Cultura
Una aggiunta al catalogo di Agostino Beltramo
di Achille della Ragione
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Ho una simpatia particolare per Beltrano, del quale posseggo uno dei suoi capolavori ed a cui ho dedicato una monografia: Agostino Beltrano uno stanzionesco falconiano, per cui ho subito riconosciuto il suo pennello da alcuni dettagli patognomici, quando un collezionista napoletano mi ha mostrato un suo dipinto (fig.1) per il quale i più celebri napoletanisti avevano avanzato varie attribuzioni.
Prima di esaminare il quadro in questione voglio fornire al lettore alcune notizie sul pittore, rinviando chi volesse approfondire l’argomento a consultare alcuni miei scritti digitando i link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/2018/11/uno-splendido-martirio-di-san.html
http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo43/articolo.htm
http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo2/articolo.htm
Agostino Beltrano nacque a Napoli il 25 febbraio 1607, da Francesco, di professione indoratore, e da Vittoria De Grauso, zia di Andrea Vaccaro.
La sua prima formazione artistica avvenne presso la bottega di Gaspare De Populo, un pittore quasi sconosciuto, del quale si ricorda solo il suo stretto legame d'amicizia con Massimo Stanzione, del quale fu allievo, in seguito, lo stesso Beltrano insieme a Falcone e Pacecco De Rosa, dei quali è soprattutto con il primo che presenta evidenti affinità.
Per Beltrano fu però molto importante, per la sua maturazione stilistica, la vicinanza, in occasione dei lavori nella cattedrale di Pozzuoli, con altri celebri pittori dell'epoca, quali Giovanni Lanfranco, Artemisia Gentileschi e lo stesso Massimo Stanzione.
Sposerà la pittrice Annella di Massimo, sorella di Pacecco De Rosa.
Gli studiosi hanno distinto, analizzando le opere del maestro, una fase naturalista, contigua ai modi falconiani e un secondo periodo più propriamente stanzionesco, contrassegnato da un impreziosimento cromatico e da un ingentilimento delle fisionomie e dei sentimenti, culminante nella spettacolare tela raffigurante "
Lot e le figlie" della collezione Molinari Pradelli.
L'attività di Agostino Beltrano è documentata a Napoli nelle chiese di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone (1644 – 1645), di S. Agostino degli Scalzi (1649), di S. Maria della Sanità (1654 - 1656) e di S. Maria Donnaregina Nuova (1655).
Questi suoi interessi lo guideranno, in maniera più o meno costante fino a qualche anno prima della metà del secolo, in efficaci composizioni sia di destinazione religiosa (tele per il duomo di Pozzuoli, affreschi in S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone) che profana (Ritratto di Carlo Tocco, Pio Monte della Misericordia).
Dal 1649 circa, anno in cui sono documentate le due tele per la Cappella Schipani in S. Agostino degli Scalzi (S. Girolamo e S. Nicola da Tolentino) il suo stile sembra avviarsi verso soluzioni di accademia stanzionesca e tale si manterrà ancora nell'ultima produzione documentata.
Ritorniamo ora al quadro che vogliamo proporre all’attenzione di studiosi ed appassionati, partendo dalla difficoltà di assegnargli un titolo, che dovrebbe essere, dall’esame della scena centrale (fig. 2) Gesù davanti a Pilato. Intorno a questo episodio si volgono gli sguardi di spettatori incuriositi (fig. 3 – 4), che sembrano indicare l’insolito avvenimento, mentre sullo sfondo giganteggiano originali architetture (fig. 5), che aveva indotto qualche critico d’arte a proporre il nome di Francois de Nomè come autore della tela.
Altri esperti avevano pensato a Domenico Gargiulo in collaborazione con Viviano Codazzi, ma le classiche figurine di Micco sono diverse da quelle che appaiono in questa opera. La soluzione definitiva dell’enigma si è avuta dall’attento esame del fantolino che compare in basso nella scena (fig. 6), una sorta di firma criptata del Beltrano che compare in molti suoi dipinti autografi (fig. 7), in primis nel Miracolo di S. Alessandro conservato nella Cattedrale di Pozzuoli, firmato e datato.