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Calcio
Grinta e gol: Vinicio fece sognare
il Napoli di Lauro per 5 anni
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino del 25.7.2016)
Il fatto era che il Napoli aveva tre stranieri (Jeppson, Pesaola, Vinyei) e non poteva averne un quarto, tre erano il massimo consentito.

Come si poteva prendere Vinicio che Lauro voleva a tutti i costi per il suo tormentone elettorale “una grande Napoli per un grande Napoli”?

Nel 1952 aveva speso 105 milioni per Jeppson e, alle elezioni comunali, aveva trionfato con 117mila preferenze, sindaco per la prima volta.

Bisognava trovare un parente italiano a Vinicio. Un parroco di Aversa scovò nella cittadina casertana una famiglia che aveva il cognome della madre del brasiliano, Amarante, e sostenne che una donna con quel nome, emigrata in Brasile, era la nonna del giocatore.

Una folla di presunti cugini si scaraventò all’Hotel Parker, dove il Napoli aveva sistemato Vinicio, assediando il brasiliano.

Ma, senza i documenti necessari, la parola del parroco valse zero. Lauro dovette cedere Vinyei.

Lauro, alle elezioni comunali del 1956 prese 300mila preferenze. Pagato la metà di Jeppson, Vinicio rese il doppio dello svedese non solo nei computo dei voti delle amministrative. Gli acquisti dei due centravanti sono nella storia folcloristica di Lauro.

La prima volta chiamò l’allenatore Monzeglio: “Mister, io devo fare una squadra importante perché ho questo slogan ‘Per una grande Napoli ci vuole un grande Napoli’. Cosa bisogna fare?”. L’allenatore rispose: “Bisogna comprare un attaccante”. E Lauro: “Chi dobbiamo comprare?”. “Jeppson, uno svedese che gioca nell’Atalanta”, disse l’allenatore. “Dove si trova quest’Atalanta?”, disse il Comandante. Gli spiegarono che era una squadra di Bergamo. “Con chi devo parlare?”.

Bisognava trattare con Daniele Turani che diventò senatore e che, un po’ come Lauro, attraverso l’Atalanta, si faceva un po’ di propaganda per la carriera politica.

Lauro lo chiamò al telefono: “Senatore, mi devi dare questo giocatore svedese che tieni nella tua squadra”. E Turani: “Mio caro Comandante, io l’ho pagato 30 milioni, e ci voglio guadagnare”. “E quanto ci vuoi guadagnare? Firmo subito l’assegno”, replicò Lauro. “Cento milioni!”, disse il senatore. “Centocinque!”, ribatté Lauro per chiudere la faccenda.

Così Jeppson arrivò al Napoli in un tridente fantastico con Giancarlo Vitali all’ala destra e Bruno Pesaola a sinistra.

E veniamo a Vinicio e alle elezioni comunali del 1956. Lauro chiamò un’altra volta Monzeglio: “Con Jeppson non siamo andati benissimo, noi dobbiamo vincere il campionato, chi dobbiamo comprare?”. L’allenatore Monzeglio propose: “C’è un grande giocatore, si chiama Vinicio”. “E dove sta questo Vinicio?” chiese il Comandante. Il calciatore brasiliano, che giocava nel Botafogo, era già stato opzionato dalla Lazio.

Lauro: Chiamatemi la Lazio. Con chi devo parlare?”. Si trattava del conte Mario Vaselli, costruttore edile.

Da Turani e Vaselli, la sfrontatezza di Lauro non cambiò, fu anche più spiccia. “Pronto, conte Vaselli? Tu hai Vinicio? Me lo devi dare…”. “Come? Ti devo dare Vinicio?”, disse Vaselli. “So che hai già opzionato questo guaglione brasiliano, me lo devi dare perché io devo vincere le elezioni”.

Alla richiesta del costruttore romano di 50 milioni, Lauro rispose: “Va bene, 50 milioni, e ti faccio fare i lavori di piazza Municipio. Devo rifare questa piazza. Tu mi dai Vinicio e ti do tutti gli appalti di Napoli”.

Così, dopo Jeppson, Vinicio venne a giocare a Napoli. Il suo debutto al Vomero, 18 settembre 1955, contro il Torino fu fantastico e fulminante. Palla al centro: Amadei al mediano Castelli, il mediano scaraventa avanti la palla con un lancio di trenta metri, Vinicio si avventa sul pallone e, in corsa, sferra un potente “destro” nella porta granata. Si è calcolato che l‘azione si sviluppò in 17 secondi. Ma non funzionò l’accoppiata con Jeppson, battezzata “V2” dal nome del razzo tedesco progenitore di tutti i missili.

Clamoroso fu il primo incontro tra Lauro e Vinicio, nella stanza di sindaco del Comandante a Palazzo San Giacomo. Lauro, come era uso fare, mostrò il suo entusiasmo a Vinicio mollandogli un perfetto, nodoso e pesante saluto con la mano destra appioppata dietro la nuca del brasiliano.

Pippone Innocenti, di statura piccola ma deciso, che era stato terzino del Napoli e poi consigliere calcistico di Lauro, trattenne a stento Vinicio dal saltare addosso al Comandante.

Lauro fu poi il compare d’anello di Vinicio al matrimonio di Luis, un evento memorabile nella basilica di San Francesco in Piazza Plebiscito, gremita di tifosi.

Lei era un vecchio amore, Flora Aida Piccaglia, con nonni emiliani di Zocca. S’erano conosciuti in Brasile. Vinicio scese in tight da una Cadillac, Flora aveva tredici metri di velo.

Ma nel Napoli erano tempi di “arsenico e vecchi merletti”, come si usava dire. Amadei, passato a fare l’allenatore, insisteva con Lauro perché cedesse il brasiliano. “Non sta bene” diceva. Era in atto la sua “guerra” contro Vinicio e il suo amico Pesaola. Contro l’ipotesi che il brasiliano venisse ceduto, ci fu un cartello al San Paolo: “Vendetevi l’anima, ma non Vinicio”.

Fu ceduto nel 1960 al Bologna dopo cinque campionati. Il Napoli ebbe dal club felsineo Pivatelli e Mihalic e saldò il conto versando 122 milioni.

Con quei nuovi giocatori il Napoli precipitò in serie B.


Puoi trovare le puntate precedenti cliccando qui:
1 – SALLUSTRO
2 – SENTIMENTI II
25/7/2016
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