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Approfondimenti
Ancora sui Gerolamini
di Franco Polichetti
Alcuni amici tra cui Salvatore D’Angelo e Salvatore Galeotta mi hanno chiesto “ma dalla biblioteca dei Girolamini quanti volumi sono stati rubati?”

Cari amici, il numero esatto dei volumi rubati non si conosce; una stima iniziale lo ha indicato in circa quattromila.

Sarà impossibile determinarlo con esattezza perché la maggior parte delle opere è finita all’estero: i mercanti di antiquariato di Germania, d’Inghilterra di Stati Uniti di Argentina di Giappone hanno gareggiato per farne incetta.

I volumi ad oggi recuperati sono circa 2700. Lo stato italiano ha avviato le idonee procedure per il recupero degli altri, ma circa l’esito non si sa molto, in ogni caso sembra che l’Inghilterra ne abbia restituiti più di 650 e la Germania 330.

In Italia sono stati recuperati i 240 che erano finiti in un deposito sequestrato in provincia di Verona dove risiedeva il “direttore De Caro” adesso, per fortuna del nostro patrimonio culturale, ospite delle patrie galere.

Dell’Utri ne ha restituiti cinque ma sembra che ne abbia acquistati quattordici tutti di inestimabile valore.

Il p.m. di Napoli, ebbe a dire che “quello compiuto da De Caro ai danni della biblioteca è uno «spettacolare assassinio», che ha provocato «una ferita insanabile» al patrimonio culturale italiano”.

Perché De Caro e i suoi complici quelle antiche pagine, pur di renderle irrintracciabili, le hanno, senza troppi scrupoli, smembrate, tagliate, rovinate per sempre.

L’intensità del trauma che mi colpì quando appresi la notizia del furto fu pari all’emozione che provai quando visitai per la prima volta questo luogo sacro per la religione e per la cultura.

Consentitemi che racconti in proposito un aneddoto della mia vita.
Non ricordo precisamente l’anno ma doveva essere tra il 1984-1985. Ero solito compiere in quel tempo delle escursioni domenicali accompagnando gruppi di amici desiderosi di conoscere meglio i monumenti più significativi della città.

Non mi piace nel racconto l’improvvisazione sulla base di reminiscenze troppo lontane e quindi dovendo accompagnare un gruppo di amici alla visita della Chiesa dei Girolamini, qualche giorno prima, mi recai a rinverdire la memoria rivisitando la Chiesa.

Mi era rimasto alquanto tempo a disposizione dopo quella ricognizione, per cui mi spostai su via Duomo dove si trova l’accesso alla Biblioteca.

Fortunatamente la porta d’ingresso al monastero era aperta. Devo confessare che non avevo mai visitato quel luogo.

All’ingresso non c’era custode e, per quanto titubante, lo varcai inoltrandomi all’interno. Giunsi in un chiostro grazioso ma non molto grande, dove una segnaletica indicava l’accesso alla Biblioteca.

Salii lo scalone e mi trovai in un secondo stupendo chiostro tutto coltivato ad agrumi e contornato da un porticato colonnato.

Vi confesso che ebbi una forma di rapimento quasi estatico per la suggestività del luogo ma soprattutto per il silenzio e la quiete che si godeva in quel chiostro a pochi metri dai rumori, sempre intensi, della animatissima via Duomo.

Mi avviai per le scale e qui incontrai una signora che forse, accortasi della mia presenza mi stava venendo incontro per chiedermi dove fossi diretto. Le spiegai che era mia intenzione organizzare una visita a questo monumento. Probabilmente capì subito che ero inesperto dei luoghi e molto cortesemente mi indicò una porta al sommo della scala che immetteva nei locali della biblioteca.

Entrai e mi trovai in una sala con un soffitto interamente affrescato e le pareti tutte rivestite da pregiati scaffali di legno zeppi di libri, era quella la sala G. B. Vico, come appresi dopo.

Girando tutt’intorno lo sguardo con l’avidità di chi intende fissare nella propria memoria delle meraviglie, mi accorsi che dietro ad un allineamento di nove meravigliosi, antichi vasi fittili, seduto ad un tavolo, non molto grande, c’era un uomo piuttosto giovane intento a consultare un volume.

Mi avvicinai e chiedendogli scusa per l’interruzione scambiai con lui alcune parole, seppi allora che in quella sala dedicata a G. B. Vico erano raccolte opere filosofiche e che lui, laureato in filosofia, stava preparando un saggio sulla scolastica ed aggiunse che era davvero mortificante constatare che un patrimonio di opere fondamentali e di così alto valore fosse quasi ignorato da tanti studiosi di filosofia.

Ed ecco un’ulteriore curiosità: nel testo “Napoli Sacra” che in questa occasione ho tirato fuori dalla mia biblioteca, ho trovato un foglio su cui annotai questo appunto “per una visita del complesso dei Girolamini telefonare alla dott.ssa Berardi tel. 081 294444 che mi indirizzerà per la visita della Chiesa grande e della Chiesa piccola, della Quadreria, dei Chiostri, della Biblioteca, dei Codici Miniati” purtroppo non annotai la data ma ancora più in colpa mi sento perchè quella visita non la compii più.

Sic voluere fata!
Vi ringrazio!
20/11/2015
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