Calcio
Zapata, il vitello d’oro
di Mimmo Carratelli
(da: Corriere dello Sport del 22.01.2019)
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Ma che cosa s’è messo in testa e soprattutto nei piedi Duvan Zapata che, quand’era al Napoli, quattro anni fa, all’epoca di Benitez, molti cantavano Duvan vai se i piedi non ce li hai, bambolotto al cioccolato fondente, più grosso che robusto, più confuso che svelto, con una faccia stanca e, oggi, splendido splendente, dimagrito, agile, furente, ringiovanito?
Dove ha limato, arrotondato, abbellito i piedi che sembravano un po’ quadrati? Dove ha fatto il lifting all’alluce e al collo del piede? Quale è stata la dieta che l’ha asciugato, ora magnificamente svettante col suo rispettabile metro e 89 d’altezza che potrebbe giocare tra i giganti d’America della NBA, la National Basketball Association?
Venne a Napoli, pochi giorni prima della chiusura del calciomercato nell’estate del 2013, per 7,5 milioni di euro dall’Estudiantes, promettente ventiduenne, ma con quel nomignolo, El Ternero, che significa vitello, non molto apprezzabile, piuttosto preoccupante. Era un vitello Duvan Zapata?
C’era Higuain e non aveva spazio. Ma piaceva il colombiano silenzioso, crisalide e non ancora farfalla. Aveva qualcosa di inespresso, virtù segrete, qualità invisibili, gol nascosti. Un fisico da vitello, questo era evidente, ma col pallone ci sapeva fare o no?
Era contento d’esser venuto a Napoli. Per un sudamericano, diceva, è l’approdo ideale. E aggiungeva: “
Qui mi vogliono bene, mi chiedono l’autografo, non m’era mai successo”.
E, poi, una sera d’ottobre a Marsiglia, per la Champions, dopo un’ora di gioco esce Higuain e Duvan va in campo. Il Napoli era già in vantaggio con un gol di Callejon. Dopo soli nove minuti dall’ingresso di Zapata, nasceva il gol più bello. Un colpo di tacco di Mertens smarcava Duvan che con una spettacolare conclusione a giro insaccava il raddoppio.
Era il 22 ottobre 2013. Il primo gol del colombiano in maglia azzurra.
Gli volevamo bene, a Napoli, ma pochi puntavano sul Ternero. Lo tenevamo in gran considerazione per simpatia. Il gol di Marsiglia fu come avere stappato una bottiglia di champagne. Lo schiocco di Duvan nella serata francese.
E, allora, molti gli dedicarono una famosa canzoncina napoletana.
Sciù, zuppetta, cassata, panettone ‘e Motta, cazzotto ‘e ciucculata, cartoccio ‘e sfugliatella, pacchette ‘e caramella. Il meglio della vita. Così cantavamo Duvan. Un idolo della nostra fantasia.
Era come un amico ritrovato dopo il gol di Marsiglia. Lui e Nana Montaño, la moglie, avevano già una figlia, Dantzel, ma Dayton, il maschietto, nacque a Napoli. Un altro legame con la città. Un legame solo sentimentale perché quello calcistico si sciolse dopo due anni, 54 partite e 15 gol. Volò a Udine e il Napoli incassò gli spiccioli di 1,6 milioni di euro per il prestito biennale.
Aurelio De Laurentiis, col dottorato in pallone dopo avere fatto in quindici anni l’asilo, le elementari, il ginnasio, il liceo e l’università del pallone, non voleva mollare del tutto Duvan. Sentiva che c’era qualcosa di buono nel colombiano e, da dottore in acquisti e cessioni, appose una clausola nel prestito all’Udinese, e la clausola gli dava il diritto di riprendersi il giocatore gratis.
Non lo riprese al Napoli dopo i due anni a Udine, ma mastro Aurelio fece l’ennesimo affare footballistico della sua vita di dottore in affari di football.
De Laurentiis, che si mette in tasca procuratori e maneggioni, trasferì Zapata e Strinic alla Sampdoria per 21 milioni, mettendo a segno l’ulteriore plusvalenza della sua carriera di presidente plusvalente: 13,5 milioni nel giro di due anni.
Viva Zapata. E fu così che il Ternero, il vitello, divenne il
ternero de oro, il vitello d’oro nell’affare biblico di DeLa. In ogni caso, il ragazzone non era gradito a Sarri.
Ma
sciù, zuppetta, cassata, panettone ‘e Motta, cazzotto ‘e ciucculata, cartoccio ‘e sfogliatella e pacchette ‘e caramella cambiò la sua vita a Genova e sta volando a Bergamo nell’alto dei cieli goleador rivaleggiando col più celeste arcangelo del gol, nientemeno che Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro di Funchal, padre di quattro figli e di 674 gol nella nazionale purtughesa e club frequentati.
A Marassi, febbraio 2018, ha lasciato la scia di sessanta metri di corsa, dall’area della Sampdoria a quella dell’Udinese, con gol al bacio, di sinistro, un pallonetto bizzarro al portiere Bizzarri, siglando il raddoppio doriano (2-1 finale).
Un gol alla Weah, come il liberiano ne fece uno a Napoli col Paris Saint Germain e un altro col Milan al Verona. Dopo la prodezza, Duvan confessava: “
Volevo crossare la palla per Quagliarella”. Era entrato in campo al posto di Caprari, venti minuti finali in campo, il gol dopo tredici minuti.
Sempre più vitello d’oro. Perché la Samp dopo un anno, 32 partite e 11 gol cede Duvan all’Atalanta per 26 milioni (12 di prestito e 14 per il riscatto). Lo aveva pagato meno di venti. Zapata arricchisce tutti. E all’Atalanta fa il Babbo Natale.
Aveva segnato appena una rete prima di dicembre, ne fa nove nell’ultimo mese dell’anno. Gli statistici segnalano che, nel mese di dicembre, Zapata con nove reti ha segnato più di altre 17 squadre di serie A (otto gol la Juve) e col poker di Frosinone è andato in buca in sette partite consecutive, un record nella storia dell’Atalanta.
Ha bersagliato di reti il Napoli, l’Udinese (tripletta), la Lazio, il Genoa, la Juventus (doppietta), il Sassuolo e il Frosinone (quaterna secca e varia, due colpi di testa, un gol di sinistro, uno di destro).
In piena esplosione a 28 anni. Proprio come cantavamo a Napoli:
sciù, zuppetta, cassata, panettone ‘e Motta, cazzotto ‘e ciucculata, cartoccio ‘e sfugliatella, pacchette ‘e caramella. Il meglio della vita. Il meglio nel calcio.