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Calcio
I favolosi anni sessanta di Carlo Ancelotti
di Mimmo Carratelli (da: Corriere dello Sport del 10.06.2019)
Lunga vita a Re Carlo che oggi compie 60 anni, uomo buono e uomo lavoratore, di robusta costituzione, sopraccigli asimmetrici, capello forte e occhio grande, faccione da contadino emiliano, 16 anni da calciatore, 24 da allenatore, tutto campo e tortellini, conquistato dalla pizza e dal golfo di Napoli visibile dalla sua residenza in via Tasso. A Napoli ha visto il mare dopo i soggiorni in Emilia, Torino, Milano, Londra, Parigi, Madrid, Baviera.

Prodigioso calciatore, allenatore vincente. Leader calmo e tutti i calmi finiscono in gloria.

Gloriosa è la vita di Carlo Ancelotti che preferisce la Coppa, intesa come trofeo Champions e come insaccato. Marito, padre e nonno. Ma anche masticatore instancabile di chewing-gum.

Tradizionalista, ha amato l’albero di Natale (4-3-2-1). Ha un parlare rotondo, un tuono leggero di parole arrotolate. Uomo saggio, lievemente ironico, tanto gentile e tanto onesto pare. Prosatore del pallone. Solido, non pettina bambole. Uomo di campo, campo cavallo mio che l’erba cresce.

Nasce sotto il segno dei Gemelli e proprio a Napoli trova il gemello Aurelio, i due fatebenefratelli, uno è Castore e l’altro è Polluce, argonauti alla ricerca del vello d’oro, lo scudetto, Juve permettendo. Coppia e incolla, una intesa perfetta. L’uno attento al bilancio, l’altro alla bilancia. Aurelio ha la barba bianca, Carlo l’anima candida.

Sessant’anni. Più giovane di Prandelli, più vecchio di Mourinho. Coetaneo di Cornacchione, di Luciano Spalletti, del regista Ozpetek e della bambola Barbie.

Ancelotti nasce nell’anno in cui, a Napoli, s’inaugura il San Paolo. Dwight Eisenhower comanda in America, Antonio Segni governa in Italia, Fidel Castro ha preso Cuba. Il Milan vince il campionato. Piove, Domenico Modugno vince a Sanremo. Neil Sedaka canta “Stupid Cupid”.

Allenatore europeo (202 partite di cui 166 in Champions), dopo essere stato al servizio di un cavaliere italiano, di un oligarca russo, di un ministro qatariota, di un palazzinaro spagnolo e di un amministratore delegato bavarese Ancelotti plana nel far west nigeriano di Castelvolturno, tra spiagge infinite e odorose pinete, accolto dalle braccia cinematografiche di De Laurentiis.

Fan di Renato Zero, dispiega i migliori anni della nostra vita stonando in un paese di cantanti che ne apprezzano comunque l’impegno, il faccione stravolto e le corde vocali rustiche.

Si esibisce in una immediata identità etnica nelle vesti sonore d’’o surdato nnammurato in un paese di innamorati che gradiscono la buona volontà, la difficoltà dialettale, l’aspro trasporto romantico e niente voglio e niente spero.

Aurelio piazza il colpo del parafulmine. Ancelotti, stimato e benvoluto, carismatico e disponibile, terrà il Napoli al riparo dalle critiche e il presidente nella tenda protettiva della paraculaggine.

Attirandolo a Capri, Aurelio ufficializza la corresponsione di amorosi sensi, t’amo pio Carlo e mite un sentimento.

Il cinepappone, come il presidente viene sgradevolmente definito a Napoli, non sbaglia allenatori, ne azzecca cinque su sette, una media eccellente. Ancelotti è il migliore, paladino della pace del mondo nel calcio.

Clint Eastwood Reja, il bel pioppo friulano, fu risparmiato da Aurelio negli spogliatoi del San Paolo, “non ti metto le mani addosso perché sei vecchio”, in realtà DeLa era appena più giovane di quattro anni.

Mazzarri, il triglione livornese, aveva le sue asprezze sudate. Rafa Benitez manteneva le distanze da viceré spagnolo. Sarri, oh Sarri, corona di spine della mia testa.

Carlo, invece, uno zucchero, un bignè, ‘na sfugliatella ‘e Pintauro. L’amico geniale. Garrone. L’allenatore Denim che non deve chiedere mai. Porta il figlio Davide in panchina perché, come Napoli insegna, ‘e figlie so’ piezz’’e core.

I favolosi Sessanta di Ancelotti. Li ha festeggiati in anticipo a Capri fra gnocchi aureliani con le vongole e paccheri delaurentiis con i crostacei, giacca azzurra, giacca chiara, non mette mai niente di particolare che posa attirare l’attenzione, Aurelio barbetta bianca su abito scuro, e mogli svizzere e canadesi, figli, amici, giuntoli e chiavelli, formisani e lombardi, gattusi.

Nella casetta in Canada (vasche, pesciolini e fiori di lillà), Carlo festeggia oggi l’ufficialità del 10 giugno come calendario comanda e Mariann Barrena McClay dispone da moglie bionda canadese di origini spagnole. Salmone e pallone. Domani è un altro giorno.

10/6/2019
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