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Cosa c’è dietro la strategia del conflitto
di Vittorio Del Tufo (da: il Mattino dell'11.01.2017)
Ieri il sindaco ha intinto il tweet nel curaro e ha cinguettato a palle incatenate contro il governatore: «De Luca mesi fa aveva detto: mai più barelle negli ospedali. È stato di parola: via le barelle e i malati tutti giù per terra».

Dietro il sarcasmo, c’è un attacco frontale e durissimo, che segna l’ulteriore inasprimento di un conflitto istituzionale senza precedenti. Neanche nei momenti più aspri del rapporto con Caldoro lo scontro tra Comune e Regione aveva raggiunto questi livelli.

Dimenticando che la collaborazione istituzionale è un obbligo, non una gentile concessione, DeMa e DeLu hanno ricominciato a darsele di santa ragione su tutti i fronti, e il tentativo messo in campo dalle due diplomazie - il fratello del sindaco, Claudio De Magistris, e il vicepresidente della Regione, Fulvio Bonavitacola – di ricucire lo strappo e di avviare una nuova stagione di dialogo istituzionale è naufragato in un batter d’ali.

Lasciamo da parte le considerazioni sull’opportunità di trasformare la sanità, proprio la sanità, in un terreno di scontro politico: questo dovrebbe essere il momento del dialogo, non dei guantoni da boxe.

E veniamo al punto, che è tutto politico. L’ennesima entrata a gambe tese del sindaco dopo la folle notte all’ospedale di Nola rivela una strategia che è andata affinandosi negli ultimi mesi: colpire duro e colpire su tutto, alzare continuamente il tiro - ieri Saviano, oggi De Luca - per ritagliarsi addosso, forte del consenso elettorale, i panni di leader politico, in un continuo spostamento di ruolo e di prospettiva rispetto al profilo amministrativo.

Alla stagione dell’incomunicabilità con De Luca è subentrata la stagione del conflitto aperto. Una guerra di dispetti, ripicche e scaramucce che rivela fondamentalmente una sola cosa: l’assoluta debolezza del profilo istituzionale rispetto a quello politico.

Perfettamente in linea con un quadro politico generale segnato dalla crisi dei partiti e degli schieramenti tradizionali, surrogati dalla competizione personale.

E allora conviene domandarsi dove vuole andare a parare il sindaco. DeMa punta alla Regione? Vuole soffiare a De Luca la poltrona di governatore e ha deciso pertanto di inquadrarlo nel mirino?

Per Palazzo Santa Lucia si voterà tra tre anni e mezzo, e la seconda stagione del sindaco arancione è cominciata appena da pochi mesi. In primavera, invece, si voterà in numerosi comuni metropolitani e sarà quello il vero banco di prova per il soggetto politico al quale De Magistris ha dato ormai un profilo visibile e un assetto stabile, in vista di futuri traguardi.

Saranno le prossime amministrative l’occasione per misurare la propria forza - la propria rilevanza - proprio rispetto a De Luca e ai Cinquestelle, e giocando di sponda con una sinistra movimentista orfana di leader e abbarbicata a una dimensione minoritaria, a un eterno e quasi simbolico antagonismo.

Un segmento di sinistra che DeMa vuole intestarsi, anche nel tentativo di sottrarlo al Pd e ai grillini, che politicamente parlando pescano nel suo stesso fiume. Da qui la dimensione elettorale permanente in cui sembra calato il sindaco, la sua idea di trovarsi sempre alla vigilia di una competizione.

Va anche detto che questa suggestione elettorale a tempo pieno è la conseguenza di uno scenario politico talmente fragile che inevitabilmente chiamerà a raccolta, da qui ai prossimi mesi, nuovi leader, leaderini e leaderucci pirandellianamente in cerca d’autore (e di voti).

Che questo sia vero lo dimostrano anche le recenti mosse di De Luca, il cui movimento politico, pur non assumendo (ancora) la forma-partito, si va configurando sempre più autonomo rispetto al Pd, dal quale il governatore continua a smarcarsi probabilmente per rivendicare in futuro nuovi spazi da posizioni di forza.

Cosa significa tutto questo per Napoli? Cosa c’è da aspettarsi per i prossimi mesi? Nulla di buono, probabilmente. La città sembra risucchiata in un’eterna vigilia pre-elettorale, nella quale la dimensione politica - e la contrapposizione frontale tra le due primedonne - rischia di far svanire dai radar l’azione amministrativa, il governo del territorio, il confronto sulle cose da fare. In una parola: la progettazione e la realizzazione dei progetti.

La stagione che sembrava essersi aperta per la città dopo la firma del patto Comune-Governo è già finita? Speriamo di no. Ma l’idea che, in questo clima di muro contro muro tra le istituzioni, tra liti, furori, battutacce, ripicche, vendette e duelli, Napoli possa recuperare i ritardi accumulati, programmare un rilancio, progettare un percorso di crescita sembra francamente poco credibile.

Nel mare di parole e di veleni, è il futuro della città che rischia di inabissarsi.
12/1/2017
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