Contatta napoli.com con skype

Se i diritti si trasformano in ricatti
di Vittorio Del Tufo (da: il Mattino del 17.05.2015)
Nel vocabolario della lingua italiana la parola ricatto significa intimidazione, pressione di carattere materiale o morale per estorcere un risultato.

Declinata a Pompei la parola ricatto significa sbattere i cancelli in faccia ai turisti e spedirli via, senza uno straccio di spiegazione, e pazienza se non torneranno mai più.

Significa esporre il sito archeologico che tutto il mondo ci invidia (e dunque, per estensione, tutti noi) al rischio di una figuraccia internazionale.

Non sarebbe la prima figura barbina - ne abbiamo già collezionate parecchie, tra scioperi selvaggi e assemblee convocate all'improvviso - quella che rischia di andare in scena sabato 25 luglio, quando i custodi iscritti alla Cisl, Unsa e Flp incroceranno le braccia dalle 20 alle 22, proprio in concomitanza con l'attesissimo spettacolo di Roberto Bolle nel magico Teatro Grande.

È un deja vu grottesco, quello al quale ci tocca assistere ogni volta che Pompei si candida a ospitare un evento di rilievo internazionale.

Il crinale tra opportunità e disastro (d'immagine) è molto sottile, e stiamo diventando davvero bravissimi nel cadere dalla parte sbagliata.

Per garantire lo spettacolo di Bolle, ed evitare la vergogna dei cancelli chiusi in faccia ai turisti, il soprintendente Massimo Osanna ha convocato per oggi una riunione urgente con i sindacati.

Ma sia chiaro: al di là delle rivendicazioni avanzate, è il metodo che fa spavento: gli Scavi sono sotto schiaffo, e non da ieri.

Salvare Pompei dal degrado, dall'incuria e dall'oblio, ben al di là della pioggia che sbriciola le Domus, significa innanzitutto salvarla dai professionisti del ricatto, della protesta ad oltranza e dei polveroni sollevati ad arte - cioè ad ogni evento in grado di richiamare pubblico - per battere sul tamburo delle proprie rivendicazioni, spesso di piccolo cabotaggio.

Significa stabilire un sistema di regole certe per evitare che le relazioni sindacali scivolino nella giungla delle esibizioni muscolari, dove vince chi fa la voce più grossa senza tenere nel minimo conto quella cosuccia da niente (evidentemente i custodi degli Scavi devono pensarla così) che si chiama opinione pubblica internazionale: l'immagine del nostro Paese nel mondo.

Nella regione senza assessore alla cultura, dove la programmazione arranca e dove la grande bellezza non riesce a diventare impresa, come certificato dagli ultimi dati Istat, lo scempio degli Scavi in ostaggio di un gruppo di dipendenti barricaderi rischia di dare la spallata finale alle buone intenzioni dei nostri promoter culturali.

Di trasformare cioè un tesoro archeologico unico al mondo in appendice residuale dei flussi turistici internazionali.

Molte delle rivendicazioni dei custodi di Pompei sono giuste. Le giornate di caos vissute di recente, con gli Scavi presi d'assalto da turisti e cittadini nelle giornate di libero ingresso, hanno evidenziato enormi problemi legati all'esiguità del personale di vigilanza rispetto alle invasioni dei visitatori.

Ma le carenze del personale, i disagi dovuti al sovraffollamento non rendono meno odiosi i comportamenti di quanti confondono il confronto con la prevaricazione. Più volte, gli stessi sindacati hanno preso le distanze dal ricatto dei custodi. Più volte commercianti, ristoratori e altri operatori del territorio, che con il turismo archeologico ci campano, hanno definito quella dei custodi una "casta intoccabile", che teme l'ingresso dei nuovi assunti.

In un sito archeologico organizzato e civile, degno di una regione che vuole guardare all'Europa, perché ha l'arte, la cultura e secoli di storia dalla sua parte, il ruolo del personale dovrebbe essere quello di assicurare la sicurezza e favorire l'accoglienza in una logica di squadra, non quello di remare contro per strappare risultati contrattuali che potrebbero essere ottenuti anche senza l'esercizio del ricatto.

Lo abbiamo già detto altre volte ma vale la pena ripeterlo ancora. La rendita delle bellezze artistiche e naturali non è eterna: arte e cultura, da sole, non bastano a trattenere i visitatori né a convincerli a ritornare.

Basta poco per mandare al macero anni e anni di promozione del territorio: basta offrire un servizio indecente come la Circum e lo spettacolo vergognoso dei cancelli chiusi a Pompei.

O qualcuno pensa davvero che la pazienza dei turisti sia infinita?
18/7/2015
RICERCA ARTICOLI