropiede fino in fondo. Il Napoli, ad Anfield, ha fatto un solo tiro in porta ed è stato il gol di Mertens.

Non è stato il solito gioco del Napoli, ha detto Klopp. Cioè non è stata la squadra azzurra dal pressing alto e buona qualità offensiva. In altre occasioni, il Napoli ha giocato alla pari del Liverpool (al San Paolo nel 2-0), ad Anfield mercoledì sera il Napoli è stato inferiore, arretrando in difesa, ma questo era il piano per spegnere la furia agonistica degli inglesi (che s’è vista poco).

Il punto ora è: in una partita secca, in cui l’importante era non perdere, tutto ha funzionato, ma la stessa squadra è proponibile in campionato dove è più importante vincere per scalare la classifica?

Probabilmente sì perché il centrocampo del Napoli, con un solo vero incontrista (Allan), è fatto di giocatori forti nella fase offensiva, mezzali adattate a mediani. Cioè il Napoli “catenacciaro” di Anfield, contro avversari italiani meno forti del Liverpool, può essere una squadra offensiva con la spinta di Di Lorenzo e Mario Rui sulle fasce, di Zielnski e Fabian Ruiz in mezzo.

Insistere sulla formazione di Anfield darà finalmente una identità alla squadra, fissando una formazione-base appena ritoccata a seconda di indisponibilità e leggeri accorgimenti tattici.

Cambiare a seconda degli avversari riporterà il Napoli alle sue insicurezze in campo. Questo vorrebbe dire che Ancelotti ha solamente adattato il Napoli alla sfida contro il Liverpool.

La misurata esultanza di Mertens al gol rifilato ad Alisson confermerebbe che la squadra non ha ancora smaltito la durezza della politica aziendale di De Laurentiis e che è necessario un confronto totale e aperto per tornare alla normalità.

Mertens, per numero di presenze azzurre, avrebbe meritato ad Anfield la fascia di capitano. Ancelotti, assente Insigne, l’ha affidata a Koulibaly. Una iniziativa che aggiunge confusione nello spogliatoio azzurro.

Resta in piedi lo scontro Allan-Edo De Laurentiis, difficile da mandar giù al presidente-padre. La ricomposizione delle “fratture” non si presenta facile e il linguaggio presidenziale nei tweet dopo Liverpool si mantiene rozzo.

Intanto, siamo ai primi segnali dell’epurazione aureliana che sfoltirà la “rosa” col benservito a Mertens e Callejon e con cessioni eccellenti per fare cassa.

Il Napoli torna al campionato, cinque punti sotto la zona-Champions, obiettivo minimo dopo il fallimento della sfida-scudetto. Se ci sarà una svolta, propiziata dal pari di Anfield, si vedrà.

Le scelte di Ancelotti saranno determinanti. La politica del presidente lascia intatti i “fermenti” dello spogliatoio.
29/11/2019
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