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Addio, Comaschi, leone azzurro
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 01.05.2019)
Luciano Comaschi, bresciano di Montichiari, spentosi ieri a Roma a 88 anni, è stato uno dei “leoni” azzurri, dopo Tricoli e prima di Vinicio che ebbero lo stesso appellativo.

Monzeglio lo scovò nel Crotone che giocava in serie C. Un acquisto formidabile nella stagione 1951-52. Luciano aveva vent’anni e giocò nel Napoli nove campionati (242 presenze, 4 gol).

Un atleta formidabile e un simpatico burlone. Ricordo le sue originali entrate in campo, al Vomero. Si accucciava in un angolo fingendo di allacciarsi le scarpette: più prosaicamente faceva pipì.

Un gesto scaramantico? Monzeglio, che era un gran superstizioso, per lungo tempo fece toccare agli azzurri una vecchia bara negli spogliatoi prima delle partite. Dopo una batosta con l’Inter a Milano (1-5), al ritorno a Napoli Comaschi diede fuoco alla bara.

Indimenticabili i duetti con Michelangelo Beato, vomerese, massaggiatore piccolo, rotondo, nero come un tizzone, mani d’acciaio e cuore d’oro. Era proprio Comaschi a organizzare gli scherzi al massaggiatore, ma poi gli azzurri dovevano scappare perché Michelangelo li inseguiva tenendo tra le dita una lametta da barba.

Pesaola mi raccontava che Luciano faceva coppia con lui nelle partite a scopa con Lauro, in palio mille lire a partita, nelle sere dei ritiri. E il petisso raccomandava a Comaschi di lasciar vincere il Comandante per ammorbidirlo successivamente nella richiesta dei premi-partita.

Comaschi debuttò in maglia azzurra il 17 febbraio 1952 nella vittoriosa partita del Napoli a Padova (1-0). Sostituì Vinyei e fece coppia con Delfrati.

Poi, per tre stagioni, fu stabilmente terzino destro in tandem con Eugen Vinyei, il formidabile difensore ungherese che una volta Monzeglio fece giocare centravanti perché era dotato di un gran tiro.

Quando Vinyei fu ceduto per agevolare il tesseramento di Vinicio (allora erano ammessi due soli stranieri e il secondo era Pesaola), Luciano fece coppia con Elia Greco.

Nell’ultimo campionato, gli si affiancò Dolo Mistone, il vomerese che è stato il primo terzino fluidificante, prima ancora di Facchetti.

Un giorno di metà settimana, in allenamento al San Paolo, Comaschi ci fece prendere una gran paura. Insultato da uno spettatore dei distinti, prese la rincorsa dal prato e volò oltre il vuoto del fossato sin nel settore di chi lo aveva ingiuriato per dirne di tutti i colori all’atterrito spettatore.

La sua “bestia nera” era lo juventino Praest, danese, ala sinistra dal gran fisico. Dei quattro gol che mise a segno, due furono decisivi e valsero la vittoria sulla Pro Patria (2-1) nel ’55 e il pareggio a Padova (1-1) nel ’56.

Luciano concluse la carriera nel Napoli a 29 anni. Giocò cinque partite nella nazionale giovanile italiana. Allenò la Battipagliese, poi si ritirò a vivere a Roma.

1/5/2019
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