Calcio
Al Napoli lo scudetto dei pali
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 03.11,2019)
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Dura punizione per il Napoli contro la Roma all’Olimpico (1-2). Il Napoli ha avuto in pugno la partita dopo il vantaggio di Zaniolo (19’) e il rigore di Kolarov (fallo di mano di Callejon) parato da Meret (26’).
Venti minuti vibranti degli azzurri con la Roma in difficoltà. Salvataggio sulla linea di Smalling (29’ colpo di testa di Di Lorenzo). Esterno rete di Insigne (29’). Milik a fil di palo (33’). Parata in corner di Pau Lopez sulla conclusione di Insigne (35’). Traversa di Milik (colpo di testa) e palo di Zielinski nella stessa azione (41’). Palla-gol alla stelle di Mertens (44’).
Due pali (e sono nove quest’anno), il salvataggio sulla linea e quattro occasioni-gol. Il massimo del Napoli senza produrre nulla. E poiché, nella ripresa, la Roma ha ripreso a giocare, il Napoli ha perso la partita.
Secondo rigore giallorosso a segno (55’ Veretout) e il gol di Milik (72’) che non aveva seguito.
Si mette malissimo la classifica alla terza trasferta senza vittoria (due pareggi). Ha fatto poco il Napoli nei primi venti minuti subendo il gol di Zaniolo. Non ha fatto molto nella ripresa con la Roma in totale controllo della partita. Anche la Roma ha colpito una traversa (60’ Kluivert) sul due a zero.
Il Napoli ha giocato nella formazione migliore (solo Alan indisponibile per infortunio). Ma se Zielinski è stato straordinario, calando alla distanza, è mancato il consueto apporto di Fabian Ruiz (partita grigia).
Gran rientro di Mario Rui. Ha bloccato lo strapotere fisico di Zaniolo (che ha segnato da posizione centrale), è stato molto presente in attacco, però ha sporcato la sua gara col braccio sul tiro ravvicinato di Pastore per il secondo rigore della Roma che Veretout metteva a segno con un tiro violento.
Era il doppio vantaggio dei giallorossi contro un Napoli che aveva meno energie del primo tempo e che ha sognato sul gol di Milik che accorciava le distanze (cross basso di Lozano), ma produceva poco per acciuffare il pareggio: un tiro di Zielinski a fil di palo (90’), la punizione dal limite di Milik deviata dalla barriera romanista (96’).
La sconfitta ci sta perché la Roma, per tre quarti di partita, è stata superiore. Non incisiva, ma più potente, più intensa, più padrona del campo.
Ancelotti (in tribuna per squalifica) aveva ben preparato la gara. I colossi della Roma (Dzeko 1,93; Zaniolo 1,90; Mancini 1,93; Smalling 1,94; Cetin 1,91) non hanno mai soverchiato gli azzurri.
Di Dzeko non si ricorda un solo tiro (Manolas l’ha chiuso sempre). Zaniolo è stato contenuto da Mario Rui e l’azzurro, meglio del romanista, si è prodotto in attacco. Mancini ha ballato quando il Napoli, nella seconda parte del primo tempo, ha giocato in velocità. Smalling ha salvato un gol davanti alla linea di porta e per il resto ordinaria amministrazione. Cetin è stato bruciato da Milik sul gol.
Si temeva proprio lo strapotere fisico della Roma. Il Napoli non l’ha subito. Ha preso il primo gol a freddo mentre le due squadre si stavano studiando. Nessuno ha fermato la discesa di Spinazzola e Zaniolo si è inserito centralmente per il tiro.
La Roma non ha creato altre palle-gol (sei conclusioni fuori, un tiro di Veretout neutralizzato da Meret). Il Napoli è stato più pericoloso sotto porta, ma continua la maledizione delle tante occasioni non concretizzate.
Il Napoli ha pagato l’inizio morbido, poi il secondo tempo in cui ha ceduto alla Roma il controllo della gara. La squadra giallorossa non ha mai finalizzato pericolosamente e, se non ci fosse stato il secondo rigore, forse racconteremmo un’altra partita.
È vero, però, che nella squadra azzurra non c’è stato il miglior Callejon, Mertens ha giocato a tratti, Insigne non è stato superlativo. E, comunque, un buon Napoli se l’è giocata contro la Roma dei nove gol nelle ultime due partite. La squadra non esce ridimensionata dal derby del sud se non nel risultato che è una cattiva notizia per la zona Champions.
La Roma ha avuto il merito di saper padroneggiare il match da squadra esperta, cavandosela senza danni quando il Napoli, nella seconda parte del primo tempo, l’ha messa alle corde, costringendola nella sua metà campo e mai ripartendo pericolosamente.
La “
botta” è dura, i “
numeri” sono tutti contrari, ma il Napoli non deve disperarsi se non perde entusiasmo e determinazione. Sotto porta, però, non può continuare a sprecare. La partita, come s’è detto, è girata male negli ultimi venti minuti del primo tempo quando il Napoli ha avuto le occasioni per mettersi alla pari della Roma. Le occasioni sono sfumate e, nella ripresa, la Roma non ha concesso più nulla.
Dalla panchina (Davide Ancelotti) s’è cercato nel finale di vivacizzare la squadra (sembrata in declino) con gli inserimenti di Lozano per Callejon (58’), Llorente per Mertens (65’) e Younes per Insigne (83’). Tutti avvicendamenti offensivi, mentre erano più prudenti le sostituzioni della Roma (76’ Perotti per Kluivert, 89’ Santon per Pastore), unica nuova chance offensiva Under per Zaniolo (81’).
Martedì c’è la partita di ritorno Champions col Salisburgo. Cancellare Roma e mettere il sigillo alla qualificazione per gli ottavi.
PALI – Traversa Mertens (Napoli-Sampdoria 2-0). Due pali interni Mertens (Napoli-Cagliari 0-1). Palo Mertens (Napoli-Verona 2-0). Palo Fabian Ruiz (Spal-Napoli 1-1). Due pali Milik (Napoli-Atalanta 2-2. Traversa Milik e palo Zielinski (Roma-Napoli 2-1).
AMADEI – Amedeo Amadei, romano, detto “
il fornaretto”, figlio di un fornaio di Frascati, era una fionda umana. Non molto alto, con un tronco robusto e cosce grosse, i palloni scagliati a duecento all’ora. La sua specialità era il tiro rasoterra di una violenza unica.
Colpiva di punta in corsa e dal suo piede partiva un missile. Giocava e correva impettito, di testa staccava poco. Vinse con la Roma lo scudetto del 1942. Passato all’Inter, Lorenzi lo sopportò poco.
Lo prese il Napoli nel 1950, a 29 anni. Sei campionati in maglia azzurra, fino al 1956, quando ebbe 35 anni, 171 partite giocate e 47 gol.
Memorabile la rete al 90’ del 3-2 alla Juventus nel 1953, al Vomero. Nel girone di ritorno della stagione ’55-’56, Lauro affidò la squadra ad Amadei, che era l’azzurro più anziano. Fece da allenatore e giocatore. Guidò il Napoli dalla panchina dal 1956 al 1961.
ROGER RABBIT – Per Daniel Fonseca, uruguayano, 23 anni, Ferlaino fece una pazzia strappandolo al Cagliari per 13 miliardi, l’equivalente del “sacrificio” per prendere Maradona otto anni prima. Con Fonseca, il Napoli doveva puntare allo scudetto.
S’ebbe l’appellativo che non gradiva di
Roger Rabbit per via dei dentoni da coniglio che mostrava respirando a bocca aperta, un difetto che gli era rimasto dall’infanzia per avere succhiato troppo il pollice arcuandosi il palato.
Ghiotto di pollo e patito di musica sudamericana, era un bel centravanti di 1,80 con la zampata vellutata e il colpo di tacco. Nel Napoli giunse nel 1992. Restò due sole stagioni e segnò 31 gol in 58 partite.
Lippi diceva: “
Fonseca ha la musica nei piedi”. Ferlaino era scontento, lo scudetto restava lontano. Già dopo il primo anno, cercò di vendere Fonseca al Milan. La trattativa non andò in porto e Ferlaino, con le casse azzurre in rosso, sacrificò Zola cedendolo al Parma. Dopo il secondo anno, cedette Fonseca alla Roma per 17,5 miliardi.
BIANCHI – Il 21 aprile 1989 Bianchi rivelò di avere chiesto a Ferlaino la rescissione del contratto che lo legava al Napoli fino a giugno 1990. “
O allena il Napoli o resta fermo” fu la risposta di Ferlaino. La rottura, ormai, era evidente. Bianchi disse: “
Non ci sono motivi particolari, ma ritengo chiuso il mio ciclo a Napoli”.
La società fece sapere: “
Bianchi allenerà il Napoli anche contro la sua volontà, ha tutta la nostra fiducia”. Contemporaneamente, il Napoli “
bloccò” Bigon. Bianchi fece sapere di essere richiesto dalla Roma. Annunciò: “
Vinciamo la Coppa Uefa e vado via”.
Dopo quattro anni, uno scudetto e la Coppa Uefa, Bianchi lasciò il Napoli rimanendo inattivo per una stagione. “
Un disoccupato pagato” disse, stipendiato a vuoto dal Napoli. Impiegò il tempo libero andando a caccia di starne (aveva cominciato a farlo nel ’74 a Cagliari, incoraggiato da Domenghini) e migliorando nella pesca delle trote.
D’estate, alla Maddalena, faceva il subacqueo: il suo terzo hobby. E le passeggiate con Zico, un setter di taglia piccola. Nel 1990 fu ingaggiato dalla Roma. Rimase due campionati sulla panchina giallorossa. Ferlaino lo richiamò nel 1992 e salvò il Napoli dalla retrocessione (terzultimo dopo 9 giornate con Ranieri).
Concluse la sua esperienza napoletana con due anni da dirigente: 1993-94, chiamando Lippi sulla panchina azzurra; 1996-97 scegliendo Simoni.
ROMA-NAPOLI 2-1 (1-0)
NAPOLI (4-4-2): Meret; Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Mario Rui; Callejon (58’ Lozano), Fabian Ruiz, Zielinski, Insigne (83’ Younes); Mertens (65’ Llorente), Milik.
ROMA (4-2-3-1): Lopez; Spinazzola, Cetin, Smalling, Kolarov; Mancini, Veretout; Zaniolo (81’ Under), Pastore (89’ Santon), Kluivert (76’ Perotti); Dzeko.
ARBITRO: Rocchi (Firenze).
RETI: 19’ Zaniolo, 55’ Veretout rigore, 72’ Milik.