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San Gennaro la pace che vale un miracolo
di Vittorio Del Tufo (da: il Mattino del 1.5.2016)
San Gennaro, santo laico e giudizioso, ha concesso il «prodigio» con una liquefazione lampo, mettendo ancora una volta tutti d’accordo. Ma il vero miracolo, ieri, lo hanno fatto Curia e Deputazione, siglando la pace dopo una battaglia durata mesi.

Una battaglia di princìpi e di civiltà, che si è conclusa nell’unico modo possibile: al cardinale resterà la competenza sul culto, alla Deputazione quella sulla gestione della Cappella e del Tesoro. Soluzione di puro buon senso, quello stesso buon senso che era stato messo sotto i piedi nelle settimane scorse.

È stato un miracolo atteso,ma tutt’altro che scontato, quello avvenuto alla presenza del ministro Alfano: ci voleva una buona dose di saggezza, infatti, per capire che con le tradizioni non si scherza; perché le tradizioni, soprattutto a Napoli, sono materia incandescente, lava, patrimonio collettivo, grumo di passione civile e religiosa che attraversa il sangue vivo della città. E che riguarda tutti: devoti e scettici, fedeli e indifferenti.

Ci voleva una buona dose di saggezza e l’ha messa in campo il ministro Alfano, decidendo di modificare il decreto che assimilava la Deputazione di San Gennaro a «fabbriceria», una scelta che di fatto avrebbe sottratto il culto (e il Tesoro) di San Gennaro alla sua dimensione laica.

Il finale non poteva che essere questo, ulteriori irrigidimenti sarebbero stati fuoriluogo. Perché fosse possibile siglare la pace ciascuno è stato costretto a fare un passo indietro rispetto alle posizioni iniziali.

Difendere la natura laica del prodigio – e del Tesoro - era l’unica soluzione tollerabile per una città che è profondamente cattolica ma allo stesso tempo fortemente gelosa della sua tradizione municipale e della sua laicità.

È un equilibrio delicatissimo, e il tentativo di equiparare la Deputazione a una «fabbriceria», rinominando arbitrariamente i deputati, è stato interpretato dalla maggioranza della popolazione come un’entrata a gamba tesa, che avrebbe rischiato di scardinarlo.

Per questo motivo è apprezzabile che il cardinale Sepe abbia voluto escludere, senza più equivoci, ogni tipo di ingerenza gestionale, a cominciare dalla scelta dei deputati, assicurando di non essere assolutamente interessato a ciò che riguarda l’organizzazione giuridica e amministrativa della Deputazione.

Quest’ultima, che nasce dagli antichi Sedili, rappresenta infatti tutta la popolazione. È la comunità cittadina la vera padrona di casa della Cappella dov’è custodita la teca contenente le ampolle. Allo stesso modo è del tutto legittimo che la Chiesa sottolinei la necessità di salvaguardare la dimensione religiosa del culto di San Gennaro.

Favola a lieto fine, dunque, con una postilla. Per mantenere inalterato un equilibrio che dura da secoli è necessario che nessuno si lasci tentare, in futuro, dal desiderio di invadere la metà campo avversaria.

Perché, sia chiaro: quello di San Gennaro è il sangue di cui la città da secoli si nutre per sentirsi viva, perché è il suo stesso sangue.
E appartiene a tutti.
1/5/2016
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