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Recensioni
Nazionale amputati “Il calcio a modo loro”
di Adriano Cisternino
Trenta storie diverse, trenta storie parallele. Sono storie di dolore e sofferenza, di depressione, di avvilimento. Da cui però è nata un'incredibile voglia di riscatto, smania di ritrovare se stessi attraverso un'altra via, poco nota, scoperta per caso.

Sono le trenta storie - ma è un'unica storia - della nazionale di calcio degli amputati, diventata un libro, “Il calcio a modo loro”, appena pubblicato da Franco Esposito per Absolutely Free (pagg.255, euro18).

Facebook motore propulsivo, il passaparola del 2000, la piazza virtuale, strumento (stavolta in positivo) di comunicazione per la svolta della vita di molti, giovani passati - proprio attraverso l'agorà dei nostri tempi - dalla depressione e l'avvilimento alla rinascita psicologica e fisica, al ritrovamento di se stessi, alla scoperta di una via alternativa insospettata.

Alcuni già sportivi militanti, qualcuno anche calciatore di buone speranze. Come Daniel Priami, portiere senza il braccio destro, giocava tra i pali anche prima, una speranza del calcio, pronto al debutto in serie D a 18 anni, nel Cecina.

Speranza infranta da un incidente di gioco, un'uscita alta con caduta rovinosa su un avversario. Rigenerato dalla nazionale amputati: para di tutto con il solo braccio sinistro. Lo chiamano il Buffon degli amputati. Non una semplice storia, un romanzo!

Il libro è una finestra spalancata su un panorama ancora semisconosciuto, ma ricco di straordinaria umanità, fatta di incidenti devastanti, dolori e sofferenze, e poi di sacrificio, solidarietà e piena determinazione di ritrovare se stessi, di riappropriarsi della vita in tutte le sue sfaccettature, compresa l'emozione di segnare un gol che sembrava perduta per sempre.

Incidenti in moto la causa più frequente all'origine del crack. Traumi devastanti, patimenti, spesso un'odissea infinita, ospedali, lunghe degenze, consulti medici, depressione. È il minimo comun denominatore di parecchie storie, ciascuna nella propria realtà famigliare, professionale, fino al coinvolgimento nella comune passione, il calcio, la nazionale con le stampelle, il cuore al di là delle stampelle, i mondiali in Messico 2018.

Una ribellione al destino, un inno alla vita nonostante tutto.

Tutto nasce a Correggio, nel cuore dell'Emilia. Da quelle parti è nato il tricolore, e loro, quei trenta, sono ormai stretti intorno al tricolore e lo portano in giro per il mondo. Ideatore e fondatore Francesco Messori, nato senza la gamba destra, classe '98, il capitano, che porta l'autografo di Messi, tatuato sul braccio.

Ne hanno parlato anche i giornali spagnoli. Sette contro sette, due tempi da 25', con cambi open. Renzo Vergnani il cittì. Al suo fianco un'organizzatissimo lavoro di équipe comprensiva di tecnici, medici, fisioterapisti, ufficio stampa e tutto quanto.

Vengono da tutta l'Italia: Sicilia, Trentino, Marche, Toscana, Lazio.… e Campania. Come Ivan Martucci, da Giugliano, ex-parà dell'Esercito, che ora vive a Ponsacco, il paese di Chiarugi, attaccante di un Napoli anni '70.

Martucci è difensore centrale, Cannavaro è il suo modello. O come Gianni Sasso, ischitano, che ha perso la gamba sinistra per un incidente in Vespa. Calciatore, ciclista, maratoneta, già presente a Rio 2016 nel triathlon (nuoto, bici, corsa): 9° in classifica finale. E ancora: Mario Tufano, originario di Castellammare di Stabia.

Trenta storie singolari, fuse in un'unica storia collettiva, di gruppo, all'insegna di uno slogan che si sono dati e che è un grido di guerra: “Una gamba in meno, una marcia in più”.

Il 25 maggio a Firenze la prima presentazione del libro, al Centro Tecnico di Coverciano, sede di tutte le nazionali di calcio, a cura della Fondazione Giovanni Galli.

8/5/2019
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