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Calcio
Messi che si arrabbia sembra Maradona
di Mimmo Carratelli (da: Corriere dello Sport del 04.07.2019)
Poiché anche le pulci hanno la tosse, l’altra sera a Belo Horizonte la pulce più famosa del mondo ha tossito. Ha protestato. Ha fatto la voce grossa. Ora è vero che anche Leo Messi (1,69, quattro centimetri più alto di Maradona, diciotto centimetri più basso di Cristiano Ronaldo) nel suo piccolo s’incazza. Finalmente.

S’è incazzato nella semifinale di Coppa America persa dall’Argentina contro il Brasile, nella partita in cui Messi il buono, l’insensibile, il freddo, l’impersonale, mai posseduto dalla passione, il viso imbronciato, gli occhi di malinconia, s’è trasformato in condottiero e in guerriero come non era mai accaduto con l’Albiceleste e, alla fine, è sbottato da leader incazzato:

Il Brasile gestisce tutto, giocava in casa, comanda, l’arbitro ecuadoregno su tutte le giocate dubbie ha fischiato a favore dei brasiliani, per noi tutti i cartellini gialli, mai per i brasiliani, e per noi c’erano due rigori, su Aguero e Otamendi”.

Oilà, il ragazzino a modo di Rosario, il figlio quieto dell’operaio Jorge e di Celia Maria donna delle pulizie, il mancino del calcio più pagato al mondo, 65 milioni l’anno, la pulce, il tranquillo plurivincitore (34 titoli), cinque volte Pallone d’oro, 698 gol in carriera (603 col Barça), sette gol più di Ronaldo, che sempre si è fatto scivolare addosso la gloria e le poche sconfitte, soprattutto la “maledizione” con la nazionale argentina, mai un successo, un titolo, un’incoronazione, si è svegliato a Belo Horizonte.

Ho parlato con l’arbitro, gli ho detto che ci doveva rispettare”. È sembrato finalmente Maradona, di cui non ha mai avuto la forte personalità, quando il pibe tuonava contro Havelange, Blatter, Grondona. Contro il Potere. Messi stampa sul palo di Allison il suo tiro più pericoloso nella gara più gagliarda in nazionale e poi s’incazza è una novità assoluta.

È Davide che tende la fionda contro il Golia brasiliano. Stavolta però non molla, nessuna ira malinconica e funesta, non si ritirerà sotto la tenda come Achille, continuerà a giocare con l‘Albiceleste.

Bruciano i quattro Mondiali falliti, le cinque Coppe America sfumate, quel rigore sbagliato contro il Cile nella finale americana di tre anni fa. Ora la pulce non abbassa la testa. Ora tossisce, protesta. Ora è la formica che s’incazza. Lionel, improvvisamente piccolo leone. Sorride Diego, l’avesse avuto così al Mondiale in Sudafrica.

4/7/2019
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