Calcio
Llorente splendido splendente
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 23.09.2010)
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Llorente, splendido splendente. Una doppietta e un rigore procurato. Il centravanti-centravanti che mancava al Napoli. Grande presenza in area. Attento, rapinoso, implacabile. Un grande acquisto. Benvenuto tra noi, don Fernando Llorente di Pamplona. Benvenuto!
Come la vogliamo raccontare questa vittoriona azzurra a Lecce (4-1)? Vogliamo celebrare l’attacco più forte del campionato? Dobbiamo smorzare l’entusiasmo sotto l’immagine di quella mezz’ora del secondo tempo in cui il Napoli si è un po’ arruffato sotto la generosa pressione del Lecce?
Vogliamo essere prudenti o vogliamo dire, e lo dicono in molti, che questo è un grande Napoli collaudato, adulto, pirotecnico e che, in difesa, può anche rinculare e soffrire, ma ora concede poco. Cinque tiri a zero nel primo tempo, 10-3 nella ripresa.
Con tre partite in una settimana (Lecce ieri, mercoledì sera il Cagliari e domenica mattina il Brescia al San Paolo) Ancelotti fa la rivoluzione in Puglia.
Ci sono ancora le vibrazioni emotive per il successo sul Liverpool. E una rotazione ci sta bene, ma così larga poi? Ospina, Malcuit, Maksimovic, Ghoulam, Milik, Llorente.
Ancelotti ha una panchina ricca. Non quella sontuosa della Juve, ma con giocatori giusti. Quando il Lecce ha segnato il suo gol (1-3) e sembrava ci fosse aria di burrasca in campo, Ancelotti ha alzato il leggendario sopracciglio e ha mandato più velocità sul terreno di gioco (73’ Lozano per Milik) per colpire in contropiede i pugliesi generosamente avanti, poi per governare meglio il match ha mandato in campo l’intelligenza (74’ Callejon per Elmas).
Si diverte, Ancelotti, con questo Napoli. Restava in panchina Mertens, che così ha dovuto rinviare l’inseguimento a Maradona e Hamsik. E, allora, è vero: quest’anno non pettineremo bambole.
Milik è in ritardo, ma ha fatto l’assist sporco sul primo gol di Llorente (palla rimbalzata su Rossettini). Malcuit non è stato il solito biondino-sprint che guadagnava il fondo per il cross, proprio ora che il Napoli ha le torri nell’area di rigore avversaria (Llorente, Milik, all’occorrenza Fabian Ruiz 1,89).
Ghoulam non è ancora brillante. Fabian Ruiz è calato nella ripresa perdendo più di un pallone. Dettagli mentre sul Lecce si abbatteva l’onda azzurra.
Vogliamo raccontarla questa vittoriona di Lecce senza pudori, campanilisti forse? Altri urlano alla luna per un gol di Ronaldo e un palo dell’Inter. Allora, perché noi non dovremmo scaldarci? Scaldiamoci.
Llorente prima punta e Milik seconda, ma non arriva un cross fino al 25’ (Ghoulam per la torre spagnola). Non ne arriveranno molti. Il Lecce fa ammuina, nel senso che corre, pressa, difende con tutti i suoi giocatori, le punte arretrano.
Il Napoli prima tergiversa nella ragnatela giallorossa, poi Insigne (luci, ombre e due conclusioni squillanti) suona la riscossa quando impegna severamente Gabriel (ricordate Gabriel nel Napoli tanto tempo fa, il lungagnone brasiliano di 1,93?). Gabriel devia in corner e per poco, sul calcio d’angolo, Llorente non lo infila di testa. Il portiere inchioda miracolosamente la palla sulla linea. Il Lecce si placa. Difendendo in massa, sguarnisce l’attacco. Il Napoli si mette comodo.
E qui, quasi alla mezz’ora, comincia la danza azzurra, il Napoli nella metà campo leccese e Llorente che va a segno al 28’ come s’è detto sull’assist “sporco” di Milik. Mertens, trottolino amoroso, corre ad abbracciarlo. Contro la Samp, segnando il secondo gol su assist dello spagnolo (1,95), Dries corse in braccio a Llorente, arrampicandosi su di lui, il gigante e il bambino. Si vogliono bene.
Il Napoli deve raddoppiare su rigore. Il Var sanziona il penalty per il braccio largo di Tachtsidis su Llorente. Insigne si fa parare il primo tiro dal dischetto, ma Gabriel non ha tenuto almeno un piede sulla linea e Insigne deve ripetere. Segna in bellezza e siamo due a zero al 40’. Una volta, Savoldi per segnare un rigore (al Como) dovette battere tre volte dal dischetto.
Il Napoli rientra in campo soddisfatto. Non ha ancora la ferocia di stendere definitivamente l’avversario e concede al Lecce di ripartire forte. Ma la squadra salentina viene decapitata dal terzo gol azzurro. Insigne, col suo solito cambio di campo, serve Fabian Ruiz che insacca col piede mancino a giro da destra a sinistra (come faceva una volta Callejon). È un pomeriggio spagnolo a Lecce.
Sembra non esserci più partita, ma il Lecce ha orgoglio. Ospina prima respinge il gran tiro di Majer, poi rincorrendo il pallone abbatte Farias. Il Var assegna il rigore anche ai leccesi e Mancosu colpisce dal dischetto (61’).
Siamo all’ora di gioco. Il Lecce sembra rivitalizzato dal gol. Si scatena a corpo morto nella metà campo del Napoli che ha il difetto di perdere troppi palloni in uscita e di essere morbido nei contrasti (ma Elmas, Fabian Ruiz e Ghoulam già ammoniti sono sotto lo scacco del secondo “giallo”).
Il Lecce è tarantolato, insegue una improbabile rimonta, ma ci crede, vuole crederci. Liverani getta nella mischia una punta vera, Lapadula (un colpo di testa alto, ed è tutto), poi inserisce un terzino destro di spinta (Benzar per Rispoli).
Ma quando il gran tiro di Tabanelli viene deviato sul palo da Ospina, e lo Stadio di via del Mare è tutto in fiamme, il Napoli ha già messo a segno il quarto gol. Insigne ha segnato solo su rigore, ma è stato l’azzurro che ha impegnato di più Gabriel. Aveva cominciato col gran tiro del 23’ e ci rifà: il portiere brasiliano respinge ancora, ma Llorente è a due passi e tocca elegantemente in rete.
Non è stato un Napoli perfetto, ma ha giocato con la sapienza delle grandi squadre. Con l’attacco che ha, Ancelotti può farlo volare alto. Più in alto? Dove? Ah, saperlo….
CLASSIFICA – L’Inter (a punteggio pieno) è l’aquila che vola nel cielo del campionato ed è l’avvoltoio che volteggia minaccioso sul cielo degli otto anni di predominio juventino. La Juve è dietro di due punti. Lo scudetto è in ballo e il Napoli c’è (a tre punti dall’Inter).
La Juve ha battuto il Verona con un tiro di Ramsey da fuori area, deviato, e un rigore (ineccepibile) di Ronaldo (2-1). Resta una squadra indefinita e indefinibile. Piuttosto è stato il Verona a sembrare una squadra allenata da Sarri: difesa e pressing alto, linee strette, difesa compatta, ottimo giro-palla, azione offensiva con più uomini.
Sarri ha fatto un pesante turn-over con Buffon, Demiral, Ramsey, Bentancur e Dybala che ha regalato sprazzi di classe per nobilitare il match grigio della Juve. Bonucci è visibilmente orfano di Chiellini (infortunato) e Barzagli (che ha smesso).
Più di Silvestri è stato impegnato Buffon che nel finale ha salvato la vittoria sulla “botta” di Veloso. Otto tiri veronesi nello “specchio” contro tre della Juve. Non è più la Juve “feroce” che imponeva “fisicamente” la partita agli avversari e dava l’impressione di poter vincere anche le gare giocare male.
Nelle file del Verona, ha giocato gli ultimi venti minuti Gennaro Tutino, il napoletanino di 23 anni, in prestito al club veneto. Si è concesso una “veronica” sul fallo laterale e ha subito un fallo da Pjanic.
L’Inter conquista un derby da 5,7 milioni di incasso, un derby miliardario valutandolo in lire. È l’Inter di Conte dalla grande organizzazione difensiva (un solo gol preso in quattro partite) che lascia giocare il Milan e poi lo frantuma con due gol, due pali e una traversa.
Ma quella dell’Inter non è stata una partita propriamente difensiva perché un Milan troppo “dolce” le ha offerto nove conclusioni nello specchio contro le tre rossonere. La verità-vera sul campionato la sapremo il 6 ottobre (Inter-Juventus).
L’ULTIMA – Fu un 2-0 con gol di Hamsik e Cavani l’ultima partita giocata dal Napoli a Lecce (25 aprile 2012). Era il Napoli di Mazzarri. Nel Lecce giocavano Oddo, Tomovic, Cuadrado, Di Michele, Muriel. L’allenatore era Cosmi.
BILANCIO – In serie A, quella di ieri è stata l’undicesima partita sul campo del Lecce. Il bilancio è di 3 vittorie azzurre, 5 pareggi e 3 sconfitte. Oltre al 2-0 del 2012, il Napoli vinse 1-0 nel campionato 1993-94 con un gol di Fonseca. Ieri il 4-1.
SESA – Memorabile il “bidone” rifilato dal Lecce al Napoli di Corbelli, lo svizzero David Sesa che costò 18 miliardi di lire e lasciò appena il segno di quattro gol.
CAMPIONI – Nel Lecce ha giocato tutta una serie di campioni di casa poi ceduti ai grandi club, i leccesi Franco Causio, Antonio Conte, Sergio Brio e Francesco “Checco” Moriero famoso, quando passò all’Inter, per avere fatto lo sciuscià pulendo gli scarpini a Recoba dopo un formidabile gol dell’uruguayano. Hanno indossato la maglia del Lecce anche Cuadrado (2011-12) e Vucinic (dal 2000 al 2006).
MARADONA – Negli anni di Maradona, il Napoli giocò tre volte a Lecce senza vincere. Due pareggi e la sconfitta nel campionato 1988-89 col gol di Marco Baroni (1-0) che sarebbe poi venuto a Napoli segnando il gol contro la Lazio, decisivo per la conquista del secondo scudetto.
LECCE-NAPOLI 1-4 (0-2)
NAPOLI (4-4-2): Ospina; Malcuit, Maksimovic, Koulibaly, Ghoulam; Elmas (74’ Callejon), Fabian Ruiz, Zielinski, Insigne; Milik (73’ Lozano), Llorente (86’ Luperto).
LECCE (4-3-3): Gabriel; Rispoli (70’ Benzar), Lucioni, Rossettini, Calderoni; Majer, Tachtsidis (46’ Petriccione), Tabanelli; Falco (65’ Lapadula), Mancosu, Farias.
ARBITRO: Piccinini (Forlì).
RETI: 28’ Llorente, 40’ Insigne rigore, 52’ Fabian Ruiz, 61’ Mancosu rigore, 82’ Llorente.
SERIE A – QUARTA GIORNATA
Cagliari-Genoa 3-1, Udinese-Brescia 0-1, Juventus-Verona 2-1, Milan-Inter 0-2, Sassuolo-Spal 3-0, Bologna-Roma 1-2, Lecce-Napoli 1-4, Sampdoria-Torino 1-0, Atalanta-Fiorentina, Lazio-Parma.