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Calcio
Scelte precise, basta esperimenti
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 31.01.2019)
È il momento della riflessione. Il Napoli non solo è fuori da tre obiettivi su quattro, ma sta incappando in una crisi tattica, tecnica, di forma e di personalità. Sembra avere esaurito lo slancio impresso da Ancelotti, la novità della guida tecnica, i propositi di ripartire dopo Sarri con nuove chance e nuove prospettive.

Liverpool e Milano (Coppa Italia) ne hanno stroncato ambizioni ed entusiasmo. Ma la crisi (evidente) non nasce da questi due inciampi.

È il momento della chiarezza. Non sono i “casi” Allan, Hysaj e Mario Rui a destabilizzare. Nemmeno lo scadimento di forma di molti protagonisti può essere la causa principale della “frenata”. C’è dell’altro.

Milano, tra campionato (una squadra stravagante) e Coppa Italia (una formazione ripetutamente ritoccata), ha segnato la fine di tutti gli esperimenti. Ora c’è bisogno di una squadra-tipo con un suo gioco preciso e la personalità giusta. Il turn-over non deve essere più la regola (fare giocare tutti), ma l’eccezione per tamponare emergenze e procedere a logici cambi tattici nel corso delle partite. E basta anche con l’impiego di giocatori fuori ruolo, soprattutto per non frenare l’esplosione di Fabian Ruiz.

È anche il momento di smettere, per puro spirito polemico, il raffronto continuo tra Ancelotti e Sarri, tra la squadra di oggi (con Fabian Ruiz) e quella di ieri (con Jorginho). Sarri aveva esaurito il suo ciclo giungendo al massimo dei punti in campionato dopo tre anni di lavoro ossessivo.

Al di là del complicato rapporto tra Sarri e De Laurentiis, si imponeva una svolta. I titolarissimi erano giunti al capolinea, schiacciati dalla notte di Firenze dopo avere battuto la Juve a Torino. Il logorio atletico e nervoso della squadra e l’età non più giovanissima di molti interpreti non consentivano di andare oltre.

De Laurentiis è stato abile nell’attrarre Ancelotti, tecnico di grande esperienza e successi, con una dote essenziale per il cambio di gestione, quella del “leader calmo” che non avrebbe fatto nessuna rivoluzione e avrebbe proceduto per gradi a “cambiare” il Napoli conservando il “bagaglio tecnico” dei giocatori allenati da Sarri ma innovando sul piano tattico.

Una squadra meno “giocherellona” e più spedita, più rapida negli affondo offensivi (le verticalizzazioni), riducendo al massimo il palleggio e il possesso-palla.

Non era facile il “cambio di gioco” che mandava in difficoltà i maggiori protagonisti assuefatti al gioco di Sarri da allenamenti martellanti. Tuttavia, non si poteva cambiare di botto perché avrebbe significato una profonda campagna-acquisti, adeguata alle idee del nuovo tecnico.

Ancelotti, per giunta, non ha chiesto nulla, anzi si è detto soddisfatto se fosse rimasta la squadra di Sarri, “perché è una squadra forte”. Ha proceduto con i suoi esperimenti i cui risultati positivi sembrano rientrati.

In realtà, Sarri aveva reso forte una squadra con un grande artificio portandola a un alto livello tecnico complessivo che non era esattamente la somma delle qualità tecniche individuali dei giocatori. Tirata via la coperta di Linus Sarri, molti giocatori si sono ritrovati nudi.

Aggiungiamoci la partenza di Jorginho e l’appannamento di Hamsik ed ecco che Ancelotti si è venuto a trovare senza i migliori organizzatori di gioco. Ha fatto giocare tutti, Ancelotti, venticinque elementi, non tanto per il “desiderio” del presidente, che accusava Sarri di far giocare sempre gli stessi, ma anche per conoscere l’intera potenzialità della “rosa” e programmare il suo secondo anno sulla panchina del Napoli.

Adesso, a occhio e croce, i punti fermi sembrerebbero Meret, Malcuit, Koulibaly, Ghoulam, Fabian Ruiz, Milik, Insigne, defilati per età Hamsik, Callejon, Mertens, Albiol, da valutare Zielinski campione inespresso e con un ruolo preciso da cucirgli addosso, Verdi e Ounas.

Occorrerà un play di livello e personalità, un esterno offensivo determinante, un incontrista di centrocampo (Allan andrà via), almeno un attaccante che spacchi le partite. A giugno, non sarà un mercato facile. Il Napoli dovrà acquistare anche maggiore fisicità.

Il massimo punto fermo è Ancelotti che, oltretutto, sta “da dio” a Napoli ed è convinto di fare un buon lavoro. Solo per polemica verso gli “zero tituli” di Sarri, De Laurentiis ha chiesto al nuovo tecnico la conquista di un trofeo (la Coppa Italia sembrava possibile), ma il presidente ha anche convenuto obiettivamente che questo è “un anno di transizione”.

E, semmai, i “frutti” di Ancelotti si vedranno in capo a tre anni, come è successo con Sarri e come autorizza il contratto del tecnico emiliano (tre più tre se va bene).

Sabato pomeriggio la Sampdoria verrà a testare quel che resta del Napoli di Sarri e della squadra di Ancelotti dissoltasi a metà stagione. Accettiamo qualsiasi risultato a patto che ci siano idee chiare per il futuro che è complicato, ma l’esperienza di Ancelotti può renderlo positivo.

31/1/2019
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