Recensioni
L’odore dell’erba dopo la pioggia di Patrick Jacquemin
di Luigi Alviggi
 |
Text Size |
 |
Un bel libro che apre la mente a pensieri inconsueti, un’eccezione tra gli innumerevoli e inenarrabili obbrobri che affollano gli scaffali delle librerie di tutto il mondo – per troppi, oggi!, “capolavori”! – sprecando migliaia di tonnellate di carta (e conseguenti alberi) in spregio del dovuto rispetto verso l’acquirente (e spero di non essere anch’io nel mucchio!).
Il libro mescola realtà, incantesimo e fantasia per affacciarci al mondo delle origini, della vita legata alla natura e alla terra, forse il paradiso a misura d’uomo abdicato dalla straripante maggioranza delle persone per omaggiare gli idoli, sociali e individuali, nati negli ultimi tre secoli.
Annabelle è un personaggio moderno, una donna dalla vita dedicata alla carriera, un progetto di successo inculcatole dai genitori per fronteggiare nel giusto modo la vita del XXI secolo.
Separata da due anni - il consorte l’ha lasciata per l’eccessivo lavoro di lei -, è confortata negli affetti solo dall’amore per la figlia Léna, otto anni all’inizio della storia che divide il tempo a metà tra madre e padre.
Titolare di una banca d’affari, ricca, invidiata da tutti, abita a Parigi un lussuoso appartamento con le giornate impegnate nel lavoro. Ma il mare è calmo solo in superficie, sotto si agitano le peggiori tempeste. Sente la vita vuota di grandi eventi.
È un fine giugno quando, dopo molti anni, è presa dal desiderio di tornare al paese natale e vi si avvia in macchina tagliando tutti gli impegni.
Lungo il tragitto si ferma, attratta dalla bellezza del luogo, e si avvia in un sentiero che la immerge in una natura rigogliosa.
Distesa sulla terra, preda di profumi e di fanciullesche visioni lontane, scivola beatamente nel sonno. Al risveglio, col buio, non sa più ritrovare l’auto in cui ha lasciato borsa e cellulare. Vaga a lungo sperduta prima di scorgere la luce di un casolare... sarà l’inizio di una nuova vita.
Vi trova Georges, anziano contadino, che vive nella pace di una solitudine quasi assoluta, circondato da animali amati e in relazione solo con qualche amico-parente di antica data.
La casa, piena di libri, sobria, appare accogliente nella sua essenzialità. Lui non possiede auto né telefono e, nel lavoro campestre, preferisce i buoi al trattore: questo il singolare biglietto da visita che presenta alla donna, timorosa e spaesata. Giusto ai suoi antipodi.
La natura era la sua linfa. Da essa traeva energia, essenza, forza... La lettura era il suo elisir... La solitudine era una necessità.
Partono alla ricerca della macchina muniti di una torcia ma debbono desistere quando lei si stanca. La timida proposta di passare la notte in casa viene accettata quasi in trance. La camera, linda e odorosa di vecchio legno, sarà la prima di una lunga serie di scoperte, l’una più pervadente dell’altra.
La visita al luogo natale rafforza questa ventata di novità che spira vigorosa nell’animo. Sente nascere un nuovo essere che appare molto migliore e questo la muove a tornare da Georges.
Fanno una passeggiata nei campi con Melchior, un bue, e il fascino dell’intorno spinge Annabelle ad aprirsi, a parlare di quel non so che mancante che turba i suoi giorni di donna arrivata.
Si rende conto nel discorso che il vecchio o è un pazzo o un mistico: dice di parlare con i fiori e che questi gli rispondono. Quando lei confessa che lo faceva da piccola ma non le rispondevano, la esorta a provare adesso e dà indicazioni sul dove recarsi. Sbigottita a tutta prima, decide poi di provare e...
Si accorse che i fiori la stavano poco a poco rico¬prendo con la loro seta, con la loro ineffabile dolcez¬za, tanto che quell'immersione nel cuore dei papave¬ri le dava l'insolita sensazione di un bagno, quando l'acqua abbraccia il corpo, lo avvolge nel suo fluido, rinfresca le carni e delizia i sensi. E immediatamente, in quel suo nuovo stato, i dubbi sullo scopo stesso di quella singolare ricerca sparirono: sentiva che l'in¬contro, presto o tardi, avrebbe avuto luogo.
E il dialogo avviene! Incredibilmente! Parla e un grosso papavero risponde come un suo simile. L’incredulità passa in second’ordine, riflette sul dialogo e si arrabbia per le risposte inattese che colpiscono il nucleo del suo problema.
Georges è un mago? sta vivendo un sogno? sta impazzendo? Passerà per la casa a salutarlo e chiedere, ma lui non sa spiegare il fatto. Delusa lo lascia.
Torna a Parigi, alle giornate zeppe di impegni, al dividersi tra Léna, poco, e la banca, molto, e, senza accorgersene, i mesi si cumulano ai mesi.
Ha rimosso il giorno, la notte, e il mattino con Georges, e nulla sembra farla ritornare a quell’intervallo molto apprezzato ma poi dimenticato.
Accresce la vita nel lusso e va avanti con antidepressivi e visite dallo psichiatra. Poi in cucina un mattino trova un barattolo di miele e ne assaggia un cucchiaio. Resta tramortita, il barattolo va in pezzi e lei sviene.
Al risveglio, con i vestiti unti, la mente si riapre su quel passato e sviene di nuovo. Solo il mattino dopo, cosciente, sente il bisogno di precipitarsi da Georges e lo fa come si trova, unta di miele, lasciandolo stupefatto al riapparire. Lei, stordita dal luogo, cade sul pavimento e si addormenta.
Al risveglio lui le procura dei suoi panni adatti e riannodano il filo spezzato dal lungo silenzio. Georges schiude una visione ancora più vasta dei possibili contatti con la natura.
I vegetali sono esseri viventi, come gli animali, con i quali si può entrare in contatto solo che si sviluppi una sensibilità particolare che certo è di pochissimi ma che lei ha dimostrato di possedere.
Assolutamente certo. Annabelle passa così un’altra notte in casa di Georges e il mattino si avviano nei campi.
Si sentiva l'effervescenza nascente della campa¬gna. Il tempo delle nuove vite era tornato: i giovani rami e le gemme grasse, l'erba alta e i fiori civettuo¬li, le uova nei nidi nascosti e i cuccioli nelle tane, la danza delle api, il valzer dei moscerini, la marcia delle formiche, l'agguato dei ragni...
Il miracolo si ripete, ma diverso. Appoggiando le mani su un tronco d’albero percepisce il sentirlo vivere, un contatto etereo si stabilisce tra i due mondi separati, accomunati soltanto dal fenomeno vita.
Travolta da una felicità inspiegabile, Annabelle si sente satura di amore verso Georges. Non certo un amore fisico ma, sbocciato in lei dall’assurdo, conquisterà del tutto la donna facendola ritornare più volte dal vecchio e arricchendo la mente per gradi in modo singolare.
L’uomo le parlerà di religione e del suo credo, le regalerà un quadernetto in cui ha cercato di descrivere i principi del suo singolare stile di vita. Per lui rimane “una fata emersa dal nulla” e lei custodirà gelosamente quanto donato.
«
Quest'arbusto vive male da decenni, perché vie¬ne continuamente brucato dagli erbivori. Però vive lo stesso, sperando un giorno di vivere meglio.»
«E quando vivrà meglio?»
«Continuerà a vivere...»
«A quale scopo?»
«Al solo scopo di vivere, perché la vita è fine a se stessa.».
Riempie la casa di Parigi di fiori e anche lì avverte qualcosa di inatteso nel passar loro accanto. Ora è una donna che ha sepolto la vita precedente e può lasciare l’azienda in mani fidate per vivere l’inatteso benessere.
Si dedica molto alla figlia per far nascere in lei le straordinarie doti che ha scoperto in sé. Poi, come fin troppo spesso accade, l’imprevisto è dietro l’angolo... La donna cambierà la propria vita vendendo l’impresa e dedicandosi alla figlia e alla natura.
Una vicenda come questa narrata può oggi apparire fuori dal reale in un mondo nel quale ogni individuo è impegnato in una guerriglia quotidiana per farsi largo tra il contrasto continuo e l’invidia del vicino concorrente.
Pensare a un soggetto che abbandoni un’impresa affermata per ritirarsi in una fattoria a fare vita selvaggia e lavoro nei campi pare, d’acchito, del tutto assurdo. Ma c’è una gigantesca sorpresa che fa da sfondo alla nascita di questo libro e alla vicenda umana dell’Autore.
Patrick Jacquemin, parigino, è stato cofondatore del sito RueDuCommerce.com, divenuto uno dei maggiori siti di e-commerce francese.
Nel 2012 ha venduto la sua rilevante quota societaria e si è ritirato a vivere in una fattoria proprio come la stravagante Annabelle che abbiamo conosciuto.
Una scelta che corrobora profondamente la natura del racconto e segue una strada del tutto diversa rispetto quella percorsa oggi da ben oltre – azzardo - il 90% degli individui.
Vicino ai sessanta – non un primato né un’eccezione – Patrick si è dedicato alla scrittura e nel 2018 questo libro viene pubblicato in Francia sull’onda di un’estesa celebrità acquisita attraverso il passaparola sul web.
Una vittima dunque del comune “
burn out” (sindrome da stress lavorativo) si ripaga in un percorso direi opposto rispetto a quello originario. Una crisi esistenziale spettacolare e una assoluta singolarità di vita.
L’Autore attualmente è al lavoro su un nuovo romanzo che tratta del bracconaggio in Africa, difende la vita degli animali selvaggi e finanzia un parco nazionale nello Zimbabwe.
La teoria, dunque, non sempre resta disgiunta dalla pratica!
Il mondo è malato di questa cultura del “sempre più in alto” e io ho fatto parte di coloro che l’hanno alimentata.Luigi Alviggi
Patrick Jacquemin: L’odore dell’erba dopo la pioggia
Rizzoli, 2019 – pp. 208 - € 17,00