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Calcio
I Tori Rossi d’Austria in grande spolvero
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 07.03.2019)
Sui campi della Champions non sono mancati fuochi d’artificio e passerelle splendide splendenti, stasera si ripropone con gli ottavi di finale l’Europa League a lume di candela, romantica competizione tra fuoriusciti dalla Champions e ambiziose Cenerentole dei secondi piani europei.

Sulla seconda scena continentale volteggiano affascinanti damerini pretenziosi, Siviglia, Arsenal, Benfica, Chelsea, Valencia, Zenit di San Pietroburgo, tra i quali il Napoli chiede le luci della ribalta spentesi in campionato e in Coppa Italia.

Per un omaggio dovuto a una squadra che fa ancora bel gioco e, di recente, ha messo alle corde la Juventus e per il riconoscimento unanime di Mister Europa a Carlo Ancelotti, il Napoli viene considerato tra i pretendenti alla vittoria finale la sera del 29 maggio in Azerbaigian, a Baku sotto il livello del Mar Caspio.

Disceso dalla Champions per la maledizione di un gol, il Napoli merita la considerazione massima, peraltro impegnato sul residuo traguardo della prima stagione di Ancelotti. Siamo nel trentennale della Coppa Uefa vinta dal Napoli di Maradona, competizione passata sotto l’etichetta meno sentimentale e più burocratica di Europa League, e a egregie cose il forte animo e l’anniversario accendono.

L’ostacolo austriaco degli ottavi di finale si chiama Salisburgo, la città di Mozart e la squadra dell’allenatore Marco Rose, tedesco di giovane e bella presenza. Il Salisburgo è squadra emergente, dotata di grande energia giusto lo sponsor che la sorregge, la Red Bull, bevanda energetica del settantenne imprenditore austriaco Dietrich Mateschitz che l’ha inventata con un geniale copia e incolla della bevanda thailandese Krating Daeng.

I “tori rossi” di Salisburgo sono un avversario rispettabile, squadra di grande coraggio, iniziativa e gioco offensivo, ritmo alto e verticalizzazioni, semifinalista dell’ultima Europa League, bocciata dal Marsiglia a un passo dal traguardo. Venticinque anni fa, uno sconosciuto Salisburgo giocò e perse con l’Inter la finale della Coppa Uefa.

Affermatosi come rivelazione del nuovo calcio austriaco, il Salisburgo cerca gloria fuori dai confini nazionali dove spende, spande e stravince. In Europa ha legnato due volte la Lazio. Otto anni fa, fece 1-1 in casa e 0-0 fuori con la Juventus di Delneri. I primi squilli di una squadra smargiassa.

Ha dominato a punteggio pieno il girone di Europa League battendo Lipsia, Celtic e Rosenborg, disfacendosi poi del Bruges nei sedicesimi, prima che il sorteggio lo consegnasse al Napoli. Vive un momento di grande slancio e scende al San Paolo senza alcuna soggezione perché la spavalderia è nel suo dna. Una coppia di attaccanti, geograficamente assortita, l’israeliano Dabbur e lo zambiano Daka, rappresenta il meglio dei suoi fuochi pirotecnici, sostenuta dall’ultimo giapponese di riguardo, Takumi Minamino, ben posizionato nel 4-3-1-2 di Herr Rose. All’allegria offensiva il Salisburgo unisce una gaiezza difensiva che lo espone agli avversari più attrezzati.

Se queste sono le premesse, stasera al San Paolo dovrebbe essere una serata di gol. Il Napoli farà bene a tenersi al riparo dallo foga offensiva austriaca per non compromettere il match di ritorno a Salisburgo fra sette giorni.

La qualificazione è aperta nonostante i favori del pronostico siano tutti a vantaggio degli azzurri. Ma è meglio non vendere la pelle del toro rosso prima di averlo battuto.

7/3/2019
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