Calcio
Il Napoli manca la spallata
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 28.10.2019)
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Sono le scorie della Champions? Pareggia la Juve a Lecce. Pareggia l’Inter col Parma. Pareggia il Napoli a Ferrara. Ma com’è che l’Atalanta maciulla l’Udinese (7-1)?
Dall’abbraccio di Salisburgo all’abbacchio di Ferrara (1-1). Il Napoli fallisce la partita che doveva portarlo più vicino a Inter e Juventus. Distanze immutate, ma scappa l’Atalanta che mercoledì sera giocherà al San Paolo, tre punti avanti al Napoli inchiodato al quarto posto.
Delusione. Straniamento. Ferrara amara. Gioco arruffato dopo un inizio di gala e il gol di Milik. Costretto alla battaglia dalla Spal, terzultima, il Napoli ha perso visione di gioco, fluidità di manovra, distanze e lucidità. Ha attaccato alla cieca dopo il pareggio di Kurtic.
Cinque episodi cruciali. La traversa di Petagna su punizione (2’) che impedisce l’immediato vantaggio della Spal. Il salvataggio sulla linea di Tomovic sulla conclusione di Mertens (34’) e si era sull’uno a uno.
La paratona di Ospina che toglie letteralmente dalla porta il pallone fiondato di testa da Vicari (50’ la tecnologia conferma: non gol) annullando il raddoppio spallino.
Il palo di Fabian Ruiz (74’) che nega al Napoli lo scippo della vittoria. Vicari che in area tocca col braccio il pallone, in un contrasto con Mertens, e l’arbitro non concede il rigore (38’) dopo essere stato richiamato dal Var.
La partita ha avuto così le sue svolte non compiute. Dal possibile raddoppio della Spal a quello mancato del Napoli. E il braccio di Vicari è sì attaccato al corpo, ma sembra dare un colpetto alla palla. Almeno, mezzo rigore.
In tutta questa ansia e questa confusione, il pareggio sembra il risultato giusto. Premia la combattività della Spal, punisce la partita raffazzonata del Napoli.
Dodicesima formazione di Ancelotti. Il “grosso” della squadra vittoriosa a Salisburgo gioca anche a Ferrara. I ritocchi sono solo quattro. Turn-over circospetto, ma avere cominciato con Callejon e Fabian Ruiz in panchina non è sembrata una grande idea.
Le quattro novità. Ospina sostituisce e copia Meret con la gran parata a inizio ripresa. Fin qui ci siamo. Ma c’è Elmas fuori ruolo sulla destra della linea mediana (Callejon in panchina per 70 minuti). Rientro di Milik e Insigne dal primo minuto.
Con Milik prima punta, che però dà poca profondità arretrando e coinvolgendosi nella manovra, Mertens è in confusione alle sue spalle. Per penuria di difensori, Di Lorenzo gioca di nuovo a sinistra e, naturalmente, è a disagio sulla fascia dove, per tre quarti di partita, imperversa il brasiliano Strefezza.
Insigne (chiede lumi ad Ancelotti) deve spesso arretrare per dare una mano al difensore azzurro.
Nel centrocampo ritoccato (male), Zielinski deve fare il propositore di gioco. E non è il suo ruolo. Dunque, il Napoli gioca con quattro elementi in difficoltà (Di Lorenzo, Elmas, Zielinski, Mertens).
Però l’inizio è incoraggiante dopo la traversa di Petagna. Pim pum pam del Napoli per dieci minuti. Bel gol di Milik sull’assist di Allan (9’) e sembra bene avviato il pomeriggio tutto lungo e azzurro.
Invece, no. Perché il pareggio della Spal a stretto giro di posta (16’) smonta la gaiezza del Napoli a cambia la partita. Kurtic segna col mancato recupero di Elmas su di lui e sul cross basso di Strefezza al quale Di Lorenzo non si oppone.
Si chiude il sipario della tecnica ed è battaglia su ogni pallone. Il Napoli gradisce poco nella bolgia dello stadio. Koulibaly è spesso incerto. Allan finisce col giocare centrale di difesa con Malcuit costantemente ala destra.
Insigne pennella qualche pallone in area spallina che nessuno sfrutta. La Spal ha foga, voglia, disperazione. Il Napoli va in difficoltà. Per quasi mezz’ora non tira più verso la porta di Berisha, dal colpo di testa di Milik fuori (26’) alla conclusione di Fabian Ruiz deviata in corner (60’).
Ospina resta in campo nonostante un leggero infortunio in occasione della paratissima su Vicari e Ancelotti può fare i suoi cambi. Inevitabile l’ingresso di Fabian Ruiz per Elmas (54’). Opportuna la sostituzione di Malcuit (che si infortuna al ginocchio destro) con Callejon, mente tattica della squadra (69’).
Inutile, alla fine, l’ingresso di Llorente per Mertens (72’) perché è vero che il Napoli finisce il match con due torri nell’area ferrarese (Llorente 1,95; Milik 1,86), ma è anche vero che i cross bassi sono superiori a quelli alti e, in ogni modo, sul gioco aereo la difesa spallina ha sempre la meglio (Vicari 1,90).
Nella ripresa, il gioco si fa confuso fra palle perse e conquistate. Nel marasma ci guadagna la Spal, mentre il Napoli perde definitivamente il filo d’ogni manovra e va avanti con iniziative individuali.
Fabian Ruiz tenta di sfondare sino a colpire il palo. Insigne, calato Strefezza, può giocare più da attaccante e mette qualche buon pallone nell’area spallina. Llorente c’è e non c’è sino al colpo di testa messo a lato sul cross di Milik (95’), occasione che è apparsa molto favorevole, ma il colpo azzurro rimane in canna.
La vittoria di Salisburgo aveva coperto la partita di sofferenza degli azzurri contro gli austriaci, il match di Ferrara ha rimesso a nudo le difficoltà del Napoli di essere sempre se stesso con un suo gioco e una sua identità.
Se aggredita, la squadra va in difficoltà. Contro la Spal ancora il 4-4-2 con Insigne quarto a sinistra, mentre qualcuno pensava a un 4-3-3 con Mertens-Milik-Insigne di punta. Spesso il Napoli ha giocato col 4-2-3-1, Milik prima punta, Elmas ed Allan a centrocampo, Mertens-Zielinski-Insigne a sostegno di Milik.
Ma sono state sempre situazioni confuse, mai lineari, con giocatori che improvvisavano il proprio ruolo per cercare di sfondare (Allan difensore e Malcuit ala, Insigne ora sulla fascia ora all’interno del campo, Zielinski regista approssimativo, Mertens sempre lontano dalla porta).
Il Napoli poteva vincerla con un po’ di ordine e idee chiare. L’accoppiata Mertens-Milik non ha funzionato e il centrocampo ha arraffato gioco. Alla fine un possesso-palla inutile (60%) e 510 passaggi completati contro 210.
Appena quattro tiri nello specchio della porta spallina (contro tre dei ferraresi). La formazione di Semplici ha messo cuore e corsa nel match togliendolo alla presunta superiore gestione tecnica del Napoli.
ALBERTINO – Il padovano Albertino Bigon arrivò a 19 anni, filiforme mezz’ala, nel Napoli 1966-67. Era la squadra con Sivori e Altafini. Passò inosservato tra gli arrivi di Ottavio Bianchi e Orlando. Fu l’anno in cui Fiore fallì l’acquisto di Gigi Meroni. Fu trasferito alla Spal in novembre senza avere mai giocato in maglia azzurra. Pesaola non lo ritenne pronto per la serie A che Bigon conquistò a Ferrara.
IL BERSAGLIERE – Il marchigiano di Porto Recanati Beniamino Di Giacomo, centravanti d’assalto, era definito “il bersagliere”. A 23 anni venne dalla Spal al Napoli nel ’57-’58. Restò quattro anni: 120 presenze, 32 gol. Giocò all’ala perché Vinicio era geloso della maglia numero 9. Memorabile una tripletta rifilata al Verona (6-0). Le cose nell’attacco azzurro si complicarono con l’arrivo di Del Vecchio per la rivalità del nuovo brasiliano con Vinicio. Ne risentì anche il rendimento di Di Giacomo.
FERRARA – Dopo quattro trasferte a Ferrara (due pareggi e due sconfitte), il Napoli colse la prima vittoria sul campo della Spal il giorno di Natale del 1955: Vitali e Vinicio firmarono il 2-1. Vinicio e Pesaola bissarono il 2-1 nel campionato 1957-58. Fece tutto Canè, un gol e un rigore, per la vittoria 2-1 del 23 gennaio 1966. Fu l’inizio di cinque successi consecutivi del Napoli a Ferrara. Nel 1966-67 la partita dei tre rigori di Altafini dopo il gol di Juliano (4-1). Bosdaves e Orlando firmarono il 2-1 dell’anno dopo. Ai giorni nostri, come si suol dire, il 3-2 con gol finale di Ghoulam nel campionato 2017-18, il 2-1 con Allan e Mario Rui l’anno scorso. Ieri, solo un pareggio.
PAOLO MAZZA – Ricordo doveroso del presidentissimo spallino Paolo Mazza, elettricista, allenatore (1936-1942) e poi presidente della squadra ferrarese (1946-1977). Il quinto posto nella stagione 1959-60 è stato il miglior piazzamento della Spal di Paolo Mazza in serie A (19 partecipazioni al massimo campionato). Quella Spal fu allenata prima da Fioravante Baldi, poi da Serafino Montanari. Vi giocavano Armando Picchi a 23 anni, Egisto Pandolfini grande mezz’ala nella Fiorentina, l’oriundo Oscar Massei nato in Argentina ma con nonni di Macerata, Gianni Corelli che venne poi a giocare nel Napoli, filiforme centrocampista dal tiro secco fuori area. Col Napoli Corelli vinse la Coppa Italia 1962 proprio contro la Spal segnando il primo gol del 2-1 della finale a Roma. Paolo Mazza tenne la Spal in serie A per tredici anni consecutivi (1951-1964). Protagonista del calciomercato e scopritore di talenti era definito “il mago di campagna”. Nel 1953 vendette il portiere Bugatti al Napoli per 55 milioni.
SPAL-NAPOLI 1-1 (1-1)
NAPOLI (4-4-2): Ospina; Malcuit (69’ Callejon), Koulibaly, Luperto, Di Lorenzo; Elmas (54’ Fabian Ruiz), Allan, Zielinski, Insigne; Mertens (72’ Llorente), Milik.
SPAL (3-5-1-1): Berisha; Tomovic, Vicari, Igor (54’ Cionek); Strefezza, Missiroli, Murgia, Kurtic (77’ Valoti), Reca; Paloschi (61’ Floccari); Petagna.
ARBITRO: La Penna (Roma).
RETI: 9’ Milik, 16’ Kurtic.