Recensioni
Butterfly, il docufilm su Irma Testa
di Adriano Cisternino
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“Butterfly”, una storia semplice, una storia minima, portata sul grande schermo da due giovani registi, Alessandro Cassigoli e Casy Kauffman, dopo quasi tre anni di lavoro, impiegati per girare e montare tutto rigorosamente dal vero.
Prodotto da Michele Fornasero, il film è nelle sale da qualche giorno. È la storia di una ragazza di provincia, di Torre Annunziata, la storia di Irma Testa, cresciuta in un quartiere difficile, in una famiglia modestissima, con un padre inesistente ed una madre costretta a lavorare, lavori anche umili e faticosi, per tirare su quattro figli alla meglio.
Lei, Irma, capita per caso in una palestra di boxe, dove un maestro che di boxe ne sa tanto, Lucio Zurlo, scopre il suo talento e lo coltiva con le parole e i tempi giusti.
Irma diventa presto una campionessa, coglie successi in tutto il mondo, non fa in tempo a diventare maggiorenne e le Fiamme Oro già la mettono in divisa. Irma sogna ad occhi aperti, si qualifica per le olimpiadi di Rio 2016 dove è la più giovane tra tutti i pugili del mondo, maschi e femmine.
Una carriera fulminante, troppo fulminante, per i suoi diciannove anni, per non infrangersi con grande delusione e disperazione, nei quarti di finale contro la francese Estelle Mossely, campionessa del mondo e futuro oro olimpico.
Irma pensa addirittura di smettere, di cambiare lavoro, cerca l'evasione progettando un viaggio in Patagonia, a Ushuaia, ai confini del mondo. La sua crescita di ragazza, insomma, non ce l'ha fatta a stare dietro alla fulminante crescita dell'atleta.
Ma chi la riporta sulla strada della realtà e del recupero di se stessa è ancora il vecchio maestro Zurlo. Irma torna in palestra, riprende ad allenarsi e gradualmente ma con passo sicuro si riprende la sua identità di pugile, di campionessa del ring.
Qualche settimana fa a Vladikavkaz (Russia) ha conquistato il suo secondo oro europeo “under 22” consecutivo. Naturalmente ora l'obiettivo è Tokio 2020.
“Butterfly” non è una biopic, è un diario in immagini in cui gli attori sono gli stessi protagonisti. È una storia che racconta vita vera, cronaca di tutti i giorni, in un ambiente piuttosto complesso di periferia e tocca momenti di straordinaria drammaticità, raccontati però con realistico equilibrio.
Come quando Anna, la madre di Irma reagisce ad un velato rimprovero della figlia perché il fratellino Ugo, al quale tiene tanto, ha lasciato la scuola perché vuole fare il pescatore. Anna va su tutte le furie e spiega alla figlia che lei non ha tempo per pensare anche alla scuola del figlio perché esce di casa la mattina per andare a lavorare, e perché: “
Io nun faccio sulo a' mamma, io aggia fa a mamma e o' pate!” .
Ripresa da telecamere nascoste, la scena è di un realismo drammaticamente amaro. Nessuna attrice l'avrebbe recitata meglio di Anna dal vero: “
mutatis mutandi” una drammaticità alla Filumena Marturano.
Quasi tre anni per mettere assieme e selezionare le immagini di questa romanzo biografico. Che è anche una testimonianza reale di due princìpi ancora poco sentiti nella nostra cultura.
Primo: le donne si sono ormai impossessate della boxe, demolendo definitivamente il vecchio pregiudizio che questo è uno sport solo per uomini.
Secondo, ancora più importante: lo sport può essere una risorsa per tanti giovani, maschi e femmine, e il pugilato può esserlo soprattutto per quelli delle fasce più deboli.
Ma bisogna che qualcuno gliene dia l'opportunità.